COMO – Castel Baradello
Sorge sull'omonimo colle (430 m s.l.m.) che domina la città di Como, chiudendo sul lato sud-ovest la convalle. Dal colle si gode un panorama che spazia dal lago alla città, dalle cime delle Alpi alla pianura Padana fino agli Appennini: il suo massiccio torrione a base quadrata è ben visibile per chi giunge a Como. L'origine etimologica del toponimo Baradello è riconducibile alla radice indoeuropea bar che significa luogo elevato. L'abitato protostorico di Comum Oppidum era situato nel primo millennio a.C. sul versante sud delle colline poco distanti dal Baradello, in località oggi chiamata Pianvalle. Numerosi ritrovamenti archeologici ci attestano la frequentazione del colle, già in epoca preromana, dai primi abitanti comensi come centro abitativo organizzato, da un'epoca fra il IX secolo a.C. alla conquista romana. I reperti vengono collegati, come tutto l'ambito circostante, alla Cultura di Golasecca di cui Como era il centro principale nel corso dei secoli VI - IV a.C. svolgendo un importante ruolo di collegamento culturale e commerciale tra la civiltà etrusca e quella celtica d'oltralpe. Nel 196 a.C. Comum Oppidum venne conquistato dall'esercito romano condotto dal console Marco Claudio Marcello. Dopo un secolo di progressiva e pacifica romanizzazione, Como venne ricostruita ex novo da Gaio Giulio Cesare nel 59 a.C. nella sede dove oggi è situata, prendendo il nome di Novum Comum. La frequentazione del colle in quest'epoca è documentata dal ritrovamento di monete: era un'area fortificata che svolgeva la funzione militare di avvistamento e segnalazione, oltre che di controllo viario e daziario: alle falde del Baradello, transitava la via Regia che collegava Como con Milano a sud e proseguiva a nord lungo le rive del lago verso i valichi alpini e la Germania. La funzione militare del colle continuò anche col mutare delle situazioni strategiche e tattiche. Nel periodo dell'ultima romanità, il magister militum Francione riuscì a prolungare la resistenza bizantina contro l'invasione longobarda per un ultimo ventennio accastellandosi sull'Isola Comacina fino alla resa del 588. Lo storico Giorgio di Cipro ricorda che i capisaldi del Limes bizantino di difesa erano costituiti, oltre che dall'isola stessa, dal Castron Leuci (Lecco), dal Castron Martirion (Castelmarte) e dal castel Baradello chiamato Castron Baractelia. Le più antiche strutture conservate, cioè la cerchia di mura interna, risalgono a questo periodo storico. Da qui fino al XII secolo non si hanno notizie. Durante la Guerra decennale (1118-1127) tra Como e Milano i Comaschi salivano tuti (protetti) al colle per trovarvi rifugio, forse sfruttando gli antichi percorsi preistorici di sella, dove sulla cima esistevano ancora i resti delle costruzioni bizantine.Il 27 agosto 1127, a conclusione del conflitto, Como fu assediata dalle forze milanesi ed incendiata, le mura e le abitazioni distrutte, gli abitanti dispersi. Non si conoscono le sorti del Baradello. Attraverso l'alleanza con Federico Barbarossa, Como trovò negli anni seguenti l'occasione di ricostruirsi e di aspirare all'egemonia perduta. Con l'aiuto dell'Imperatore nel 1158 riedificò ed ampliò le mura della città con le sue imponenti torri di Porta Torre, Torre di San Vitale e Torre di Porta Nuova (o Torre Gattoni) e restaurò il Castel Baradello potenziandolo con la costruzione della poderosa torre e delle altre strutture. Nel 1159 ospitò lo stesso Imperatore con la consorte Beatrice di Borgogna di passaggio in città. In questi anni di effimera gloria, Como ebbe la sua vendetta partecipando all'assedio ed alla