venerdì 19 gennaio 2018

Il castello di venerdì 19 gennaio




STILO (RC) - Castello normanno

Costruito da Ruggero II di Sicilia sul Monte Consolino nell'XI secolo, ha torri triangolari eccetto quelle che circondano il forte che hanno una forma circolare e sono provviste di feritoie. Una torre si chiama Altavilla. La zona centrale del castello era una chiesa-cappella con un altare principale e 4 altari adiacenti ai muri del locale. La raccolta di acqua piovana avveniva con tubi di coccio e tegole affrontate e con una cisterna posizionata al di sotto dell'edificio centrale La prima attestazione della presenza del Castello Normanno a Stilo è fatta il 7 maggio del 1093 in una concessione del Conte Ruggero nei confronti di San Bruno: "elegerunt itaque quondam solitudinis locum inter locum qui dicitur Arena et oppidum quod appelatur Stilum". Nel XIII secolo il Castello di Stilo era uno dei diciassette castelli calabresi amministrati della Reale Curia nel regno di Carlo I d'Angiò ed era anche utilizzato come prigione. Sempre nello stesso periodo dovette subire una serie di riparazioni come documentato dal folio 233 dell'Archivio della Regia Zecca del 1281. Nel Registro Regio del 14 aprile 1323 è scritto che il Duca di Calabria, figlio del Re Roberto concesse al Nobile, Contestabile, Barone di Settingiano Marco la Castellania di Stilo e che a lungo fu retta dalla sua discendenza. Nel XVI secolo fu attaccato dal Preside della Provincia con 4000 pedoni e 2000 cavalieri e tenuto sotto assedio per tre mesi per concederlo al Duca D'Arena come racconta l'erudito Vito Capialbi. Nel 1677 Padre Apollinare Agresta nella sua opera La vita di San Giovanni Theresti lo descrive così: " La città, oltre d'esser già forte, e munita di difese, e di difenditori, era anche resa inespugnabile dal castello, che torreggiava su la cima di detto monte, che con la sua superiorità la signoreggiava, e teneva sicura da qualunque hoste ben numerosa: anzi per essere questo Castello assai forte sopra tutti gli altri della provincia, era in quei tempi preggiatissimo a' Re e godeva alcune prerogative e fra l'altre che molti Baroni e feudatari, fossero obligati alle di lui reparazioni". Il castello è menzionato nel XVII secolo da Giovanni Fiore da Cropani in Della Calabria illustrata. Nel XVIII secolo con il Regno di Napoli a governo del castello vi era un castellano nominato direttamente dal re che era al comando della guarnigione di difesa e veniva pagato due tarì al giorno. Nel XIX secolo il Castello versava in stato di abbandono e Crea lo descriveva così: "Qua i muri sono di sole pietre alzate, e queste pietre mezzanamente grosse sono della stessa roccia calcarea sulla quale le torri si sollevano. Non hanno volte, o divisioni di piani diversi. Vari buchi interni e laterali vi annunziano la possibilità di formare, nel bisogno, e per comodo di difensori che la custodivano, strati provvisori di legnami: e le saettìere e i gittatoi che si veggono aperti all'altezza corrispondente sopra tali strati avvalorano l'idea concepita. Non porte non finestre ad alcun lato, queste torri restano scoperte ed alla sommità di esse, in giro, si vede qualche merlo in forma di cono della fabbrica stessa dell'edifizio principale. Dal lato di occidente questa ha una sola apertura che comunica col rimanente del monte sino al suo vertice.". Il castello di Stilo era cinto da varie opere di difesa che lo rendevano assolutamente inespugnabile. Di queste cinture se ne possono identificare ancora parecchie lungo l’erta del monte Consolino. C’erano inoltre, sparsi qua e là, strategicamente, altri posti di guardia e singole difese che potevano rendere sempre più difficile, per non dire impossibile, il passaggio al nemico, che avesse eventualmente forzato le altre opere difensive. In questi recinti si distinguono ancora tre porte e due postazioni ricordate con il nome delle antiche macchine (armi) di difesa che ivi erano installate: ingenia e mangana. La cinta bassa delle fortificazioni cominciava poco più sopra della chiesetta bizantina La Cattolica. Altri sbarramenti, serbatoi di acque e rifugi precedevano il castello vero e proprio che aveva fortificazioni autonome coronate da parecchie torri semicircolari. Dal 2009 è iniziato un lungo restauro sotto la guida della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Calabria, guidata da Margherita Eikeberg e conclusosi il 14 maggio 2016. In concomitanza, da settembre 2015 sono iniziati i lavori per un trenino su monorotaia per un raggiungimento più agevole del castello anch'esso concluso nel 2016. Si accede al Castello tramite un sentiero che parte dal luogo in cui si trova la Cattolica, altro monumento per cui Stilo è famosa; e seguendo il percorso che conduce per le 14 stazioni della via Crucis, al