venerdì 3 marzo 2023

Il castello di venerdì 3 marzo



GRAVELLONA TOCE (VB) - Castello del Motto

La zona seguì nell'alto medioevo i movimenti storici legati alle guerre tra il Papato e l'Impero e alle lotte tra guelfi e ghibellini, contraddistinte da una lunga serie di episodi di distruzioni e saccheggi. Con la fine del Medioevo, la zona del novarese (1308) fu contesa tra i Visconti e Giovanni II Paleologo, marchese di Monferrato; il Marchese assoldò per riconquistare Novara (1358) la Compagnia Bianca, composta di soldati di ventura inglesi che per alcuni anni devastarono i borghi del novarese inclusa Gravellona Toce (1361). Solo nel 1395 il novarese fu concesso ufficialmente al ducato dei Visconti, ai quali poi succedettero gli Sforza (1450). Le guerre scoppiate in quel periodo in Italia, l'arrivo di spagnoli e francesi provocarono miserie nel novarese e a Gravellona: la pace di Cateau-Cambrésis segnò l'inizio del dominio spagnolo, conclusosi nel 1713 con la pace di Utrecht e Rastadt (guerra di successione spagnola) che sancì la cessione del milanese agli austriaci. Con la pace di Aquisgrana (1748 - guerra di successione austriaca) i Savoia, in cambio dell'aiuto dato a Maria Teresa d'Austria, ottennero l'annessione dell'alto novarese. Il Castello del Motto (Castrum Gravallonae) è un antico insediamento umano. Si trova su una collinetta (località Motto) alle pendici del Mottarone, ai suoi piedi è situato un antico agglomerato di abitazioni (località Baraggia) prevalentemente costruite in granito, bianco e rosa. Sul cocuzzolo del Motto (325 m s.l.m) troviamo un castelliere che è la struttura più antica di Gravellona: risale probabilmente al primo Medio Evo ma sembra sia stato edificato sopra una preesistente struttura. La parte superiore del colle costituisce una posizione di assoluto valore strategico; da qui è infatti possibile dominare con lo sguardo un territorio che, dalla valle dello Strona, giunge sino all'imbocco della Val d'Ossola e alla porzione occidentale del Verbano. Ecco perchè Il Motto era formato da parecchie torri che servivano da avvistamento e permettevano di comunicare in varie direzioni con segnali di fumo di giorno e con fuochi di notte per avvisare dell’arrivo di nemici. Le fonti scritte medievali che documentano l'esistenza del complesso sono, allo stato attuale della ricerca, piuttosto scarse e citano solo indirettamente l'esistenza di un castrum Gravallone. Il primo documento è una pergamena del marzo 1028, conservata nell'Archivio di San Vittore a Intra, in cui viene riportato che Riccardo, figlio del fu Riccardo, infra castro Gravallone libera la sua ancella Griberga. Un secondo documento del 1190 testimonia invece che la fortificazione di Gravellona è di proprietà dei figli di Manfredo De Castello, che stipulano un trattato d'alleanza con Vercelli specificando di essere impegnati con i Milanesi a non muovere guerra ai lombardi utilizzando questo edificio militare. Il primo studio specifico sulla fortificazione si deve allo storico locale Felice Pattaroni, che negli anni '50 teorizzò un'origine romana del sito, ponendolo in relazione con la necropoli di Pedemonte. La medesima ipotesi fu successivamente ripresa da Giovanni Donna D'Oldenico, al quale si deve una prima analisi delle strutture ancora visibili e conservate allo stato di rudere (3 edifici e alcune murature). Nel 1971, contestualmente allo scavo per la posa di un traliccio dell'alta tensione all'interno della torre posta in posizione più elevata (Edificio C), nel terreno di risulta furono rinvenuti frammenti ceramici di età protostorica e postmedievale-rinascimentale. Nel 2001, infine, il volume Il castrum Gravallone, un castello che scompare (E. Magistris, E.P. Ecclesia, A. Del Duca), ha ripercorso gli studi sul castello, analizzando i dati storici, archeologici e architettonici a disposizione. Nel corso del biennio 