distruzione della città di Milano nel 1162 e dell'Isola Comacina nel 1169. Infine a Legnano nel maggio 1176 gli alleati della Lega Lombarda sconfissero definitivamente l'esercito imperiale. Con un diploma datato 23 ottobre 1178 Federico Barbarossa donò alla Chiesa ed alla Comunità di Como in premio della loro fedeltà il Castello Baradello insieme alla Torre di Olonio. Il figlio di Enrico VI, l'imperatore Federico II revocò la donazione, per inadempienze, destinando Baratello ed Olone a sua dimora e presidio di reliquie sacre della corona imperiale sveva. Il 16 agosto 1278 vi morì Napo Torriani consumato dall'inedia. Era stato catturato dalle milizie dell'arcivescovo di Milano Ottone Visconti, alleato dei Rusconi, nella battaglia di Desio del 1277 insieme ad altri membri della famiglia Della Torre, il figlio Corrado detto Mosca, il fratello Canevario ed i nipoti Guido, Salvino, Lombardo ed Enrico. Vennero rinchiusi da Simone da Locarno in gabbie di legno ed appesi alle mura della torre del castello. Napo secondo la leggenda una volta morto venne seppellito nella cappella di San Nicola. La medesima sorte toccò più tardi anche a Canevario e a Lombardo. Guido venne lasciato fuggire dal carcere nel 1283, Mosca ed Enrico vennero liberati nel 1284 da Loterio Rusca per dispetto nei confronti di Ottone Visconti e Simone da Locarno. Il torrione del castello è preceduto da un'altra fortezza, più vasta, dotata di una cisterna per la raccolta dell'acqua e anticamente raccordata a un muraglione posto a valle, a chiudere l'accesso della città. La località si chiama, ancor oggi, Camerlata. Il complesso fortificato venne rimaneggiato (con innalzamento del torrione) dai Visconti, probabilmente ad opera di quello stesso Azzone che si era impossessato della città nel 1335 e che aveva realizzato il Castello della Torre Rotonda e la cittadella. Venne smantellato nell'agosto 1527 dal governatore spagnolo della città il Capitano Cesareo don Pedro Arias, in ottemperanza agli ordini di Antonio de Leyva luogotenente di Carlo V e governatore di Milano, per impedire che cadesse nelle mani delle truppe francesi, che invadevano la Lombardia. Si salvò la sola torre. Ridotto a rudere, da quel momento passò in mano a privati. Inizialmente fu possedimento dei monaci Eremitani di san Gerolamo, insediati a san Carpoforo. Nel 1825 divenne proprietà della famiglia milanese Venini che fece aprire il viale carrozzabile dalla base alla sommità del colle e fece costruire la piccola torre esagonale in stile neogotico. L'ultima proprietaria, Teresa Rimoldi, in assenza di eredi, lasciò per disposizione testamentaria come erede universale l'Ospedale sant'Anna, il castel Baradello con le relative adiacenze venne poi donato al Comune di Como. Durante le cinque giornate di Como nel 1848 rientrò brevemente nella storia, quando sulla torre venne issato il tricolore d'Italia, simbolo della riconquistata libertà dopo la resa della guarnigione austriaca. Nell'agosto del 1943, durante il secondo conflitto mondiale, tornò brevemente a svolgere una funzione militare. Un plotone del 3º reggimento Bersaglieri di stanza a Milano vi fu distaccato con funzione di avvistamento e controllo da eventuali lanci di nuclei paracadutati. Il complesso venne parzialmente restaurato, perché pericolante, nel 1903, per opera di un comitato cittadino appositamente costituitosi e nel 1971 una campagna di studi e di lavori di consolidamento e recupero delle strutture sotto la direzione del professor Luigi Mario Belloni. Oggi fa parte del Parco della Spina Verde e la sua immagine è stata scelta a simbolo del parco stesso.
