giovedì 3 novembre 2022

Il castello di giovedì 3 novembre

 


PONTEVICO (BS) - Castello

Edificio glorioso, fu costruito dai bresciani, dopo l'anno Mille. Inizialmente appartenne ai Martinengo, i quali, nel 1127 lo promisero al vescovo di Brescia. Nel 1208 i bresciani cercarono di impossessarsene per consegnarlo poi ai cremonesi. Si ritiene che Pontevico fosse il "portus brixianus" e cioè il punto di arrivo delle merci provenienti dal fiume Po e successivamente dirette a Brescia. Con la caduta della Repubblica Veneta (che l’ebbe in dominio dal 1426 al 1797) perse qualsiasi importanza militare e strategica e, dopo alcuni anni di abbandono nelle mani del Demanio, venne acquistato dall’industriale cremonese Pietro Cadolini per collocarvi una fonderia. Con cinque forni a riverbero, la fonderia funzionò una trentina d’anni, in collegamento con l’altra che da molti più anni era attiva nella parte bassa del paese, poco distante dal cimitero. Ritiratosi dall’attività industriale il Cadolini vendette il castello ad un principe tedesco, certo Kewmüller, che era intenzionato a ricostruirlo dalle fondamenta per un’abitazione signorile e per varie attività industriali. Nel 1844, su progetto dell’Ing. Emilio Brilli, iniziarono i lavori di demolizione e di innalzamento dei nuovi edifici, ma dopo quattro anni – quando si dovette sospendere il tutto a causa dei moti politici della prima guerra di indipendenza (1848) – erano state innalzate soltanto due ali del grande quadrilatero. Quando Mons. Cremonesini acquistò il complesso il 6 febbraio 1900 dalla nobile contessa Costanzina Borromeo D'Adda, cui era pervenuto per eredità dal Kewmuller per dote matrimoniale, godette della raccomandazione fraterna dell'Eccellentissimo Mons. Geremia Bonomelli, intimo dei Borromeo. L'abate che non era solito perdere tempo nell'affrontare i problemi che riteneva pressanti per la loro gravità, si affrettò appena perfezionato l'atto di acquisto del castello e la sua liberazione da parte dell'affittuale Casarotti, a predisporre i locali per l'accoglienza delle ammalate che, per natura dei loro disturbi e la speciale sorveglianza di cui avevano bisogno, erano rifiutate dagli altri istituti. La casa venne ufficialmente aperta il 18 marzo 1901, con l'accoglienza di due ricoverate da parte del fondatore e di tre suore Ancelle della Carità che la Rev.ma Madre Generale Felice Passi fu lieta di accordare al Cremonesini avendo compreso l'importanza dell'opera che stava sorgendo a Pontevico. Nei primi tempi nella Casa regnò sovrana la povertà. Tuttavia per la nuova Opera l'Abate seppe attivare in molti abitanti del paese una catena di cordiale carità che contribuì ad attenuare i disagi della prima ora e, in pochi mesi, a garantire alle ospiti dell'Istituto una vita decorosa. Nel 1910 fu emanato il Decreto Reale di riconoscimento con il titolo di "Casa di ricovero per Frenasteniche ed Epilettiche" in Pontevico. Contemporaneamente venivano approvati lo Statuto Organico ed il regolamento Interno. L'assestamento giuridico della fondazione parve porre le ali al suo cammino, tanto che il fondatore decise di completare in breve tempo il quadrilatero del castello: nel 1911 fece innalzare l'ala a sera e nel 1912 quella a mattina. La morte improvvisa dell'Abate Cremonesini nel pomeriggio del 29 dicembre del 1917 non interruppe il cammino dell'opera da lui fondata. Nel 1926 la Comunità pontevichese celebrò con gran pompa il XXV di fondazione dell'Istituto, presente il Vescovo diocesano Mons. Giacinto Gaggia. Un serio incidente capitò nel 1929 allorquando scoppiò un incendio nel III reparto, che provocò la caduta di una trave. Il bilancio del malaugurato incidente fu di una ragazza morta e di una ventina di ferite. Nello stesso periodo si dovette provvedere d'urgenza alla demolizione della grande torre centrale