giovedì 21 dicembre 2017

Il castello di giovedì 21 dicembre



NOGAREDO (TN) – Castel Noarna

Le prime notizie del castello risalgono al XI secolo anche se probabilmente nello stesso luogo era già presente una fortificazione romana e poi longobarda. Fu dominio dei signori di Noarna fino al 1308, per passare in seguito ai Castelbarco, vassalli dei principi vescovi di Trento. Nel 1456 il principe vescovo di Trento Georg Hack ordinò a Pietro e Giorgio Lodron di occupare il castello strappandolo con la forza a Giovanni di Castelbarco che era insorto contro di lui. Il maniero entrò quindi a far parte dei domini della famiglia Lodron che lo possedettero per più di 500 anni. Nicolò Lodron (1475-1556), nipote di Pietro, fece ristrutturare profondamente il maniero adeguandolo al nuovo gusto rinascimentale e al nuovo status residenziale. Di quest'epoca sono gli affreschi sopra lo scalone principale. Il principe vescovo Paride Lodron vi fece probabilmente costruire la cappella opera del suo architetto di corte Santino Solari. Altre stanze decorate risalgono al XVI e XVII secolo. Nel 1873 i Londron lasciarono il castello per stabilirsi nel più comodo palazzo fatto costruire a Nogaredo. Nel 1974 il maniero fu venduto alla famiglia Zani di Rovereto, che lo trasformò in un'azienda vinicola biologica tuttora in attività. Il castello è aperto al pubblico solo in occasione di speciali eventi. Nel XVII secolo il castello fu teatro di un famoso processo alle streghe in quanto sede del potere giudiziario della zona. Correva l’anno 1646. Nella piazza di Nogaredo, Mercuria accusò Domenica di furto chiamandola strega; per questo motivo le due donne vennero imprigionate nelle carceri del castello, ad entrambe vennero tagliati i capelli come segno delle accuse mosse nei loro confronti. Mercuria, che venne a sua volta accusata di stregoneria, affermò che erano state Domenica e sua figlia a insegnarle come diventare una strega, trattenendo l’ostia consacrata sotto la lingua dopo la comunione e imprimendole il marchio del demonio sulla spalla. In seguito a queste accuse, le donne imprigionate nel castello vennero sottoposte a tortura durante gli interrogatori. Le torture praticate in quel periodo comprendevano il “tratto di corda” (che consisteva nell’appendere la persona per le mani fino a spezzarle i tendini o le ossa), e i “sibilli” (spezzare le ossa delle mani con cunei di legno fra le dita). Sotto tortura Mercuria ammise di essere una strega, di andare al sabba con altre donne dei dintorni, di aver praticato guarigioni con unguenti satanici e polvere di ossa di morto. Ella asserì inoltre di aver avuto rapporti con uno stregone di nome Delaito. A seguito di questi interrogatori Mercuria viene rilasciata. Rimasero invece imprigionate Domenica Chemella e la figlia Lucia. Esse erano donne di ceto sociale molto basso e Domenica era solita recarsi alla corte dei Lodron a vendere gamberi pescati nell’Adige. Sotto tortura Lucia raccontò come lei e le altre stregarono tal Cristoforo Sparamani: trasformate in gatti si inoltrarono nottetempo nella camera da letto del malcapitato e lo cosparsero con un unguento dato loro dal diavolo in persona, poi, riprese le sembianze umane, si diedero ai festeggiamenti con pietanze sottratte alla sua cucina (pane formaggio e un boccale di vino). Il diavolo spesso si univa a loro in questi festeggiamenti sia sotto sembianze umane sia in forma di capra. A seguito di questi interrogatori vennero incarcerate altre donne delle giurisdizioni di Castel Noarna e Castellano (Zenevra, Caterina, Benvenuta ). Domenica, Lucia e le altre stremate dalla tortura ammisero tutto ciò che i giudici attribuirono a loro: uscirono così altri dettagli sui sabba, ricette di pozioni magiche, ecc. Il processo si protrasse per un anno coinvolgendo decine di persone di tutti i paesi della Vallagarina. Nella fase finale del processo entrò in scena l’avvocato difensore Marco Antonio Bertelli di Nomi, che mise in evidenza come gli interrogatori fossero stati eseguiti scorrettamente; fece sottoporre a perizia medica le donne dove risultò che non portavano segni di diabolici sul corpo e dichiarò che le colpe delle donne erano sempre inferiori perché esse erano “fragili, imbecilli nell’intelletto, ignoranti, credulone e facilmente soggiogabili. Ma nonostante le tesi sostenute dalla difesa, i Lodron vollero dare un esempio di fermezza; le donne vennero dichiarate colpevoli e 5 di loro furono condannate alla decapitazione e successivo rogo, sentenza che venne eseguita nella vicina frazione di Brancolino dal boia Ludovico Oberdorfer di Merano alla quale dovettero assistere tutti gli abitanti delle giurisdizioni. In questo processo venne incriminato anche un uomo: Santo Graziadei, che morì in prigione nel 1651. Girolamo Tartarotti in due suoi libri: “Il congresso notturno delle Lammie”, del 1749, e “Apologia del Congresso notturno delle Lammie”, del 1751, criticò fortemente le teorie canoniche che giustificarono tale processo parlando di effetti della fantasia e che le streghe non meritano la pena di morte. Il castello si presenta come un antico borgo medioevale, praticamente intatto. La base dell’impianto attuale (il mastio, le fortificazioni e la merlatura guelfa) si fa risalire al XIII secolo. La torre di guardia è primo punto di accesso al