venerdì 26 giugno 2020

Il castello di venerdì 26 giugno



ORSARA DI PUGLIA (FG) - Cinta Muraria

Il paese, che molto probabilmente risale ad epoca assai remota, fu fondato su un pianoro circondato da tre torrenti che ne costituivano la difesa naturale contro gli assalti dei nemici. Ad est scorre il Canale Catella, proprio a poca distanza dalla cinta muraria, che ancora si erge con le sue maestose torri, ad ovest scorre il Canale Botte e a Nord il torrente Canale della Grotta, nel quale i primi due confluiscono chiudendo la magnifica difesa naturale con un notevole dirupo. A sud le mura di cinta e il terreno scosceso chiudevano l'abitato come una sorta di castello. I resti delle mura, così come li possiamo ammirare, sono indubbiamente dell'alto medioevo. Di esse, però, abbiamo notizie antecedenti in vari scritti. Secondo una leggenda, comune a quasi tutti i centri della Daunia, Orsara sarebbe stata fondata da Diomede durante le sue guerre contro gli elementi indigeni. Egli vi costruì il castello fortificato per tenervi i suoi depositi e farvi soggiornare i compagni che avevano bisogno di curare le ferite riportate in guerra. Secondo l'Avv. Cotugno durante la guerra punica, e precisamente nel periodo in cui Annibale si accampò su monte Calvello, i consoli romani T. Marrone e L.P. Emilio posero un presidio avanzato in Orsara e per rafforzarne le difese costruirono le torri e la cinta muraria. Probabilmente su vecchie fortificazioni fecero erigere delle difese per avere a disposizione luoghi fortificati entro cui rifugiarsi in caso di pericolo. Lo stesso T. Livio d'altronde afferma che"... Fabius per loca alta agmen ducebat modico ab hoste intervallo, ut neque omitteret eum neque congrederetur. Castris nisi quantum usus necessarii cogerent, tenebatur miles..." prima che"...ex hirpinis in Samnium Transisse (transit) ...". Pare logico quindi supporre che la catena di fortificazioni servisse ad isolare il nemico ma anche per avere un rifugio sicuro contro eventuali attacchi. Entro le mura si sviluppò una piccola comunità che accolse anche parte delle popolazioni dei vicini Casali. D. Domenico Rosati, Vicario Capitolare di Troia, nello scrivere gli" STATUTI o CAPITOLARI DEL CLERO DI ORSARA" scrisse nella prefazione la storia del paese. Egli ritiene antichissima la chiesa di Orsara, edificata al tempo delle guerre civili (VII sec. d.C.): "...Orsara fu costruita a forma di castello, ristretta e murata, con bellissime torri, cinta e ciò perché fu rifugio e scampo di soldati, un sicuro asilo di piazza d'armi e fu costruito un grande ospedale dove si portavano i soldati invalidi...".
Una riprova che il paese fosse stato cinto da mura già da tempi remoti si ha anche dalla denominazione di "Castrum Ursariae". Il Prof. Michele Cappiello nel suo libro "Appunti per una Cronistoria di Orsara" curato e pubblicato postumo dalla Preside Prof.ssa Ileana Cappiello, afferma che gli Orsaresi presero per loro protettore S. Michele e gli dedicarono lo Speco, esistente extra moenia : chiama il paese Castello. Lo stesso Lorenzo Giustiniani fa risalire la chiesa di Orsara ai primi tempi del Cristianesimo. Le torri sarebbero poi state fortificate dai Longobardi per farne un baluardo contro i Bizantini.Quando l'imperatore d'oriente Costante II distrusse Troia nel 663 una parte dei suoi abitanti si rifugiò fra le mura di Orsara. La cinta muraria aveva bellissime torri a base rettangolare e intorno vi erano degli affossamenti che rendevano inaccessibile il paese. Il Del Giudice, nel parlare dello scontro tra Greci e Normanni, avvenuto nel 1016 afferma che "...le mosse dei Longobardi (alleati dei Normanni), fortificati in Orsara, furono per la così detta via denominata Guardiola...".
HIC REQUIE/SCIT ABB(A)S SYC(H)ILP(E)TRI
SECUBDUS
REQUIESCAT IN PACE AM(EN)
EPIGRAFE ESISTENTE ALLA BASE DELL'ABAZIA, ADIACENTE AL PALAZZO BARONALE
Un altro riferimento alla cinta fortificata lo si ritrova nel 1100, quando fu edificata la Chiesa della Madonna della Neve extra moenia vicino al canale Catella che lambiva quasi le torri. Anche nel 1320, quando i casali di Ripalonga e Crepacore furono abbattuti e incendiati, c'è un sicuro accenno alla fortificazione allorché ai suoi abitanti fu ordinato di radunarsi fra le mura di Orsara (14 bis Jannacchino). E' nel 1462, però, che questo possente baluardo assolve ad un impegno decisivo per l'Università di Orsara. Il 16 agosto dello stesso anno "... le milizie aragonesi si erano dirette verso Orsara, spostando tutto l'apparato bellico (comprensibile solo con una valida fortificazione), nella speranza d'indurre il duca G. D'Angiò e il Piccinino a battaglia campale con l'assedio della nostra città, loro amica, e insieme per non lasciarsi nemici alle spalle, gli Orsaresi vennero a patti a queste condizioni:...si sarebbero arresi, e quindi avrebbero aperto le porte, se nel giro di quattro giorni non fossero giunti i soccorsi da parte angioina". Il 5.10.1712 all'esterno di una delle porte cittadine avvenne un terribile fatto di sangue:"Il prete Dionigio Spadaio fu ucciso fuori porta S. Pietro con un colpo di pistola". Ma da quante porte si poteva accedere