termine del quale si nota il castello, di cui sono ormai visibili le mura laterali, e percorrendo un breve tratto si arriva a destinazione. Un percorso alternativo parte nelle vicinanze all'accesso del cimitero di Stilo, si cammina per un largo sentiero all'inizio asfaltato e poi in terra battuta che compie diversi tornanti. Verso la fine, il sentiero si restringe e si cammina in fila indiana fino ad arrivare a un bivio, si prende il sentiero di destra che via via si allarga fino ad arrivare allo spiazzo dinanzi alla porta principale del castello. Prima di arrivare si vedono sulla destra (verso il mare) i resti di alcuni torri. Lungo questo sentiero è in allestimento da luglio 2015 una piccola monorotaia. Secondo una leggenda, nel 982 il califfo arabo Ibrahim ibn ahmad dalla Sicilia sbarcò nella Calabria bizantina, con intenti di conquista. Giunse presso il castello (in realtà in quell'epoca non ancora esistente), dove si erano rifugiati gli abitanti della zona, per ordine del "granduca". Al castello si arrivava solo da uno stretto passaggio da percorrere in fila indiana e il califfo decise di prenderlo per fame. Al finire delle provviste, il "granduca" fece fare della ricotta con il latte delle donne che avevano avuto bambini da poco e lo fece gettare contro il campo nemico, convincendo così gli Arabi che nel castello esistessero grandi riserve di cibo, tanto da poterlo utilizzare come proiettili e che l'assedio avrebbe avuto lunga durata. Inoltre il califfo assaggiò la ricotta, allora sconosciuta agli Arabi e si ammalò di dissenteria: i medici al suo seguito lo curarono con decotti di salvia, ma peggiorarono la situazione. Il nipote del califfo, Gabir, decise dunque di ritirarsi e il castello fu liberato dall'assedio. Il punto dove cadde la ricotta fu chiamato Vinciguerra, nome che esiste ancora al giorno d'oggi. Si racconta di Carlo d'Angiò che fece mozzare le mani e i piedi a centinaia di Stilesi, incarcerati dopo la rivolta del borgo e ripresi dopo un tentativo di fuga. I ribelli morirono dissanguati nelle orrende segrete del castello: per quanto se ne sa, l'unica prigione del mondo che sarebbe stato inutile chiudere a chiave perché era scavata, poco sotto le mura, in una vertiginosa parete di cinquecento metri a picco sul versante opposto a quello del borgo. Si entrava e si usciva, così, attraverso un'unica apertura soltanto quando si era calati oppure issati dall'alto con una fune. Oppure si saltava nel vuoto per morire sfracellati, ma avendo messo fine alle torture. Ben pochi tornavano vivi, dalla prigione del castello. Ma tra questi si ricorda una nobile matrona, di nome Regina, di cui si diceva in paese che avesse avuto per magìa una gallina tutta d'oro, e capace di fare ogni giorno un uovo ancora d'oro. Il ribaldo governatore Costa Peloga circuì la donna a cui voleva strappare il segreto, ma la donna non parlava e il prepotente la fece bastonare a sangue rinchiudendola nel castello. Il nipote di lei, Costa Condomicita, venne a saperlo e da Crotone, dove si trovava alla corte del duca, ritornò a Stilo inviando rispettosamente ricchi doni al governatore come se nulla fosse accaduto. Ma subito dopo si accordò con tredici amici, invitati al sontuoso banchetto: quando si alzarono da tavola, il complotto era già ordito. All'alba, i congiurati si presentarono al palazzo del governatore e appena le guardie aprirono la porta irruppero nella stanza da letto di lui levando i pugnali. Con un balzo, lo sventurato raggiunse la finestra e si gettò su un terrapieno tentando di salvarsi fuggendo ma venne raggiunto, legato e "condotto al popolo dalle mani del quale ricevette la morte dopo i peggiori oltraggi". Costa Condomicita venne eletto governatore, la matrona fu immediatamente liberata. E la cronaca non dice più nulla della prodigiosa gallina che per la gente minuta covava le uova d'oro, ma per qualcuno capace di leggere nei simboli nascondeva forse qualche altro e anche più prezioso segreto. Altri link suggeriti: http://stilo.asmenet.it/index.php?action=index&p=226, http://atlante.beniculturalicalabria.it/luoghi_della_cultura.php?id=25596, https://www.youtube.com/watch?v=aJdkA9crvQY (video di Francesco Montepaone), https://www.youtube.com/watch?v=Q2SEajdARJE (video di divingpuntastilo)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Stilo, https://castlesintheworld.wordpress.com/category/castelli/castelli-deuropa/castelli-ditalia/castelli-della-calabria/, http://www.visitstilo.it/parco-cattolica-stilo/castello-normanno/

Foto: la prima è presa da http://www.giadaviaggi.it/actionphp/show.Photo.php?idGallery=65&idImage=2&sID=07d93ce52073e44287bea3dffe4c034b, la seconda è di Foursquare su https://it.pinterest.com/pin/491736853038931400/

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