castello che serviva a controllare il ponte levatoio in legno. Passata la torre, percorrendo un camminamento si arriva al secondo posto di guardia, formato da un portone in legno e una finestra con inferriata, di fianco alla quale troviamo un muro merlato con all’interno i segni del camminamento di ronda. All’interno del castello si trova il Mastio, elemento fondamentale della struttura difensiva di un castello, formato dalla torre principale ornata da una merlatura guelfa, due locali di guardia e le prigioni. Nei muri che circondano il Mastio, che rimane l’unica parte non modificata da successive ristrutturazioni, troviamo inseriti nelle mura di epoca rinascimentale archi a tutto sesto e in pietra rossa a testimonianza delle preesistenti strutture medioevali. Dal cortile del mastio si può accedere alla Cappella. All’interno vi è un abside quadrato con finestre a tutto sesto. Le volte dell’abside e della navata sono a crociera. Di notevole importanza è la pala “L’incoronazione della vergine con i santi Nicola e Francesco”, risalente al 1580. In essa troviamo rappresentato San Nicola in abiti vescovili con mitra e pascolare, le tre palle d’oro che ha in mano simboleggiano l’elemosina fatta dal santo. La predella dell’altare è decorata con scene di vita del santo. San Francesco è rivolto verso la scena dell’Incoronazione della vergine. La sua presenza è motivata dai legami con S. Nicola protettore degli oppressi. Dedicata a San Nicola sia in onore di Nicolò Lodron, padre di Gasparo che la commissionò, sia in quanto San Nicola figura come protettore dalle pestilenze che in quell’epoca infestavano la zona, la pala è stata attribuita a Paolo Naurizio, pittore che operò in trentino mediando la cultura veneta, introdottavi da Jacopo e Francesco da Bassano, con suggerimenti nordici. Un altro suo importante dipinto, “L’incoronazione della vergine e i santi patroni della città” è attualmente esposto al museo diocesano di Trento. Da notare anche la preziosa loggia lignea decorata con motivi floreali. Sempre dal cortile del mastio si accede alla galleria dove troviamo una volta affrescata a graticcio corrente con alla base da parte una fascia con festoni, putti, teste virili e gli stemmi delle famiglie Lodron, Castellalto e Arco, dall’altra affreschi di carattere agreste che rappresentano episodi mitologici. L’autore di questi affreschi risulta a tutt’oggi sconosciuto. Una porta gotica connette la galleria alla volta affrescata. L’atrio d’onore è un raro esempio di copia pittorica (parziale) della volta michelangiolesca, risalente alla seconda metà del 1500. Al centro della volta troviamo la Creazione degli Astri, la Separazione della luce dalle tenebre, e un figura di Ignudo. Nelle due fasce sottostanti due file di profeti e sibille. Nelle lunette troviamo invece scene cavalleresche ed epiche ambientate nelle nostre valli. In particolare nella lunetta a fianco della porta gotica possiamo ammirare in una veduta della vallagarina da sud verso nord: Castel Noarna, Castel Pietra e Castel Beseno con in primo piano due cavalieri. La volta è stata attribuita a Giovan Battista Cavalieri (Villalagarina 1825 – Roma 1601), importante e famoso incisore che visse tra Roma e il Trentino, di cui è famosa anche una riproduzione del giudizio universale di Michelangelo. Al piano superiore troviamo la Stuba Magna che contiene un ciclo di affreschi composto di 24 scene che raffigurano le guerre d’indipendenza e religiose dei Paesi Bassi. Esso è stato ripreso da una serie di Geschichtblaetter prodotti dalla bottega del fiammingo Franz Hogenberg. Tali fogli di storia svolgevano funzione di documentario sugli avvenimenti salienti dell’epoca; quelli della bottega di Hogenberg, divennero famosi per l’accuratezza delle descrizioni e per la rapidità con cui seguivano gli eventi descritti. Essi erano inoltre completati da brevi commenti in rima. Gli affreschi furono realizzati in occasione delle nozze tra Massimiliano Lodron (figlio di Gasparo Lodron e Anna Berka) e Sibilla Fugger, nel 1602. I Fugger furono infatti grandi finanziatori delle imprese militari della corona di Spagna. Nella sala troviamo infatti rappresentati gli stemmi dei Lodron, dei Berka e dei Fugger. Da notare anche il soffitto ligneo a cassettoni arricchito con decorazioni floreali. All'ingresso del castello, passato il portone, vi è la corte principale, con il forno del pane e una bella bifora del 1200. Degni di citazione sono anche: lo stupendo giardino d'inverno con gli affreschi e le sue grottesche, la Madonna con il latte e il "trompe l'oeil", le antiche prigioni che ricordano il processo alle Streghe di Nogaredo, la cantina ricavata negli antichi avvolti del castello. Altri link suggeriti: https://www.youtube.com/watch?v=bNtWVp3TkRA (video di Travel And Discover), https://www.youtube.com/watch?v=tAe9lMZZZQg (video di Marco Zani), https://www.iltrentinodeibambini.it/castel-noarna/, https://www.histouring.com/strutture/castel-noarna/

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castel_Noarna, http://www.castelnoarna.com/visite/, http://www.castelnoarna.com/storia/

Foto: la prima è presa da https://www.visitrovereto.it/gusta/cantine/castel-noarna/, la seconda è di Sergio Sironi su http://mapio.net/pic/p-80767039/

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