MINEO (CT) - Castello di Mongialino
Siamo nel Calatino, nella parte orientale della
Sicilia, in quella zona, ai confini della piana di Catania, che si trova
immersa tra le propaggini meridionali dei Monti Erei e la parte nord-occidentale dei Monti Iblei. E proprio nel territorio di Mineo - nei pressi della
frazione di Borgo Pietro Lupo - sorge, su un colle roccioso ed impervio, a
dominio del sottostante vallone del torrente Pietrarossa, il Castello di Mongialino, conosciuto
anche con il nome di Castello di Monte
Alfone. Il maniero, con il castelluccio di Serravalle (https://castelliere.blogspot.it/2014/02/il-castello-di-lunedi-3-febbraio.html),
sorvegliava da sud gli accessi alla piana di Catania e rientrava nel sistema
difensivo del paese di Mineo. Risale all'alto medioevo ed è composto da una
torre toroidale (fatto unico nell'architettura siciliana dell'epoca) e da una
cinta muraria irregolarmente poligonale. Purtroppo del singolare mastio
circolare resta in piedi solo metà struttura, e non sono più visibili la porta
d’ingresso ed il ponte levatoio di cui parlava nel 1757 l’abate Vito Amico. Del
mastio circolare restano oggi visibili la prima elevazione e solo pochi
ruderi della seconda, ma lo stesso Amico, a metà del ‘700, scriveva
dell’esistenza di quattro elevazioni,
collegate da una scala interna. Probabilmente quindi i due piani erano
divisi da due solai lignei,
formando i quattro piani osservati dall’abate. L’ipotesi è avvalorata
dalla presenza di grandi cornici, poste circa a metà altezza dei muri del primo
piano, su cui probabilmente poggiavano i solai. Il torrione semicircolare
rimasto, che non ha simili nella regione, è comunque imponente, e lascia
stupito il visitatore per la sua maestosità ed il fascino che
promana. Entrando nell’ambiente “anulare”
formato dalle due strutture concentriche, è possibile osservare alcune saiettiere strombate verso l’interno e
l’ingresso di una particolare cisterna
cilindrica, posta proprio al centro del mastio, che raccoglieva un tempo
le acque piovane provenienti dalla copertura. Un’altra cisterna si può
osservare a fianco del donjon, all’interno del cortile formato dalla cinta
muraria merlata. Conviene avere molta prudenza
nel visitare questa parte della struttura. Purtroppo infatti i resti del
castello sono pericolanti, e non è difficile assistere a dei crolli, come
d’altronde evidenziano le grosse strutture murarie che giacciono dirute lungo
il pendio. Il degrado regna
sovrano a Mongialino, con il castello che versa in completo abbandono. La
struttura presenta evidenti problemi statici con profonde lesioni e parti
prossime al crollo. Molte pietre degli archi e del tetto sono in procinto di
distaccarsi. La struttura necessiterebbe di interventi urgenti di tamponamento,
senza i quali si rischia concretamente di perdere ciò che resta di uno dei
castelli più singolari e spettacolari di tutta la Sicilia. Dal maniero si gode
infatti la vista di un paesaggio collinare molto suggestivo e, specialmente
d’inverno, con il verde lussureggiante e le numerose pozze d’acqua che si
vengono a formare dopo le piogge, sembra quasi di essere in qualche angolo del Lake District, la regione inglese
mossa da rilievi e vallate pittoresche che ha ispirato tanti poeti e pittori
dell’ottocento. A chi vuole intraprendere un'escursione in questo luogo
abbandonato, è consigliato di muoversi
con cautela all'interno delle mura, in quanto il pericolo crolli è
sempre in agguato. In una struttura medievale che rischia il disfacimento totale, è buona norma non
arrampicarsi sui muri, non toccare o muovere pietre che sono o sembrano
staccate dalla muratura, non produrre suoni molto acuti. La stabilità delle
volte che caratterizzzano il pavimento della seconda elevazione è davvero
precaria, e realmente potrebbe cedere da un momento all'altro. Il castello è
citato dal geografo arabo Idrisi, che lo chiama "casale" al-Khalil
(Manzil (Abī) Khalīl - منزل (أبي) خليل). Feudatari del castello furono
dapprima (1150-1180 circa) i membri della famiglia Paternò con Costantino II
Paternò, conte di Buccheri, di Butera e di Martana, poi i membri della famiglia
di origine normanna de Luci (il conte Bartolomeo de Luci e poi sua figlia Margherita
nel 1199), poi Manfredi di Mazzarino nel 1200, dominio regio nel 1287, Blasco
Lancia nel 1320 e Manfredi III Chiaramonte nel 1355. Il castello viene citato
dallo storico Tommaso Fazello nel De Rebus Siculis Decades Duae (1558) e
dall'abate Vito Amico nel "Lexicon topographicum siculum" (1757),
riferendo come all'epoca la costruzione fosse per lo più intatta e come nel XVII
secolo si fosse tentato di ripopolare la zona. Dai reperti rinvenuti in epoca
moderna, risulta che il colle sul quale fu costruito il castello è stato in
realtà abitato fin dall'età del bronzo (XII secolo a.C.). Altri link suggeriti:
http://www.mondimedievali.net/Castelli/Sicilia/catania/mongialino.htm (scheda
di Giuseppe Tropea), https://www.youtube.com/watch?v=fOY-HC2jyZ4 (video di
usugghiu daturri), https://www.youtube.com/watch?v=rjd-D1283DY (video di
Michele Iannizzotto), http://www.virtualsicily.it/Monumento--CT-656, http://www.siciliafotografica.it/gallery/main.php?g2_itemId=4279,
http://www.castelli-sicilia.com/links.asp?CatId=271.
Fonti: http://www.icastelli.it/it/sicilia/catania/mineo/castello-di-mongialino,
https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Mongialino
Foto: la prima è di maxstudio su http://www.panoramio.com/photo/77848436,
la seconda è di Giacomo Buscemi su http://www.foto-sicilia.it/foto.cfm?idfoto=163135&idcategoria=5&idfotografo=2937
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