Il territorio, nel 555 d.c., fu occupato dai Goti e poi dai Longobardi e tra il IX e X secolo fu più volte attaccato dai Saraceni. A causa loro, gli abitanti di Conza e dei casali vicini si rifugiarono sulla rocca più alta, ideale dal punto di vista strategico. Il paese si chiamò Petra (macigno) Pagana (per la persistenza di un culto pagano documentato archeologicamente da idoli e iscrizioni dedicate al dio Silvano). Nell'867 i Saraceni costruirono un fortilizio. Nell'età normanno-sveva appartenne alla contea di Balvano. Nel 1278 il feudo fu dato da Carlo I d'Angiò a Raynaldo de Panzellis Gallico e nel 1331 passò a Filippo Stendardo. Successivamente fu donato alla regina Sancha d'Aragona, che a sua volta lo vendette a Mattia Gesualdo. Nel 1697 fu acquistato dai marchesi d'Andrea che lo mantennero fino all'eversione della feudalità. Con la proclamazione della Repubblica Partenopea del 1799, Pescopagano divenne uno dei 14 cantoni del Dipartimento dell'Ofanto. Un sistema di fortezze e centri fortificati doveva esistere qui in età molto antiche, tenuto conto che a Pescopagano, Montecalvo e Cairano (località situate nel circuito di Conza) trovarono rifugio, dopo la battaglia del Volturno, i settemila Goti che si arresero poi a Narsete. Le notizie sicure sui primi feudatari abitanti del castello risalgono al 1164: al conte Gionata di Balvano. Più che di un vero e proprio castello si tratta di una roccaforte di cui è appena riconoscibile una struttura a torre in rovina. Oggi il castello, infatti, è poco più di un mucchio di suggestivi macigni, coperti di edere e di rovi, accessibile a piedi passando sotto la Torre dell’Orologio (a poca distanza da esso) tramite un percorso risistemato solo di recente, da cui è possibile godere di una vista panoramica mozzafiato. La data della sua costruzione, 533 d.C., si è potuta solo dedurre dai pochi ruderi delle mura esterne, che rendono comunque l’idea dell’imponenza della costruzione originaria. La tradizione racconta che qui vi era il ricco Pietro Pagano, nemico di Dio e degli uomini. Avvenne però che, verso la mezzanotte di un giorno di un anno ignoto, la gallina cantò tre volte di notte, e subitamente si udì uno rimbombo, un boato sotterraneo e più e più volte si scosse e tremò la terra. Allora rovinò il castello e si videro quei dirupi che prima non erano. E così fu che il paese, dal nome di quel signore, rimasto sepolto sotto quelle rovine, si chiamò Pescopagano o Petra Pagana. Indubbiamente questo aneddoto ricorda i tristi tempi del feudalesimo e il terremoto del 1466, riportato da Lodovico di I Raimo nei suoi annali: "Ai 14 gennaio 1466 ad hora nona fu un gran terremoto e durò più d’un miserere dicendosi ben per agio; e per la virtù di Dio nullo male successe a Napoli, ma nella Provincia di Principato Citra più e più terre foro guaste vidilicet Buccino, Pascopagano, Consa et altre Terre". E l’altro più funesto ancora dell'8 settembre 1694 che distrusse quasi interamente l’abitato e fece rimaner sepolte sotto le macerie più di seicento persone. Altri link suggeriti: https://www.youtube.com/watch?v=GRr0QFi5Oag (video con drone di Francesco Gonnella), http://patrimonioculturale.regione.basilicata.it/rbc/form.jsp?bene=122&sec=5
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Pescopagano, https://www.mondimedievali.net/Castelli/Basilicata/potenza/provincia000.htm#pescopagan, testo di P. Rescio su http://www.old.consiglio.basilicata.it/conoscerebasilicata/cultura/percorsi/castelli/pescopagano.htm
Foto: la prima, la seconda è presa da http://www.aptbasilicata.it/Galleria-Immagini.1422+M5ee3a54b1da.0.html, la seconda è presa da https://www.mondimedievali.net/Castelli/Basilicata/potenza/pescopagan02.jpg
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