nel paese ? Le fonti storiche e quelle fotografiche ci dicono che erano quattro: Porta S. Pietro, Porta S. Giovanni (poi S. Domenico), Porta di Greci (o porta Aecana?) e Porta Nuova. La prima si apriva là dove comincia Corso della Vittoria, la seconda (scomparsa all'inizio del secolo scorso) all'inizio di via S.Rocco attaccata alla chiesa di S.Giovanni Battista, la terza , tuttora esistente, alla confluenza di Via Serg. G. Volpe con via Trento e la quarta ubicata in via Napoli, (l'attuale strada di collegamento tra via C. Alberto e via Indipendenza, proprio laddove nel XVII secolo vi era l'abitazione della famiglia Scalzi). A queste probabilmente bisogna aggiungerne un'altra e che la tradizione ci ha conservato come "Portella delle Monache", che quasi certamente si apriva di fronte alla chiesa della Madonna della Neve. Nel 1788 l'Amministrazione Comunale paga le spese per "...la sterratura della Porta di S. Pietro e relativo mondezzaio". E' il segno evidente di un notevole abbandono e degrado della cinta muraria in alcuni punti. Poco più tardi, nel 1793 (1723?), una lapide, posta sull'architrave di un'abitazione di Via Mentana ricorda ai cittadini "...In esecuzione dei reali Ordini non permesso sia a persona alcuna di buttare l'immondizie vicino alle case dell'abitato di Orsara se non in distanza di passi 5001(?) trenta ducati per cont. Ed altre A.D. 1793(1723?)". Era un evidente segno dell'abbandono in cui versava il paese tutto ed in particolare il prezioso patrimonio delle mura troppe volte sottoposto a scempi e ridotto a ricettacolo d'immondizie. Nonostante tutto, però, nel 1830, il 10 settembre, il Sindaco di Orsara afferma che dell'antico nucleo militare del paese esistevano le mura e parte delle torri con fossati che rendevano in passato il luogo inaccessibile alle invasioni esterne. Il problema delle mura dovette trovare dei validi difensori se nel 1862 l'Amministrazione Comunale decise d'intervenire per restaurarle. L'incarico venne affidato al Perito Calabrese e i lavori all'appaltatore Silvestro Marino per la somma di Lire 397,17. Ormai il paese aveva cominciato ad estendersi al di là del perimetro difensivo e lo sviluppo caotico e dissennato finì col produrre danni irreparabili: alcune torri furono inglobate nelle abitazioni. Siamo, si può dire, all'epilogo. Il paese stava estendendosi e delle mura non si ha preoccupazione alcuna di preservarle. Da questo momento il paese non avrà che un solo lato con le mura ancora visibili. In una foto degli inizi del 1900 da S. Rocco si vedono ancora cinque torrioni e la cinta muraria in buono stato di conservazione. Ultimamente, ed esattamente nel 1992, il PIANO DI RECUPERO DEL CENTRO STORICO dell'Ing. Mario Narducci ha evidenziato, tra l'altro, anche il problema della cinta muraria. E' pregio del lavoro aver ricostruito, tramite il Catasto Onciario del 1753, fatto oggetto di un accurato studio da parte del prof. A. Anzivino, la toponomastica antica e il perimetro delle mura cittadine e delle circa venti torri che si ergevano a regolare distanza fra loro. Il prezioso lavoro ha evidenziato che alcuni torrioni sono stati inglobati nelle abitazioni e sono ancora visibili tracce di mura antiche in Largo della Libertà, in via Buttazzi, in via Madonna della Neve, in via Daniele Mafia e in via Manin. Cosa resta di tutto questo patrimonio? Ben poco. Oltre alle torri e ad una piccola parte delle mura visibili in via Castello, ci sono PORTA GRECI, nota anche col nome di porta Ecana ( forse perché immetteva su un ramo della via Herculea, che attraverso il nostro paese, proseguiva per Aecae) e PORTA NUOVA, che molto probabilmente fu l'ultima ad essere aperta, tra il XV e il XVI secolo, con la costruzione del palazzo della famiglia Scalzi o forse verso la fine del XIV secolo quando, costruita la nuova chiesa si rese necessario aprire un varco nella cinta muraria per avere un accesso più prossimo al complesso abbaziale, che era l'edificio religioso più prestigioso e dove ancora celebravano messa i commendatari e che era al centro di aspre lotte per il suo possesso.
Prese il nome di Porta Nuova così come, nel 1544, prese il nome di Fontana Nuova l'attuale fontana istoriata in contrapposizione alla Fontana Vecchia. Porta Greci ha un notevole basamento e conserva intatto il suo impianto altomedievale: sono ancora visibili i fori degli alloggiamenti dei cardini delle massicce porte. Porta Nuova lascia intuire un momento costruttivo successivo e il rafforzamento dei lati mediante muri di contrafforte a mo di sperone. Sono le uniche, se si eccettua Porta San Giovanni, della quale rimane il ricordo in un documento fotografico degli inizi del ‘900, che veramente hanno superato il tempo anche a dispetto del ripristino effettuato alle "PORTE" del paese dall'Amministrazione Comunale nel 1862. Altri link suggeriti: http://www.italiavirtualtour.it/dettaglio.php?id=1619https://www.bandierearancioni.it/approfondimento/che-cosa-vedere-orsara-di-puglia


1 commento:

Unknown ha detto...

Siete bravi a scopiazzare, siete ,come affermava Ugo <<foscolo, traduttor dei traduttori d'Omero. La descrizione e la storia sono opera mia.