Attualmente il castello si può visitare a pagamento e su prenotazione. La struttura meglio conservata dell'intero complesso è la torre quadrata romanica, la cui base misura m 8.20 x m 8.35. La parte più bassa, alta m 19,50, poggia le fondazioni sulla roccia ed era anticamente adornata da merli di tipo guelfo, la parte sommitale, più recente, alta m 8, anticamente merlata con merli di tipo ghibellino. L'altezza complessiva della torre era di m 28. Dell'antica imponenza manca oggi solo la merlatura. La torre è disposta su due piani, al primo sono raccolti dei ritrovamenti avvenuti sul Baradello (monete e altri piccoli oggetti). Al secondo piano sono visibili invece dei costumi d’epoca e altri oggetti. La visita prosegue sulla cima della torre dove, come già detto, è possibile ammirare uno straordinario paesaggio a 360°. Il primo ordine di mura che circonda la torre è la struttura più antica, di epoca bizantina, del VI - VII secolo. Il recinto murario è trapezoidale con lati di 10,40 m x 13,76 m con un ingresso alto 1,90 m sul lato nord-ovest che poteva essere sprangato. La fattura è simile alle Mura Romane di Santa Maria Rezzonico sul Lago di Como. Sette feritoie alte 1,10 m erano ordinate lungo il perimetro. In epoca più recente vennero supralzate e dotate di merli di tipo ghibellino. Le antiche mura sono circondate da una più recente cinta muraria, contemporanea all'innalzamento della torre e delle mura interne. Vi si accede attraverso un suggestivo portale a sesto acuto, in conci squadrati di arenaria, attribuibile all’epoca viscontea. Delle altre strutture non rimangono che le fondazioni, ma è stato possibile ricostruirne la planimetria grazie ai recenti interventi di rivitalizzazione del complesso.
Si possono individuare:
- La cappella di San Nicolò. La planimetria, l'angolazione abside-navata e la tipologia muraria indicano una costruzione contemporanea alla primitiva cerchia muraria, quindi del VI secolo. L'aula è unica di dimensioni 5.50 x 3.04 m con abside. La dedicazione non è originaria ma successiva. La tradizione vuole che qui venne seppellito Napo Torriani, ma non sono stati ritrovati reperti ossei durante i lavori. In epoca viscontea, probabilmente, fu accorciata per far posto al locale contenente la macina (rinvenuta nel corso dei restauri) e il forno, anch’ esso ancora visibile.
- Torre quadrangolare, 4.40 x 4.15 m, probabilmente usata come alloggio del castellano. Risale alla stessa epoca della cappella. Di essa rimangono le fondamenta e parte dell'alzato.
- Cisterna (destinata, secondo Belloni, alla conservazione del grano). Si trova nelle immediate vicinanze dello spigolo nord della primitiva cerchia muraria ed è un ambiente scavato completamente nella roccia e dotato di copertura con volta a botte a tutto sesto. L'interno è intonacato con pozzolana e vi si accede mediante un'apertura nella volta. Il passaggio era chiuso da una pesante lastra di ferro munita di un complicato meccanismo di chiusura databile al xvi secolo, che fa dedurre che fu usata fino alla distruzione del complesso fortificato.
- Ambienti per alloggiamento di truppe o magazzino di vettovaglie, di forma rettangolare e collocati sul lato occidentale del complesso.
- Cisterna trapezoidale.
Al di fuori della cerchia delle mura si conservano i ruderi di un edificio civile databile al xii secolo dove, secondo la leggenda, alloggiò due volte Federico Barbarossa durante i suoi soggiorni a Como. Altri link suggeriti: http://www.amicidelbaradello.it/1/la_storia_722517.html, https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=tGhtiFebAHE (video di Mediacreative Co), http://drono.it/video.html (cliccare poi su Baradello per vedere il video realizzato con drone), https://www.youtube.com/watch?v=aZzE45bJdqQ (video di tvholidayit).
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castel_Baradello, https://www.saliinvetta.com/culture-e-tradizioni/2521-il-castel-baradello-como, http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/1A050-00314/
Foto: la prima è presa da http://www.ilgiorno.it/como/cosa%20fare/como-baradello-festival-1.2340458, la seconda è un fotogramma tratto dal video https://vimeo.com/172290066.
Nessun commento:
Posta un commento