giovedì 26 aprile 2018

Il castello di giovedì 26 aprile




SECLI' (LE) - Palazzo Ducale

Sulle origini di Seclì sono state avanzate diverse ipotesi, ma nessuna può essere ritenuta quella certa a causa della mancanza di documentazione. Alcuni studiosi fanno risalire le sue origini ai tempi della guerra tra truppe romane e Pirro. Seclì sarebbe stato in questo caso un luogo di accampamento scelto dai romani. Secondo l'umanista Antonio De Ferrariis, detto il Galateo, il paese è stato fondato da alcuni fuggiaschi del casale di Fulcignano che, persa la battaglia con Galatone, si rifugiarono nelle campagne circostanti fondando nuovi centri. Il De Rossi crede invece che Seclì avrebbe avuto origine in epoca normanna. A questo periodo risale la prima documentazione storica e da questa si evince che faceva parte della Contea di Lecce, e che nel 1192, re Tancredi d'Altavilla concesse il feudo a Filippo de Ranna (o Filippo de Persona) con il titolo di barone. Nel corso del XIV e XV secolo la proprietà del feudo passò ai Brienne, ai d'Enghien e agli Orsini Del Balzo. Nel 1484, con l'occupazione della flotta veneziana di Gallipoli, Seclì fu invasa dai veneziani. Nella prima metà del Cinquecento si susseguirono i De Persona, i Del Dolce e i Caracciolo. Nel 1550 divenne feudataria di Seclì, con il titolo ducale, la nobile famiglia spagnola dei D'Amato giunta in Italia al seguito degli aragonesi. Nel 1686 passò ai Sanseverino, nel 1796 ai baroni Rossi, signori di Caprarica di Lecce, ed infine nell'Ottocento ai Papaleo. Nel 1861, con l'Unità d'Italia e con la nascita del Regno d'Italia, Seclì divenne un comune della provincia di Terra d'Otranto. Il Palazzo Ducale venne edificato nella seconda metà del XVI secolo dalla famiglia feudataria dei D'Amato, come testimonia l'affresco dello stemma ducale nei ritratti dei cinque duchi D'Amato con i rispettivi nomi, (vedi Francesco D'Amato con la consorte Caterina e i cinque figli tra cui la famosa Suor Chiara d'Amato) sul luogo di un preesistente fortilizio difensivo. Infatti, dalle spesse murature del pianterreno si capisce che il complesso è sorto su una fortificazione che, molto probabilmente, era abbastanza semplice: su una struttura quadrangolare dovevano innestarsi le torri angolari (quadrangolari anch'esse) due delle quali si collegavano alla cinta difensiva. Nel Cinquecento il palazzo subì alcune opere di ristrutturazione, tra le quali, quella dell'ala sinistra del portale d'accesso, la costruzione della loggia angolare, la sistemazione della serie di peducci della volta crollata e la costruzione di una finestra dalle linee cinquecentesche. Di questo periodo è anche la cappella a pianterreno, ricavata in un ambiente al quale si accede dal lato est del cortile. Settecentesca è invece la scalinata che dall'atrio conduce ai piani superiori, (costituiti da un ammezzato e da un primo piano di ampie dimensioni), terminando con un terrazzo sul quale si aprono finestre e porte settecentesche. Fu ristrutturato nel corso del Settecento in seguito ai danni subiti a causa del terremoto del 20 febbraio 1743. La dimora gentilizia si sviluppa su due piani con un piccolo cortile interno. Il piano inferiore è caratterizzato da ampi locali utilizzati come magazzini, stalle e dispense per la conservazione dei prodotti. È presente anche una piccola cappella. Da una scalinata settecentesca posta nel cortile si accede al piano superiore, adibito a residenza dei feudatari. Le stanze del piano nobile sono interessate da pregevoli affreschi. Di particolare rilievo è la cosiddetta stanza degli uomini illustri nella quale sono conservati i busti di alcuni imperatori romani: Giulio Cesare, Ottaviano, Tiberio, Nerone, Tito e Vespasiano. Fra gli imperatori romani vi è anche la figura di Carlo II d'Angiò, la cui presenza si giustifica col fatto che la famiglia D'Amato, di origine spagnola, era giunta in Italia al suo seguito. Nella sala con volta a schifo lunettata, sono rappresentati i cinque duchi D'Amato che si sono succeduti nel possesso del piccolo feudo; Sigismondo, Guido, Ottavio, Francesco e Antonio. Uno degli elementi più caratteristici del Palazzo è "la singolare loggia" che dagli esperti è ritenuta una delle soluzioni angolari più belle di tutta l'architettura del Salento. Questa soluzione angolare, ben visibile da largo Garibaldi, è costituita da 2 arcate ogivali che probabilmente contenevano 2 aperture; nei pressi dello spigolo dell'edificio la seconda arcata poggia su una cornice sorretta da 2 colonne. Sull'altro lato dello spigolo vediamo un'apertura quadrata, oggi murata, racchiusa da una cornice a bauletto e delimitata su ciascuno dei due lati da 2 colonne. Il palazzo, acquistato nel 1998, è di proprietà dalla locale amministrazione comunale. L'edificio è stato più volte soggetto ad ospitare le sagre tipiche del paese e le festività natalizie. Altri link suggeriti: scheda di Patrizia Gatto su http://www.mondimedievali.net/Castelli/Puglia/lecce/secli.htm, https://www.youtube.com/watch?v=MFBDGG4cWYk (video di tacuma2008), testo di Marcello Gaballo su http://www.fondazioneterradotranto.it/2010/07/21/il-palazzo-ducale-dei-damato-a-secli-lecce/

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Secl%C3%AC, http://www.comune.secli.le.it/territorio/da-visitare/item/palazzo-ducale (da visitare e leggere per intero, per approfondimento)

Foto: la prima è di Lupiae su https://it.wikipedia.org/wiki/Secl%C3%AC#/media/File:Secl%C3%AC_Palazzo_Ducale.jpg, la seconda è presa da http://www.salentoviaggi.it/salento/offerte-vacanze-secli.htm

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