del corpo sud del castello perchè minacciava rovina. Nonostante la richiesta di ricostruzione da parte di molti pontevichesi che la ritenevano un elemento tipico del paesaggio di Pontevico, non se ne fece nulla fino agli anni settanta. Un evento gravissimo fu lo scoppio della seconda guerra mondiale che, nell'ultimo periodo di belligeranza arrecò danni ingentissimi alle strutture murarie del castello. Agli inizi degli anni sessanta si presentò come indilazionabile la soluzione di due grossi problemi: quello attinente il personale in servizio all'Istituto e quello attinente il personale in servizio all'Istituto e quello riguardante il rifacimento dell'antica struttura del quadrilatero del castello. Per quanto riguarda il personale si è provveduto all'assunzione di un adeguato numero di addetti laici, con qualifiche specifiche per le attività da svolgere. Per quanto riguarda invece la demolizione e la costruzione del nuovo edificio centrale, in via preventiva sono stati condotti sondaggi del terreno e delle strutture. Dopo i diversi accertamenti l'Amministrazione decise di far demolire tutto il vecchio castello e ricostruirlo, per lotti, tenendo conto non solo della solidità dell'edificio ma anche degli ultimi risultati acquisiti dalla scienza medica e particolarmente delle disposizioni sanitarie governative e regionali relative all'assistenza psichiatrica. Ci vollero più di venti anni di lavoro per portare a compimento il progetto studiato dell'Ing. Nello Brunelli e da lui seguito con tanta cura. La morte lo colse prematuramente prima di aver portato a termine la facciata d'ingresso con le sue tre torri e la parte ornamentale. Al castello neo-gotico cremonesiano è subentrato un fabbricato maestoso con le caratteristiche di un antico castello medievale, dotato di torri e merlature varie. Lo spazio venne così predisposto: al piano terra i soggiorni, i refettori, le sale per le visite alle ospiti, la portineria, la sala consigliare e gli uffici amministrativi. Al I e al II piano furono sistemati i vari dormitori. Un reparto venne allestito per le Suore e quattro sale vennero destinate per la scuola. Ogni reparto ebbe a disposizione un proprio cortile. Ai grandi cambiamenti strutturali si pensò di far seguire anche il cambiamento del nome dell'Istituto: da "Casa di ricovero per Frenasteniche ed Epilettiche" si passò a "Istituto Neuropsichiatrico Abate Cremonesini". L'approvazione arrivò l'8 novembre 1966 col Decreto Presidenziale della Repubblica Giuseppe Saragat. L'Istituto, definito “Cittadella della Carità”, è costituito da un complesso di fabbricati dei quali il principale è rappresentato dal monumentale “Castello” a forma quadrangolare; gli altri gli fanno da corona ad est e a sud. Si entra da via Roma attraversando un cortiletto contornato da verdi giardini alberati. L’interno del “Castello” offre un’immagine incantevole: giardini verdi, porticati su tutto il perimetro con superiore loggetta e la chiesetta alla quale si accede anche tramite porticati che si diramano da quelli perimetrali. La chiesa è circondata da cortili alberati molto accoglienti.Altri link per approfondimento: https://www.preboggion.it/CastelloIT_di_Pontevico.htm, https://www.youtube.com/watch?v=gprUdKsYTbk (video di Le Storie e Spifferi bresciani)

Fonti: https://www.parcooglionord.it/luoghi/castello-di-pontevico/, https://www.istitutocremonesini.it/istituto_castello.htm, https://brescia.cosedafare.net/luoghi/beni-artistico-architettonici/castello-torre/castello-pontevico-5828.html, http://halleyweb.com/c017149/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/3

Foto: la prima è presa da http://www.halleyweb.com/c017149/zf/index.php/galleria-fotografica/index/album/album/8, la seconda è una cartolina della mia collezione

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