martedì 2 aprile 2019

Il castello di martedì 2 aprile




SCALA (SA) - Torre dello Ziro in frazione Pontone

Un'altura posta a circa 400 metri sul mare è il roccioso sito su cui fu edificata, con chiaro intento strategico, la cittadina di Scala. Secondo un'antica cronaca essa sarebbe stata fondata nel IV secolo da naufraghi romani diretti verso Costantinopoli. La notizia non è tuttavia storicamente dimostrata. Certa è invece la funzione che i contrapposti altopiani di Scala e Ravello ebbero nel Medioevo: essi furono infatti i principali baluardi fortificati del territorio amalfitano. Venne distrutta nel IX secolo e fu interamente ricostruita e fortificata dai Pisani, passando così a un periodo di grande prosperità concomitante con lo splendore di Amalfi. Un antico documento di Carlo d'Angiò rende nota l'esistenza di due castelli nel territorio scalese: il primo, del quale restano tracce su una vetta ad oltre 1000 metri di altezza, era denominato castrum Scalae Maioris, e l'altro, i cui resti sono ancora visibili nella frazione chiamata Pontone, era detto castrum Scalellae. Nel 987 la città divenne sede vescovile. La notizia, però, non ha trovato accoglimento nella storiografia più recente sull'argomento. La comparsa del nome di Scala, tra le sedi suffraganee della Metropolia di Amalfi, istituita nel 987, è da attribuire all'interpolazione del testo della Cronaca dei Vescovi di Amalfi da parte dell'erudito scalese Giovan Battista D'Afflitto, collaboratore dell'Ughelli per la provincia ecclesiastica amalfitana. Nel testo che il D'Afflitto inviò all'Ughelli era addirittura specificato che il vescovo di Scala era immune dal pagamento del cattedratico. Non è da escludere, infine, che tra le cause dell'interpolazione, ci sia stata la volontà di rendere più antica la diocesi di Scala rispetto a quella dirimpettaia di Ravello, eretta nel 1086, e soggetta direttamente alla Santa Sede dall'ottobre 1090. È più probabile che la diocesi di Scala sia nata verso la fine dell'XI secolo, per volere dell'aristocrazia amalfitana o dell'Arcivescovo della città, come risposta all'elevazione di Ravello a sede episcopale, anche se il primo vescovo documentato è un certo Alessandro, nel 1118. Quando però, l'autonomia del ducato amalfitano volse fatalmente al tramonto, l'imponente fortificazione di Scala non poté evitare una serie di devastazioni: il saccheggio e l'incendio da parte del normanno Roberto il Guiscardo nel 1073; la feroce distruzione inflitta dai Pisani circa sessanta anni più tardi; l'irruzione delle armate di Ottone di Brunswick nel 1210 e quella attuata dai ribelli dei Vespri. Scala però non si distinse soltanto in episodi bellici, ma prendendo parte attiva alle vicende della repubblica marinara si rese protagonista anche nel commercio e nell'artigianato. Per la Torre dello Ziro sussistono problemi di datazione. Gli studiosi, non escludono che potrebbe trattarsi della ricostruzione di una più antica opera del ducato di Amalfi, la "Turris de Sancto Felice", citata in un documento del 1151. Eretta su un rilievo calcareo, che si affaccia sulla città di Amalfi, di cui è parte integrante del paesaggio, era circondata un tempo da mura merlate, di cui sussistono le tracce. Ha subito restauro e trasformazioni, nel 1292, nel 1305 e nel 1335. Un altro intervento si data al 1480, ordinato da Antonio Piccolomini, Duca di Amalfi. Risulta che ai primi del XVIII secolo era in stato di efficienza e munita di cannoni, ma poco dopo fu abbandonata e privata di cure. Nel 2006 ha ricevuto dei restauri conservativi. Nei primi anni del XVI secolo la Torre dello Ziro fu teatro di uno dei più sanguinosi episodi della storia di Amalfi perché, al suo interno, fu prima rinchiusa e poi giustiziata ferocemente con i suoi tre figli Giovanna D'Aragona, detta "la Pazza", duchessa d’Amalfi, rea di avere contratto un matrimonio morganatico con il suo segretario Antonio Bologna dopo essere rimasta vedova di Alfonso Piccolomini, duca di Amalfi, uomo dissoluto e corrotto al quale era andata in sposa a soli 12 anni. La storia, svoltasi nel 1500, è un fatto realmente accaduto, raccontato tra i tanti da Matteo Bandello nelle sue novelle, testimone oculare della vicenda perché era amico del Bologna; poi venne addirittura trasposta in forma di tragedia da John Webster, nel XVI secolo, che però conclude la vicenda con l’uccisione di Giovanna da parte di un sicario, il Bosola. La tradizione locale racconta invece che Giovanna, ricondotta ad Amalfi, fu rinchiusa nella Torre dello Ziro e murata viva insieme ai figli, frutto dell’amore segreto; la riprova di questa conclusione sta, secondo la vox populi, nell’assenza di porte nella torre. Di forma cilindrica, su un'alta base scarpata, la torre era dotata di un coronamento di archeggiature in sporto su mensole, atto alla difesa piombante, pressoché scomparso. L'organizzazione interna è da ascrivere al XIII secolo, si riscontano tre piani in elevazione sovrapposti. Il piano terra, in origine ospitante solo un grande cisterna, è oggi diviso in due spazi, quello minore era destinato alla detenzione di "inquisiti e detenuti", calati da una botola del primo piano nella "fossa", il maggiore era sempre utilizzato per la raccolta di acqua piovana. Il varco e la scala del pianterreno sono dunque contemporanei. L'ingresso antico, era sito al primo piano, ad un'altezza dal ruolo di circa m. 4,65. L'ingresso nella torre avveniva con l'aiuto di corde o con una scala di legno retrattile. La torre appare nello stemma della frazione di Pontone. Altri link suggeriti: http://www.unescoamalficoast.it/it/beni/item/383-torre-dello-ziro, http://www.archidiap.com/opera/torre-dello-ziro/, https://www.youtube.com/watch?v=UvlNtbH62dU (video di Giovanni Visetti), https://www.youtube.com/watch?v=WhwhyTgE3iQ (video di ValledelPorto), https://www.youtube.com/watch?v=mg0Y0D4DY4A (video con riprese aeree di giassi1)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Scala_(Italia), https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_dello_Ziro, https://www.positano.com/it/e/la-torre-dello-ziro-2, http://www.parcoregionaledeimontilattari.it/index.php?action=index&p=375

Foto: la prima è presa da http://www.giovis.com/ziro/ziropp.jpg, la seconda è presa da http://www.scalandtrekking.com/percorsi/minuta-torre-dello-ziro/

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