PIUBEGA (MN) - Torre civica
Fino al XII secolo il nome di Piubega non compare in nessuna
fonte. Srebbe infatti incauto prestare fede allo "squarzo di antica carta
" riportato da Lodovico Mangini, il quale riferisce che nel 980 Piubega ,
insieme a Redondesco, Mariana , Mosio , Acquanegra e Casalromano era sottomessa
ad Asola. Durante tutto il Basso Medioevo e l'Età Moderna, Piubega non ha
potuto sottrarsi al destino comune a tutte le terre di confine, fatto di
continue lotte, invasioni, occupazioni, scorrerie e passaggi da una
giurisdizione all'altra. Porta ancora oggi in sè le tracce le tracce della
secolare contesa tra Mantova e Brescia, da identificarsi nelle opere di
fortificazione - di cui è rimasta oggi solo la Torre Civica nell'attuale
Piazza Matteotti - e il dialetto molto vicino a quello bresciano, accompagnato
da una cadenza più mantovana. Come si evince da una Cronichetta del poeta
asolano Antonio Beffa Negrini (XVI sec.) il Castello della Pubblica (da cui,
per storpiatura, Piubega) fu fondato dal cavaliere romano Publizio. Queste
origini remote di Piubega sono documentate da due iscrizioni romane rinvenute
in questi luoghi e depositate presso il Museo di Mantova. Per avere notizie più
sicure del Borgo, occorre arrivare al tempo dei Canossa e quindi al figlio del
Conte Bosone di Asola che nel 1087, per ordine di Enrico IV, assoggettò il
paese (misit arciones in terris Publicae). Dal 1115 al 1276 la
"Pubblica" formò, assieme a S. Martino Gusnago e Ceresara, il confine
con i territori bresciani. Fu in questo periodo che la borgata, esposta alle
inevitabili dispute delle terre di confine, venne munita di fortificazioni con
torri, ponti levatoi, rivellini e palancate. Da queste ultime prende nome il
nucleo della Palancata, alla periferia del paese. Alla fine del XII secolo Piubega,
circondata da mura e fossato di difesa, possedeva uno dei più importanti
castelli del mantovano con torre di ingresso. Queste fortificazioni, tuttavia,
non impedirono a Ezzelino da Romano e ai bresciani di invadere queste terre.
Dopo alterne vicende con Asola e con i Visconti, nel 1408 la troviamo in parte
soggetta ai Gonzaga e in parte soggetta a Pandolfo Malatesta, Signore di
Brescia. Un anno dopo, Gian Francesco Gonzaga, assente da Mantova, lasciò il
governo delle sue terre al Conte Carlo Albertini da Prato al quale il Gonzaga
concesse poi in feudo, per i servigi svolti, Piubega e Castello. Altrettanto
fece nel 1411, per la sua parte, Pandolfo Malatesta, realizzando in tal modo la
riunificazione di terre per molti anni divise. Ma l'Albertini fu in
seguito da quest'ultimo incarcerato per aver tramato contro di lui e, nella
prima metà del XV secolo, il marchese provvide a rientrare in possesso
dell'edificio e a rinforzare la struttura di confine. Dopo alterne vicende,
mentre Asola entrò a far parte per oltre tre secoli della Serenissima, Piubega
seguì un diverso destino: distrutta infatti dagli assalti del Piccinino,
Piubega passò sotto i Gonzaga ottenendo per questa sottomissione ampi privilegi
de esenzioni che mantenne inalterati per vari secoli. Nel 1534 la comunità si
rese indipendente da Brescia anche dal punto di vista della giurisdizione
ecclesiastica passando definitivamente sotto la diocesi di Mantova. In tutti questi
anni la terra era retta da Vicari e tra questi le cronache riportano l'asolano
Antonio Beffa Negrini, già citato in queste pagine. Nel corso del 1629
subì altre scorribande dovute alle dispute della Guerra dei Trent'Anni. Senza
ulteriori scosse il borgo arrivò così alle sfuriate napoleoniche al glorioso
Risorgimento cui diedero un notevole contributo due suoi cittadini come Cavalli
notevole contributo due suoi cittadini come Cavalli e Speranzini. Agli inizi
del Settecento gli austriaci provvidero ad abbattere la struttura del castello e
a conservare la torre. La vita della comunità di Piubega è stata, per molti
secoli, strettamente legata all'esistenza del castello, ovvero di quella
fortificazione che cingeva l'abitato piubeghese e di cui la torre è l'unica
testimonianza muraria rimasta. La torre era l'ingresso di cui si accedeva al
castello, che si presenta come una poderosa costruzione di mattoni, a base
quadrata di 9 metri per lato, con arco passante munito di saracinesca. Priva di
merli e di apparato a sporgere, costruita con spessore decrescente dalla base
alla cima, e con parametro regolare, la torre è databile, con ragionevolezza,
tra la seconda metà del Duecento e la seconda metà del Trecento. La sommità è
coronata da una fascia con decorazione a scaletta; il terrazzo coperto, poi
destinata a cella campanaria, veniva utilizzato per difesa e soprattutto per
avvistamento e sorveglianza del territorio, come rivelano le 11 aperture che lo
illuminano: tre finestre a sesto ribassato su ciano del lati est, nord, ovest,
e due grandi fenestrature sul lato sud si affacciava all'interno del castello;
su questo stesso lato, dove a sinistra si osserva ancora lo gnomone della
meridiana con l'impronta del suo quadrante, spiccano tre piccole monofore, una
per ognuno dei piani sottostanti all'altana, mentre a destra si notano tre
feritoie, allineate in verticale, che davano luce alle scale della torre. Sul
lato settentrionale, che in alto mostra brani di intonaco del vecchio orologio,
affiancati in posizione centrale a livello del primo piano, vi sono un oculo e
una monofora, mentre ai lati e sopra l'arco di ingresso sono ben visibili le
tracce del rivellino. Essendo il cuore della fortificazione, “sopra la torre di
Piubega” veniva custodito l'armamento del castello.
Fonti: http://www.comune.piubega.mn.it/zf/index.php/storia-comune,
https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Piubega
Foto: la prima è di Massimo Telò su https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Piubega#/media/File:Piubega_torre_del_castello.jpg,
la seconda è di PaoloDeAngelis su http://mapio.net/a/74341022/
Nessun commento:
Posta un commento