2014-2015, la Cattedra di Archeologia Cristiana e Medievale dell'Università degli Studi di Torino (Dipartimento di Studi Storici), in collaborazione con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli, al fine di iniziare a ricostruire l'assetto topografico e cronologico del complesso fortificato, ha condotto due campagne di ripulitura delle strutture murarie ancora conservate. Tali operazioni, che hanno visto la partecipazione di studenti dell'Università di Torino, hanno consentito di realizzare una planimetria del sito, una documentazione fotografica terrestre e aerea degli elevati, nonché restituzioni grafiche tridimensionali. A queste, sono seguite due campagne di scavo archeologico in estensione (2016-17), condotte in regime di concessione ministeriale. Le indagini, realizzate nel pianoro orientale (occupato dai resti di un lungo edificio riportato in luce nel 2015), hanno interessato una superficie di 100 mq e hanno consentito di documentare la presenza di tre distinte fasi edilizie, databili tra XI e XIII secolo, nonché di fare luce sull'evoluzione della destinazione d'uso del fabbricato. Allo stato attuale della ricerca, alla fase più antica è attribuibile la costruzione di una cortina muraria esterna in ciottoli disposti a "spina di pesce" che va a cingere l'intera sommità del Motto (XI sec.); in questo periodo, l'area indagata è un cortile aperto caratterizzato dalla presenza di fosse e recinti. Successivamente (XII sec.), a ridosso della cinta muraria, viene costruito l'Edificio M (5,5x14,5 m, realizzato con blocchi di granito sbozzati e disposti in corsi regolari), interpretabile come magazzino per la sola presenza di grandi fosse al suo interno, dotato di un cortile esterno terrazzato. Verosimilmente nel XIII secolo, il fabbricato viene ristrutturato, dotato di nuovo ingresso più largo e di una copertura in coppi; la presenza di un focolare all'interno di una struttura in pietre e di alcune scorie, fa ipotizzare un cambio funzionale (attività artigianali?); anche il muro di terrazzamento del cortile viene rifatto. A un periodo di poco successivo è da attribuire il crollo della struttura, forse coevo alla distruzione dell'intera fortificazione, di cui oggi rimangono soltanto dei ruderi. Intorno a questo luogo esistono varie leggende. Vuolsi che in una delle varie caverne vicine si sia trovato un tesoro degli antichi Signori di Ceno; ma è verosimile che sia questo uno dei luoghi che nell'antichità servivano di propugnacolo ai barbari contro i dominatori. Secondo la tradizione i Conti di Ceno sarebbero stati gli edificatori di questo forte dove si sarebbero ritirati e avrebbero goduto dei loro beni. I molti cercatori di tesori hanno frugato in tutte le caverne di questo monte per trovare qualche ricchezza e da non pochi si crede essersi già scoperti vari tesori, altri invece restano ancora occulti. Altri link proposti: https://visitverbanocusioossola.com/il-castello-di-gravellona-toce-castrum-gravellone/, https://www.youtube.com/watch?v=gWNGjC5wj7E (video di vcoazzurra TV), https://www.youtube.com/watch?v=gomr_Gj45oA (video di m15alien), https://www.youtube.com/watch?v=uHt19Vx9sQY (video di Lago Maggiore Channel)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Gravellona_Toce, https://www.lagomaggioreguide.com/castello-del-motto-gravellona-toce/, testo del Prof. Paolo De Vingo, https://fondoambiente.it/luoghi/castello-del-motto?ldc su https://www.antiquariumgravellonatoce.it/it/luoghiartestoriacastellomotto

Foto: la prima è presa da https://www.lastampa.it/verbano-cusio-ossola/2014/09/08/news/gravellona-alla-riscoperta-dell-antico-castello-del-motto-1.35610994/, la seconda (presa su https://www.lagomaggioreguide.com/castello-del-motto-gravellona-toce/) è un prospetto di come doveva essere il castello in origine, prima del suo decadimento

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