La prima attestazione documentaria di Stafuli risale all'anno 1078 quando in un atto notarile compare il toponimo Stafuli. Il termine rimanda al longobardo staffil (palo di confine o palizzata difensiva posta al confine) riferendosi probabilmente alla posizione di confine del colle fra i domini bizantini della Vallesina e il ducato di Spoleto. Un'altra apparizione in documenti diplomatici si ha nel 1150. Infatti le scorrerie dei barbari costrinsero gli abitanti a costruirsi delle mura. Nei secoli XII e XIII il paese, posto nei domini dello Stato Pontificio fu sotto la dominazione della famiglia Cima, trasferitasi poi dal 1375 a Cingoli di cui s'impossessò. Nel 1219 Staffolo fu sottomesso ad Osimo e fra i due comuni si stipulò un accordo per la definizione dei confini. Intorno alla metà del ‘200 con il rafforzamento del partito filo-imperiale Staffolo venne sottomesso a Jesi, città natale di Federico II di Svevia. La sottomissione culminò con l’assedio del castello, accompagnato dalla distruzione dei raccolti nelle campagne, l’incendio di case e l’uccisione di alcuni abitanti del burgum. Nel 1263 però, con il tramonto degli Svevi, Urbano IV ricondusse il comune di Staffolo di nuovo sotto il dominio della guelfa Osimo al fine di penalizzare la ghibellina Jesi. Con il nuovo assetto dettato dalla politica papale, il comune di Staffolo tornò ad essere libero, immediate subiectae a Santa Romana Chiesa. Nel 1268 Staffolo poté così accettare la dedizione dei vassalli dei castelli di Accola e Follonica, affrancati dal giuramento feudale dal loro signore Corrado dei Gentili di Ravellone. Nel 1289 una nuova bolla papale di Niccolò IV annullava definitivamente la sottomissione di Staffolo a Jesi ma, fra il 1291 e il 1293, con l’aiuto di altri comuni e dei mercenari anconetani (becchi fottuti pagati con fiorini aureos, bonos et legales), Jesi riprese ad angariare il castello di Staffolo anche con un’azione legale che condusse ad una concordia che di fatto riportò il paese sotto il totale dominio di Jesi. Ma già nello stesso XIII secolo Staffolo si resse a Libero comune con i propri ordinamenti civici che confluiranno negli Statuti comunali tardomedioevali i cui manoscritti sono tutt'oggi conservati nell'archivio storico insieme a numerose pergamene dei secoli XIII-XVI. La fisica vicinanza di Staffolo a due potenti centri come Osimo e la "Città Regia" di Jesi, nel corso dei secoli XIII-XIV fa cadere il paese in alterne vicende una volta sotto il dominio di una e a volte nel Contado dell'altra, e a ritornare comune autonomo. Nel 1354 Staffolo venne assediato e saccheggiato dalle bande del condottiero Fra' Moriale, come punizione per aver aderito alle politiche dei Visconti al fine di mantenere la sua autonomia. La rinascita civile ed economica del paese avvenne grazie all’opera del Cardinale Egidio Albornoz, inviato in Italia da papa Innocenzo VI, relegato ad Avignone, per ristabilire l’autorità papale su tutto lo Stato Pontificio; l’Albornoz promulgò le Costitutiones Aegidiane che consentirono al territorio della Chiesa di assumere un vero e proprio carattere statale. Al cardinale Albornoz va attribuita la decisione di ricostruire le mura del castello ed il torrione circolare ancora esistente, nella sua veste originale, sul lato ovest della cerchia muraria. Nei primi anni del ‘400 Staffolo vide ridursi in parte il suo territorio avendo perso alcuni castelli che gli erano appartenuti fin dall’XI secolo: il castello di Accola a favore di Massaccio e i castelli di Cològnola, Tavignano e San Vittore a favore di Cingoli. Nel 1433 venne occupato dalle truppe di Francesco Sforza nel tentativo di conquista dell'Italia centrale. Successivamente fu anche in potere dei Malatesta. Nel 1517 Staffolo fu messo a ferro e fuoco dai guasconi di Francesco Maria della Rovere nella guerra contro la famiglia dei Medici per rimpossessarsi del Ducato di Urbino. Francesco Panfilo così scrisse a proposito di Staffolo:” Questa disgraziata città provò il furore dei guasconi le sue case bruciate fumarono per molti giorni“. Nonostante le devastazioni, il Comune di Staffolo nel 1544 si diede nuovi statuti comunali che aggiornavano i precedenti risalenti al ‘300. Venne istituito il Monte di Pietà per far fronte ai bisogni dei meno abbienti e nel 1571 venne edificata la chiesa di Santa Maria della Castellaretta, opera di alcuni staffolani tornati sani e salvi dalla battaglia di Lepanto contro i Turchi. I secoli successivi videro fiorire nel comune attività e imprese artigianali di grande rilievo. Nel Saggio statistico storico del Pontificio Stato di G. Calindri, Staffolo viene menzionato per la antichissima e di molto credito industria della posateria in ferro e ovviamente per la qualità del suo vino. Staffolo, come le Marche, restò strettamente legato allo Stato pontificio, a parte la parentesi napoleonica, fino al 1861; quando tutta la regione fu annessa definitivamente al Regno d'Italia. Il nucleo più antico dell'abitato ha un impianto medioevale con forma quasi circolare e cinto da mura in parte originali aperte in due punti contrapposti. Sulle mura si ergono ancora intatto il torrione semicircolare detto dell'Albornoz (sec. XIV) ed altre torri trasformate nel tempo in abitazioni civili. Altro link suggerito: https://www.youtube.com/watch?v=KAQ8_-mrpQs (video di Marche Tourism).
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Staffolo, http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-staffolo-an/, https://www.turismo.marche.it/Turismi/Borghi-Marche-incantevoli/Vacanza-nelle-Bandiere-verdi-dellAgricoltura/Title/Staffolo/IdPOI/5646/C/042049, http://www.castellidelverdicchio.it/it/comune/comune/11/
Foto: la prima è presa da http://www.luoghidelsilenzio.it/marche/07_castelli/01_ancona/00033/index.htm, la seconda è presa da https://www.tripmondo.com/italy/the-marches/provincia-di-ancona/staffolo/
1 commento:
Luogo meraviglioso
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