martedì 5 dicembre 2017

Il castello di martedì 5 dicembre






PIUBEGA (MN) - Torre civica

Fino al XII secolo il nome di Piubega non compare in nessuna fonte. Srebbe infatti incauto prestare fede allo "squarzo di antica carta " riportato da Lodovico Mangini, il quale riferisce che nel 980 Piubega , insieme a Redondesco, Mariana , Mosio , Acquanegra e Casalromano era sottomessa ad Asola. Durante tutto il Basso Medioevo e l'Età Moderna, Piubega non ha potuto sottrarsi al destino comune a tutte le terre di confine, fatto di continue lotte, invasioni, occupazioni, scorrerie e passaggi da una giurisdizione all'altra. Porta ancora oggi in sè le tracce le tracce della secolare contesa tra Mantova e Brescia, da identificarsi nelle opere di fortificazione - di cui è rimasta oggi solo la Torre Civica nell'attuale Piazza Matteotti - e il dialetto molto vicino a quello bresciano, accompagnato da una cadenza più mantovana. Come si evince da una Cronichetta del poeta asolano Antonio Beffa Negrini (XVI sec.) il Castello della Pubblica (da cui, per storpiatura, Piubega) fu fondato dal cavaliere romano Publizio. Queste origini remote di Piubega sono documentate da due iscrizioni romane rinvenute in questi luoghi e depositate presso il Museo di Mantova. Per avere notizie più sicure del Borgo, occorre arrivare al tempo dei Canossa e quindi al figlio del Conte Bosone di Asola che nel 1087, per ordine di Enrico IV, assoggettò il paese (misit arciones in terris Publicae). Dal 1115 al 1276 la "Pubblica" formò, assieme a S. Martino Gusnago e Ceresara, il confine con i territori bresciani. Fu in questo periodo che la borgata, esposta alle inevitabili dispute delle terre di confine, venne munita di fortificazioni con torri, ponti levatoi, rivellini e palancate. Da queste ultime prende nome il nucleo della Palancata, alla periferia del paese. Alla fine del XII secolo Piubega, circondata da mura e fossato di difesa, possedeva uno dei più importanti castelli del mantovano con torre di ingresso. Queste fortificazioni, tuttavia, non impedirono a Ezzelino da Romano e ai bresciani di invadere queste terre. Dopo alterne vicende con Asola e con i Visconti, nel 1408 la troviamo in parte soggetta ai Gonzaga e in parte soggetta a Pandolfo Malatesta, Signore di Brescia. Un anno dopo, Gian Francesco Gonzaga, assente da Mantova, lasciò il governo delle sue terre al Conte Carlo Albertini da Prato al quale il Gonzaga concesse poi in feudo, per i servigi svolti, Piubega e Castello. Altrettanto fece nel 1411, per la sua parte, Pandolfo Malatesta, realizzando in tal modo la riunificazione di terre per molti anni divise. Ma l'Albertini fu in seguito da quest'ultimo incarcerato per aver tramato contro di lui e, nella prima metà del XV secolo, il marchese provvide a rientrare in possesso dell'edificio e a rinforzare la struttura di confine. Dopo alterne vicende, mentre Asola entrò a far parte per oltre tre secoli della Serenissima, Piubega seguì un diverso destino: distrutta infatti dagli assalti del Piccinino, Piubega passò sotto i Gonzaga ottenendo per questa sottomissione ampi privilegi de esenzioni che mantenne inalterati per vari secoli. Nel 1534 la comunità si rese indipendente da Brescia anche dal punto di vista della giurisdizione ecclesiastica passando definitivamente sotto la diocesi di Mantova. In tutti questi anni la terra era retta da Vicari e tra questi le cronache riportano l'asolano Antonio Beffa Negrini, già citato in queste pagine. Nel corso del 1629 subì altre scorribande dovute alle dispute della Guerra dei Trent'Anni. Senza ulteriori scosse il borgo arrivò così alle sfuriate napoleoniche al glorioso Risorgimento cui diedero un notevole contributo due suoi cittadini come Cavalli notevole contributo due suoi cittadini come Cavalli e Speranzini. Agli inizi del Settecento gli austriaci provvidero ad abbattere la struttura del castello e a conservare la torre. La vita della comunità di Piubega è stata, per molti secoli, strettamente legata all'esistenza del castello, ovvero di quella fortificazione che cingeva l'abitato piubeghese e di cui la torre è l'unica testimonianza muraria rimasta. La torre era l'ingresso di cui si accedeva al castello, che si presenta come una poderosa costruzione di mattoni, a base quadrata di 9 metri per lato, con arco passante munito di saracinesca. Priva di merli e di apparato a sporgere, costruita con spessore decrescente dalla base alla cima, e con parametro regolare, la torre è databile, con ragionevolezza, tra la seconda metà del Duecento e la seconda metà del Trecento. La sommità è coronata da una fascia con decorazione a scaletta; il terrazzo coperto, poi destinata a cella campanaria, veniva utilizzato per difesa e soprattutto per avvistamento e sorveglianza del territorio, come rivelano le 11 aperture che lo illuminano: tre finestre a sesto ribassato su ciano del lati est, nord, ovest, e due grandi fenestrature sul lato sud si affacciava all'interno del castello; su questo stesso lato, dove a sinistra si osserva ancora lo gnomone della meridiana con l'impronta del suo quadrante, spiccano tre piccole monofore, una per ognuno dei piani sottostanti all'altana, mentre a destra si notano tre feritoie, allineate in verticale, che davano luce alle scale della torre. Sul lato settentrionale, che in alto mostra brani di intonaco del vecchio orologio, affiancati in posizione centrale a livello del primo piano, vi sono un oculo e una monofora, mentre ai lati e sopra l'arco di ingresso sono ben visibili le tracce del rivellino. Essendo il cuore della fortificazione, “sopra la torre di Piubega” veniva custodito l'armamento del castello.
 
Fonti: http://www.comune.piubega.mn.it/zf/index.php/storia-comune, https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Piubega

Foto: la prima è di Massimo Telò su https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Piubega#/media/File:Piubega_torre_del_castello.jpg, la seconda è di PaoloDeAngelis su http://mapio.net/a/74341022/

Nessun commento: