ACERNO (SA) - Castello longobardo
Dal Catalogo Baronum risulta feudatario di Acerno e Giffoni Sei Casali, intorno al 1150, Guido de Acerno, che aveva ereditato i feudi dal padre Tomrnaso. Il 17/08/1254 Papa Innocenzo IV confermò a Filippo d'Acerno il possesso di Acerno, Castronuovo e di vari beni feudali. Nel 1272 Carlo I d'Angio concesse al figlio primogenito Carlo il principato di Salerno, fra i cui baroni si trovava "Adenasius de Tarascono pro castris Acerni ed Castellinovi". Il principe Carlo il 22/02/1291 nominò Riccardo d'Aiello di Salerno balio di Giovanni di Acerno. Nel 1298 il feudo di Acerno fu donato a Ruggiero di Lauria, grande arnmiraglio del Regno. Indi I'ebbe Guglielmo Vaccaro (1337), Roberto Grillo (1346), Francesco Guindazzo (1381), Antonio de Muro (1445). Nel 1469 Troiano Santomango era signore di Acerno, Calabritto e Muro. Nel l507 le terre di Acerno e Calabritto furono concesse con Real privilegio del 31/05/1507 a Ottaviano Colonna, a cui successe il figlio Marcello. Nel 1534 Camillo Colonna denunciò la morte di Marcello suo padre, il quale possedeva Acerno, Calabritto e il feudo di Rigalise. Camillo morì il 10/12/1558 e gli successe il figlio Pompeo, che nel 1577 vendette per 30.500 ducati Acerno e Calabritto a Diomede della Cornia, marchese di Castiglione. Diomede morì il 02/10/1596 e gli successe il figlio Ascanio, il quale morì il 12/08/1605 e gli successe il figlio Fulvio. Nel 1619 fu prestato Regio Assenso alla vendita da parte di Fulvio di Acerno e Calabritto a Giovan Battista d'Aste per 39.000 ducati. Il 01/02/1634 morì Giovan Battista e gli successe il figlio Carlo, al quale successe il figlio Maurizio, dopo la morte del padre avvenuta il 22/09/1648. Il 31/10/1659 fu prestato Regio Assenso alla vendita fatta da Maurizio a Geronimo d'Aquino, il quale nel 1665 vendette il feudo ad Antonio Tocco. Il 05/03/1678 morì Antonio e gli successe il nipote Carlo, il quale vendette a Nicola Gascon Y Altanas, Cavaliere dell'Ordine d'Alcantara, le terre di Acerno e Calabritto con strumento stipulato a Napoli dal notaio Gregorio Servillo il 30/08/1698. A Nicola, che il 24/11/1698 aveva ottenuto il titolo Marchese successe Antonio Gascon Y Vandeinde. Il feudo di Acerno fu devoluto alla Regia Corte in seguito alla morte avvenuta senza legittimi successori in via feudale del Marchese Giuseppe Gascon, ultimo possessore nel 1777. Nel 1781 fu prestato Reale Assenso alla vendita fatta "sub hasta regiae carnerae" della città di Acerno a beneficio di Girolano Mascaro, Patrizio della città di Salerno e Presidente della Regia Camera. Questi, con l'eversione della feudalità (1806), fu l'ultimo feudatario di Acerno. Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Montecorvino, appartenente al Distretto di Salerno del Regno delle Due Sicilie. Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia, ha fatto parte del mandamento di Montecorvino, appartenente al Circondario di Salerno. Il comune ha subito gravi danni nel terremoto del 1980. Nel 1076 Roberto il Guiscardo era diretto a Salerno per espugnare il cognato Gisulfo rinchiuso nella torre maggiore del castello Arechi da ben sette mesi. Quindi decise di distruggere il più pericoloso presidio nei monti a nord di Salerno: il castello della Rotonda. I Normanni del Guiscardo erano un popolo di guerrieri e durante la loro inesorabile avanzata avevano già distrutto Conza della Campania e S. Agata di Puglia. I Longobardi, invece, dopo quattro secoli di dominazione si erano acculturati e riuscirono ad opporre poca resistenza all’avanzata normanna. Il castello della rotonda dopo una feroce battaglia fu spazzato via e presto lo scomunicato Roberto il Guiscardo assuefaceva la sua sete di potere aggiungendo anche Salerno ai suoi domini. Ovviamente in questo periodo fu attaccato anche il castello longobardo di Bagnoli e venne costruito quello che oggi conosciamo come “castello cavaniglia” (architettonicamente fin troppo simile agli altri castelli Normanni presenti in Italia). Il castello della rotonda era stato costruito nella stessa epoca del castello longobardo bagnolese a Lafelia. I Longobardi erano presenti in Campania dal 762 D.C., ma la linea difensiva che univa Salerno a Benevento (attraverso vari castelli) venne costruita per difendersi dai Franchi sul finire dell’ottavo secolo. Questa era una zona di confine tra il beneventano ed il salernitano, per questa ragione occorreva sorvegliare i due punti di accesso all’alta valle del Calore: dalla valle dell’Ofanto lo spartiacque di Nusco con ai due lati i castelli di Oppido e di Nusco (ormai scomparsi) e dalla valle del Sele con il castello della Rotonda dinanzi al valico. Inoltre, nella valle erano presenti i castelli di Bagnoli e Montella. Si è scoperto che all’arrivo del nemico lungo questa linea difensiva si inviavano segnalazioni con fuochi e specchi da un castello all’altro. Dalla sommità del castello della rotonda Montella è coperta dalle montagne, ma tra gli alberi si vede Bagnoli che a sua volta ha dinanzi Montella ed è nascosta a Nusco. Inoltre, oltre il valico, nell’alto Tusciano è presente sulle cartine I.G.M. un rilievo denominato “Toppo Castello” da cui è possibile vedere tutta la valle e gli altri castelli della linea. Del Castello in questione, sito su un'altissima “tempa” (1.199 m s.l.m.), sono stati portati alla luce i ruderi, da cui è risultato che esso dovesse essere non solamente un luogo fortificato, ma anche un sito abitato, fornito di due accessi l'uno a ovest, l'altro a sud era anche ben fortificato, a protezione del primo vi erano, poi, due torri, la cui struttura rendeva improbabile qualsiasi tentativo di penetrazione nell'interno, mentre il secondo dell'ampiezza di circa un metro e mezzo era protetto da una torre a pianta triangolare e da una serie di caditoie. La superficie dell'estensione di circa 4 ha, circoscritta da naturali contrafforti di materiale calcareo o, in assenza di esso, da mura spesse anche due metri, presenta le vestigia di una ventina di fabbricati: il che induce a concludere che “quel monumento” non solo era un castello fortificato (=oppidum), ma qualcosa di più. Era una fara? Certo il Castello, secondo i rilievi fatti dal prof. Di Muro, daterebbe la sua origine all'inizio della conquista longobarda di quelle terre e doveva avere , per la sua posizione strategica, una funzione non solamente difensiva e di controllo, come rilevasi dalla topografia della zona e dalla conoscenza della locale storia altomedievale facente riferimento a Conza, poi a Benevento e quindi a Salerno, ma anche commerciale per la ricchezza dei boschi di faggio, dei pascoli, e per la presenza di materiale ferroso. Acerno, è bene ricordarlo in epoca, in verità più recente XVII secolo, era celebrata per le sue famose ferriere, sorte grazie alla presenza di materiale ferroso esistente nelle sue montagne e, in particolare, in zona vicina al detto Castello. In ogni caso è fuor di discussione che il rudere ci induca a ritenere che il Castello era si una fortezza, ma “con funzioni abitative”, che secondo l'equipe calabrese sarebbe stata realizzata intorno al VII secolo e avrebbe conosciuto il declino verso l'XI. Altri link: http://www.terredellupo.it/2014/12/29/in-quel-castello-sui-monti-e-passata-la-storia/, http://www.prolocoacerno.it/articoli/tusciano.htm
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Acerno#Monumenti, http://www.comune.acerno.sa.it/la-citta/storia, http://www.laceno.org/inverno/ce-un-castello-su-quei-monti-castello-della-rotonda-un-luogo-dove-e-passata-la-storia/, http://www.juppavitale.it/Centro%20studi/castello-acerno.htm
Foto: la prima è presa da http://www.terredellupo.it/2014/12/29/in-quel-castello-sui-monti-e-passata-la-storia/, la seconda è presa da http://www.laceno.org/inverno/ce-un-castello-su-quei-monti-castello-della-rotonda-un-luogo-dove-e-passata-la-storia/
Dal Catalogo Baronum risulta feudatario di Acerno e Giffoni Sei Casali, intorno al 1150, Guido de Acerno, che aveva ereditato i feudi dal padre Tomrnaso. Il 17/08/1254 Papa Innocenzo IV confermò a Filippo d'Acerno il possesso di Acerno, Castronuovo e di vari beni feudali. Nel 1272 Carlo I d'Angio concesse al figlio primogenito Carlo il principato di Salerno, fra i cui baroni si trovava "Adenasius de Tarascono pro castris Acerni ed Castellinovi". Il principe Carlo il 22/02/1291 nominò Riccardo d'Aiello di Salerno balio di Giovanni di Acerno. Nel 1298 il feudo di Acerno fu donato a Ruggiero di Lauria, grande arnmiraglio del Regno. Indi I'ebbe Guglielmo Vaccaro (1337), Roberto Grillo (1346), Francesco Guindazzo (1381), Antonio de Muro (1445). Nel 1469 Troiano Santomango era signore di Acerno, Calabritto e Muro. Nel l507 le terre di Acerno e Calabritto furono concesse con Real privilegio del 31/05/1507 a Ottaviano Colonna, a cui successe il figlio Marcello. Nel 1534 Camillo Colonna denunciò la morte di Marcello suo padre, il quale possedeva Acerno, Calabritto e il feudo di Rigalise. Camillo morì il 10/12/1558 e gli successe il figlio Pompeo, che nel 1577 vendette per 30.500 ducati Acerno e Calabritto a Diomede della Cornia, marchese di Castiglione. Diomede morì il 02/10/1596 e gli successe il figlio Ascanio, il quale morì il 12/08/1605 e gli successe il figlio Fulvio. Nel 1619 fu prestato Regio Assenso alla vendita da parte di Fulvio di Acerno e Calabritto a Giovan Battista d'Aste per 39.000 ducati. Il 01/02/1634 morì Giovan Battista e gli successe il figlio Carlo, al quale successe il figlio Maurizio, dopo la morte del padre avvenuta il 22/09/1648. Il 31/10/1659 fu prestato Regio Assenso alla vendita fatta da Maurizio a Geronimo d'Aquino, il quale nel 1665 vendette il feudo ad Antonio Tocco. Il 05/03/1678 morì Antonio e gli successe il nipote Carlo, il quale vendette a Nicola Gascon Y Altanas, Cavaliere dell'Ordine d'Alcantara, le terre di Acerno e Calabritto con strumento stipulato a Napoli dal notaio Gregorio Servillo il 30/08/1698. A Nicola, che il 24/11/1698 aveva ottenuto il titolo Marchese successe Antonio Gascon Y Vandeinde. Il feudo di Acerno fu devoluto alla Regia Corte in seguito alla morte avvenuta senza legittimi successori in via feudale del Marchese Giuseppe Gascon, ultimo possessore nel 1777. Nel 1781 fu prestato Reale Assenso alla vendita fatta "sub hasta regiae carnerae" della città di Acerno a beneficio di Girolano Mascaro, Patrizio della città di Salerno e Presidente della Regia Camera. Questi, con l'eversione della feudalità (1806), fu l'ultimo feudatario di Acerno. Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Montecorvino, appartenente al Distretto di Salerno del Regno delle Due Sicilie. Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia, ha fatto parte del mandamento di Montecorvino, appartenente al Circondario di Salerno. Il comune ha subito gravi danni nel terremoto del 1980. Nel 1076 Roberto il Guiscardo era diretto a Salerno per espugnare il cognato Gisulfo rinchiuso nella torre maggiore del castello Arechi da ben sette mesi. Quindi decise di distruggere il più pericoloso presidio nei monti a nord di Salerno: il castello della Rotonda. I Normanni del Guiscardo erano un popolo di guerrieri e durante la loro inesorabile avanzata avevano già distrutto Conza della Campania e S. Agata di Puglia. I Longobardi, invece, dopo quattro secoli di dominazione si erano acculturati e riuscirono ad opporre poca resistenza all’avanzata normanna. Il castello della rotonda dopo una feroce battaglia fu spazzato via e presto lo scomunicato Roberto il Guiscardo assuefaceva la sua sete di potere aggiungendo anche Salerno ai suoi domini. Ovviamente in questo periodo fu attaccato anche il castello longobardo di Bagnoli e venne costruito quello che oggi conosciamo come “castello cavaniglia” (architettonicamente fin troppo simile agli altri castelli Normanni presenti in Italia). Il castello della rotonda era stato costruito nella stessa epoca del castello longobardo bagnolese a Lafelia. I Longobardi erano presenti in Campania dal 762 D.C., ma la linea difensiva che univa Salerno a Benevento (attraverso vari castelli) venne costruita per difendersi dai Franchi sul finire dell’ottavo secolo. Questa era una zona di confine tra il beneventano ed il salernitano, per questa ragione occorreva sorvegliare i due punti di accesso all’alta valle del Calore: dalla valle dell’Ofanto lo spartiacque di Nusco con ai due lati i castelli di Oppido e di Nusco (ormai scomparsi) e dalla valle del Sele con il castello della Rotonda dinanzi al valico. Inoltre, nella valle erano presenti i castelli di Bagnoli e Montella. Si è scoperto che all’arrivo del nemico lungo questa linea difensiva si inviavano segnalazioni con fuochi e specchi da un castello all’altro. Dalla sommità del castello della rotonda Montella è coperta dalle montagne, ma tra gli alberi si vede Bagnoli che a sua volta ha dinanzi Montella ed è nascosta a Nusco. Inoltre, oltre il valico, nell’alto Tusciano è presente sulle cartine I.G.M. un rilievo denominato “Toppo Castello” da cui è possibile vedere tutta la valle e gli altri castelli della linea. Del Castello in questione, sito su un'altissima “tempa” (1.199 m s.l.m.), sono stati portati alla luce i ruderi, da cui è risultato che esso dovesse essere non solamente un luogo fortificato, ma anche un sito abitato, fornito di due accessi l'uno a ovest, l'altro a sud era anche ben fortificato, a protezione del primo vi erano, poi, due torri, la cui struttura rendeva improbabile qualsiasi tentativo di penetrazione nell'interno, mentre il secondo dell'ampiezza di circa un metro e mezzo era protetto da una torre a pianta triangolare e da una serie di caditoie. La superficie dell'estensione di circa 4 ha, circoscritta da naturali contrafforti di materiale calcareo o, in assenza di esso, da mura spesse anche due metri, presenta le vestigia di una ventina di fabbricati: il che induce a concludere che “quel monumento” non solo era un castello fortificato (=oppidum), ma qualcosa di più. Era una fara? Certo il Castello, secondo i rilievi fatti dal prof. Di Muro, daterebbe la sua origine all'inizio della conquista longobarda di quelle terre e doveva avere , per la sua posizione strategica, una funzione non solamente difensiva e di controllo, come rilevasi dalla topografia della zona e dalla conoscenza della locale storia altomedievale facente riferimento a Conza, poi a Benevento e quindi a Salerno, ma anche commerciale per la ricchezza dei boschi di faggio, dei pascoli, e per la presenza di materiale ferroso. Acerno, è bene ricordarlo in epoca, in verità più recente XVII secolo, era celebrata per le sue famose ferriere, sorte grazie alla presenza di materiale ferroso esistente nelle sue montagne e, in particolare, in zona vicina al detto Castello. In ogni caso è fuor di discussione che il rudere ci induca a ritenere che il Castello era si una fortezza, ma “con funzioni abitative”, che secondo l'equipe calabrese sarebbe stata realizzata intorno al VII secolo e avrebbe conosciuto il declino verso l'XI. Altri link: http://www.terredellupo.it/2014/12/29/in-quel-castello-sui-monti-e-passata-la-storia/, http://www.prolocoacerno.it/articoli/tusciano.htm
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Acerno#Monumenti, http://www.comune.acerno.sa.it/la-citta/storia, http://www.laceno.org/inverno/ce-un-castello-su-quei-monti-castello-della-rotonda-un-luogo-dove-e-passata-la-storia/, http://www.juppavitale.it/Centro%20studi/castello-acerno.htm
Foto: la prima è presa da http://www.terredellupo.it/2014/12/29/in-quel-castello-sui-monti-e-passata-la-storia/, la seconda è presa da http://www.laceno.org/inverno/ce-un-castello-su-quei-monti-castello-della-rotonda-un-luogo-dove-e-passata-la-storia/
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