La prima menzione storica del paese di Bientina – dal latino "Bis antes", cioè "due siepi" per alcuni, dal gentilizio etrusco "Plitine" secondo altri – risale al 793 d.C., quando Saximondo di Gumberto, diacono, concesse a Giovanni, Vescovo di Lucca, una porzione di terreno nel Monastero di S. Andrea in luogo di Bientina. Un documento del 1117 di dà notizia della vendita, da parte del Marchese di Toscana Robodone, del castello con il suo distretto e con la giurisdizione signorile a favore dell'Arcivescovo di Pisa. Nel 1178 l'Arcivescovo Ubaldo, per riunire in un unico luogo tutti gli abitanti del territorio tra il Monte Pisano e la sponda sud ovest del Lago di Sesto ed evitare le ricorrenti liti con Lucca, obbligò i Bientinesi ad abitare in certo luogo a oriente del ponte sul fosso denominato Cilecchio. Il 25 febbraio 1179 i consoli di Bientina con altri 120 Bientinesi giurarono di obbedire all'Arcivescovo e di andare ad abitare nel luogo assegnato. Si fa risalire a questo periodo l'inizio della fondazione del castello con le torri in gran parte visibili ancor oggi, anche se studi più recenti fanno risalire ad epoca tardo-romana alcun tratti delle mura. Nei secoli XIII e XIV fu alternativamente sotto il dominio di Lucca e Pisa, fino a che, nel 1402 si sottomise al dominio fiorentino. Ebbe a sostenere l'ultimo assedio nel 1505, durante la cosiddetta guerra di Pisa, quando fu assediata dai Pisani, sostenuti da 1.500 fanti spagnoli, ma questi furono ricacciati dai difensori. Il Senato fiorentino, in omaggio alla fedeltà dimostrata, concesse a Bientina privilegi di natura economica e fiscale, nonché l'appellativo di "Bientina Fiorentina". Nel 1699, con una fastosa cerimonia ebbe inizio il culto di San Valentino, il cui corpo proveniva dalle catacombe di San Callisto sulla Via Appia Antica. Questo santo, per i miracoli che iniziò a fare, si guadagnò subito clamorosa fama, tanto che nel 1717 lo stesso Gran Principe di Toscana Gian Gastone de' Medici venne a venerarne le spoglie. Analogo omaggio fu reso al santo negli anni 1766 e 1768 dal Granduca Pietro Leopoldo di Lorena. Con la morte di Gian Gastone avvenuta nel 1737, si estinse la dinastia Medicea e la Toscana passò sotto quella dei Lorena. Con Pietro Leopoldo ebbero inizio i primi lavori di bonifica e di regimazione della complessa idrografia della zona; tali lavori furono portati a compimento da Leopoldo II (1824-1859), sotto il governo del quale fu essiccato il Lago di Bientina, mediante il passaggio delle acque sotto l'alveo dell'Arno mercé la costruzione del Canale Emissario, opera di grande ingegneria idraulica. Nell'occasione furono apportate alcune modifiche al corso dell'Arno, dando al maggior fiume della Toscana una regimazione definitiva. Dopo la fine della dinastia Lorenese, Bientina entrò a far parte del Regno d'Italia e ne seguì le sorti fino al referendum istituzionale del 1946 quando i Bientinesi votarono a grandissima maggioranza per la Repubblica. Oggi rimangono cospicui resti delle mura medioevali con alcune torri che conservano ancora le antiche denominazioni (Paracintolo, Mora, Giglio e Belvedere), nome quest’ultimo assai significativo, in quanto, anche nel periodo medioevale era la più elevata con le sue 47 braccia toscane, pari a m.27,45. A questa torre, nel 1629 fu aggiunta una cella campanaria che portò l’altezza dell’edificio a m.36,40 che è anche l’altezza attuale. Fu ricostruita nel periodo 1975/79 a cura del Genio Civile di Pisa in seguito alla distruzione avvenuta ad opera dei tedeschi nel 1944. Le mura di Bientina dovevano presentarsi con grande imponenza per la loro elevazione e per la notevole capacità difensiva in virtù dell’ampio fossato che le circondava. Quattro erano le strade di accesso al borgo fortificato, all’incirca corrispondenti ai quattro punti cardinali. La torre ad occidente, sull’angolo della piazza oggi intitolata a Vittorio Emanuele II, era detta torre del Paracintolo; le mura, in linea retta verso sud-est erano poi delimitate dalla torre detta La Mora e proseguivano, dopo aver superato la rottura in corrispondenza delle vie del borgo (operata al fine di far circolare più aria durante l’epidemia del 1820), lungo il tratto sud-orientale verso la torre pentagonale detta del Giglio. Sotto di essa era ubicato un grande pozzo, molto profondo. Le mura volgevano poi disegnando un angolo retto per fare capo ad un’altra torre, oggi riconosciuta come l’antico mastio, unita tramite una lingua di mura alla rocca. A base pentagonale, il mastio o cassero (anticamente chiamato Rocca grande o Belvedere, poi torre del Frantoio ) sino alla metà del XIX secolo aveva un orologio privo di quadrante che suonava le ore alla francese, ossia distinguendo il conteggio tra il periodo antimeridiano e postmeridiano. È stato interamente ristrutturato e restituito all’uso pubblico ad opera dell’Amministrazione comunale nel 1997. Si sviluppa su tre piani più una terrazza esterna dalla quale è possibile osservare il panorama di tutta la cittadina. Al suo interno sono stati allestiti tre spaziosi locali: al piano terra un’ampia sala per riunioni e convegni, al primo piano è stata collocata la Biblioteca comunale che comprende più di 3.000 volumi. Annesso alla biblioteca è stato collocato l’Archivio Storico del Comune, che va dal 1402 al 1866. Dal mastio le mura ritornavano, verso ovest, alla torre del Paracintolo, chiudendo l’intera cerchia; è tuttavia assai probabile che esistessero altre torri a delimitazione di cortine intermedie.
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Bientina, https://www.visittuscany.com/it/attrazioni/le-mura-e-le-torri-di-bientina/, https://www.comune.bientina.pi.it/it/Informazioni/Storia/Torri.html, http://www.toscanissima.com/bientina/bientinatorri.php, https://www.mondimedievali.net/castelli/toscana/pisa/provincia000.htm
Foto: le prime tre sono del mio amico e "inviato speciale" del blog Claudio Vagaggini, realizzate ieri sul posto (relative rispettivamente a Torre la Mora, Torre del Giglio e mastio). La quarta, con visione globale, è presa da http://iltirreno.gelocal.it/pontedera/cronaca/2014/08/19/news/benvenuti-a-bientina-la-nostra-oasi-felice-1.9778543
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