giovedì 9 marzo 2023

Il castello di giovedì 9 marzo



DOMUS DE MARIA (SU) - Torre Aragonese di Chia

L'attuale paese ha avuto origine nel XVIII secolo grazie all'insediamento dei padri Scolopi e ad un gruppo di famiglie provenienti dai territori limitrofi che si stabilirono nella zona per sfuggire alle continue incursioni barbaresche. L'abitato che si sviluppò fu incorporato nella baronia di Pula, dipendente dal marchesato di Quirra, feudo prima dei Centelles e poi degli Osorio, ai quali fu riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale. La torre di Chia si erge su un promontorio che nell'antichità era l'acropoli di Bithia, città punico-fenicia del I millennio a.C. Si raggiunge a piedi attraverso un sentiero di circa 20 metri ed è la testimonianza di un passato più recente che risale al XVI secolo, quando la Sardegna divenne terra di conquista spagnola. La torre fu edificata nel 1578 per volontà del viceré spagnolo De Moncada, con l’obiettivo di difendere la foce del Rio di Chia, punto di approdo dei commerci e spesso nel mirino delle scorribande piratesche che in questa area del Mediterraneo durante i secoli del Rinascimento italiano erano molto numerose. Nel 1592 la torre era detta de "I Santi de Quaranta de Quia", forse per la presenza di una chiesa altomedioevale dedicata ai quaranta martiri di Sebaste. Prima della costruzione del baluardo (1572), l'area era detta anche "la guardia maestra". Già nel 1594 la torre era operativa. Quando venne costruita, la torre di Chia fu attrezzata come una "torre de armas", cioè "armata", perché munita di cannoni del calibro di 6 e 8 libbre sempre pronti a far fuoco e di feritoie di avvistamento dalle quali le guardie davano l'allarme. Ospitava una guarnigione di 5 persone, più altre due per ciascuna delle due "guardie morte" (cioè le postazioni di vedetta mobili, senza torre). La struttura non poteva contenere più di 5 uomini; infatti, gli uomini delle vedette di Las Cannas e di capo Spartivento, che di notte riparavano nella torre, erano costretti a dormire nel terrazzo sotto la mezzaluna (tettoia di canne e coppi sovrastante la terrazza all'aperto, così detta per la forma a semicerchio). È stata edificata in pietra calcarea, ha un'altezza di circa 13 m e un diametro di oltre 10 m. Ha una forma a tronco di cono ed è dotata di una scala interna che congiunge il piano rialzato con la sommità. Secondo uno schema collaudato e diffuso nell'intero settore S/O, presenta una zoccolatura di base molto pronunciata e all'interno del primo piano la volta è sostenuta da una massiccia colonna centrale. L'ingresso si apriva a circa 5 m dal suolo in direzione N. Lo spessore murario è di circa 2,5 m d'ampiezza, nel cui interno si sviluppa la scala di accesso al terrazzo, costruita in gradini di pietra e coperta in origine con tavole di ginepro. Le mura esterne sono caratterizzate, come le torri di San Macario e del Coltellazzo, da conci di arenaria calcarea ben squadrati, provenienti dall'antica città di Bithia, e da ciottoli arrotondati. Nel 1605 si ha notizia dei primi restauri. Nel 1614 la torre - essendo "alcaide", (comandante della torre) Leonardo Lucio Obino - aveva subito un incendio probabilmente ad opera dei barbareschi che ne assaltarono gli spalti. Nella piazza d'armi sono visibili le tracce di tre cannoniere e di due garitte lignee, che proteggevano i boccaporti e di cui si ha notizia dal 1767. In epoca sabauda la guarnigione scese a tre torrieri più l'artigliere e l'alcaide. Nel 1720 la fortezza era in buono stato. Durante questi anni la torre mantenne la sua importanza e la sua presenza favorì la nascita, nel XVIII secolo, dell'abitato di Domus de Maria. Nel settembre del 1769 l'ingegnere Perin e il misuratore Girolamo Massey preparano un intervento di restauro per le torri di Chia e del Coltellazzo, ma le stesse nel 1773 ebbero bisogno di altri lavori secondo la relazione del misuratore Viana. Un intervento fu realizzato nel 1784, ma già nel 1786 l'alcaide lamentava che la nuova santabarbara fosse già diroccata. Altri lavori furono effettuati con cadenza periodica dal 1806; successivamente nel 1818 dall'architetto Girolamo Melis e nel 1840 dal mastro Rafaele Fadda. Dopo la dismissione, conseguente alla fine dell'Amministrazione delle Torri, fino agli anni '50 del XX secolo, la Torre di Chia fu utilizzata dalla Guardia di Finanza, per contrastare il contrabbando. Nel 1988 e all'inizio degli anni '90 ha subito un pesantissimo restauro, grazie al quale la torre ancora oggi gode di un buono stato di conservazione. Dall'alto della sua maestosità si può contemplare un meraviglioso panorama che regala ai forestieri una visione d'insieme del paesaggio da togliere il fiato. Ecco alcuni video sulla torre: https://www.youtube.com/watch?v=d7m16vtVF6c (di Thesilentube83), https://www.meteoweb.eu/2017/04/sardegna-domus-de-maria-e-la-torre-di-chia-viste-dallalto-video/891478/, https://www.youtube.com/watch?v=wZheDK_CygE (di Destination Sardinia), https://www.youtube.com/watch?v=WYC2zeRnbwM (di AllWays Sardinia)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Domus_de_Maria, https://www.chiasardegna.net/it/articles/52/la-torre-di-chia-tracce-di-un-passato-aragonese.html, https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_di_Chia, http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=17857&v=2&c=2466&c1=2640&visb=&t=1

Foto: la prima è di Rsroberto su https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Domus_de_Maria_Torre_di_Chia_3.jpg, la seconda è presa da https://www.itbeach.it/torre-di-chia-acropoli-di-bithia-domus-de-maria/

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