FELTRE (BL) - Castello di Alboino
Durante il dominio dei Longobardi Feltre fu aggregata al ducato di Ceneda.
Di quel periodo restano tracce nella denominazione del maniero che sovrasta la
città e nel toponimo della frazione di
Farra (dal germanico Fara, "accampamento").
La città fu in seguito dei Franchi di Carlo Magno che le restituirono un ruolo
di centralità territoriale e di autonomia, quindi passò al successore di Carlo,
Berengario re d'Italia. Da questo periodo sino al XIV secolo, si affermò sempre
più il potere episcopale, in modo particolare da quando con la dinastia
Ottoniana i vescovi furono elevati al rango di conti. A Feltre il vescovo era a
capo di un
comitatus (una contea) piuttosto esteso e comprendente oltre
al Feltrino attuale (esclusi alcuni centri posti a sud, ricadenti nella pieve
di Quero a sua volta compresa nella contea dei Collalto), anche le valli del Primiero,
del Tesino e della Valsugana sino a Pergine. Durante il XIII e il XIV secolo
Feltre fu coinvolta nelle tragiche vicende legate alla signoria dei Da Romano
(con il noto Ezzelino), finendo infine sotto il potere dei Da Camino. A questi
seguirono i Carraresi, dal 1315 al 1337, gli Scaligeri di Verona e, infine, i
Visconti di Milano. Nel 1404, alla morte del duca di Milano Gian Galeazzo
Visconti, Feltre, non potendosi più difendere da sola dalle mire dei Carraresi,
preferì seguire l'esempio di Vicenza e sottomettersi al dominio della Repubblica
di Venezia (fatto tuttora ricordato con il palio locale). L'età veneziana
assicurò ai feltrini, salvo qualche breve parentesi, uno stato di pace e di
prosperità. Tuttavia nel 1509, nel corso della guerra cambraica, la città fu
quasi interamente distrutta dalle truppe dell'imperatore Massimiliano I che, a
capo della Lega di Cambrai, scese in Italia per combattere la Serenissima. Al
termine del conflitto, dopo quello che è ancor oggi ricordato come
"l'Eccidio di Feltre", la ricostruzione trasformò Feltre in un
unicum
architettonico ed urbanistico, ben delineato dai canoni estetici e culturali
del Rinascimento. Dal Seicento si ebbe però un evidente decadimento della
città. La crisi veneziana si riverberò anche sulla plaga feltrina, le
produzioni locali di lane grezze, di legno e di ferro entrarono in una fase
critica, con un conseguente malessere economico. Rimase un'agricoltura povera e
insufficiente a sostenere il reddito generale del territorio. Nel 1729 Feltre
ebbe Carlo Goldoni impiegato come coadiutore della Cancelleria carceraria.
Goldoni era allora ancora ben lontano dall'essere il celeberrimo maestro e
riformatore del teatro, ma si mostrava con tutta evidenza già interessato alla
scena e agli attori, tanto che, nel 1730 al Teatro de la Sena di Feltre
andarono in scena alcuni suoi lavori teatrali (
Il buon padre e
La
cantatrice). Nel 1797, caduta Venezia, il Feltrino fu invaso dai francesi
di Napoleone e amministrato dalla fazione democratica; risale a quegli anni la
scalpellatura delle lapidi venete i cui testi, resi illeggibili, si vedono
ancora sulle facciate delle case patrizie nella città vecchia. Occupata dagli
austriaci nel 1798, in seguito al trattato di Campoformio, Feltre entra a far
parte del Regno Italico con capitale Milano. Il Castello di Feltre è meglio
conosciuto come Castello di Alboino. Tra storia e leggenda si narra che esso fu
edificato nel 570 proprio dal famoso re longobardo su una preesistente torre di
vedetta romana, ma le prime testimonianze documentarie risalgono solo al X-XI
secolo. Il Colle delle Capre è il rilievo su cui sorge la cittadella protetta
da una cinta muraria che ancora oggi è quasi completamente conservata. L'edificio,
le cui parti più antiche sono in pietra calcarea chiara e che veniva utilizzato
come rifugio per gli abitanti di Feltre in caso di attacco, è posizionato nel
punto più alto del colle ed era completamente cinto da mura con quattro torri
angolari, secondo la composizione tradizionale dei manieri presenti in tutta
l'area. Il castello subì diverse modifiche nel corso dei secoli: Antonio
Cambruzzi, storico feltrino, parla di un restauro agli inizi del Duecento e di
un altro nella seconda metà del Cinquecento, quando, a causa di un fulmine,
crollarono le campane sfondando i solai fino a terra. La torre settentrionale,
in corrispondenza della Torre dell'Orologio, era detta Torre delle Polveri e di
essa restano solo le fondamenta. La Torre del Campanon, che ancora oggi domina
con la sua altezza l'intero complesso, veniva utilizzata per annunciare, con il
suono delle sue campane, l’inizio delle esecuzioni capitali e per comunicare,
attraverso segnali di fuoco o fumo, con il Santuario dei Santi Vittore e Corona
sul Monte Miesna e con il Col Marcellon, luoghi in cui si rifugiavano gli
abitanti in caso di pericolo. L'attuale campana della Torre è stata fabbricata
a Bormio e installata nel 1664; è stata simbolo militare e annunciatrice delle
adunanze pubbliche della cittadinanza, tanto che fino al 1970 era suonata per
annunciare il consiglio comunale. Al di sopra della porta d'ingresso al piano
terra, sono scolpiti in bassorilievo tre stemmi: quello al centro presenta un
castello turrito che è lo stemma della Città. Sulla facciata sud del Campanon
era dipinto un leone di San Marco, simbolo della Repubblica di Venezia che
governò la città dal 1404 al 1797. Allo stato attuale la Torre del Campanon
presenta tre fasi costruttive: il primo stadio, fino a 19 metri di altezza, è
di origine protoromanica, il secondo, che va dai 19 ai 25 metri, risale al Tardo
Medioevo e l'ultimo, fino a 35 metri, è della seconda metà del Cinquecento.
Sono tre stadi di costruzione legati ad altrettanti periodi della storia di
Feltre ed in particolare il rifacimento cinquecentesco è collegato al
disastroso incendio che distrusse la Città nel 1510. La Torre dell'Orologio si
affaccia sul sagrato della Chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano e su Piazza
Maggiore e presenta in cima una particolarità: una mezzaluna di provenienza
mediorientale, parte del bottino di guerra dei Veneziani raccolto durante la
battaglia di Lepanto del 1571. L'edificio principale ospita anche una piccola
cappella, una cucina e la sala d’armi, dove ancora oggi sono conservati dei
bellissimi affreschi, attribuiti al pittore feltrino Lorenzo Luzzo ed alla sua
scuola. Lo stesso pittore affrescò il castello esternamente nel 1518; di questi
dipinti oggi rimane solo qualche piccolo lacerto. Il cortile interno presenta
un pozzo riconducibile al Tardo Medioevo costituito da una vasca monolitica.
Originariamente si poteva entrare nel castello attraverso una porta che
sovrastava le attuali Fontane Lombardesche costruite nel corso del Quattrocento
e si apriva sul lato occidentale della Torre dell’Orologio. Attualmente il castello
è ben visibile dalle strade che giungono a Feltre oltre che da Piazza Maggiore
dove parte la piccola salita che raggiunge l'ingresso del maniero. Altri link
suggeriti: https://www.magicoveneto.it/Feltrino/Feltre/Feltre-Castello-Alboino.htm,
https://www.youtube.com/watch?v=fagNeQmgZew (video di solovisioneHD).
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Feltre, http://www.infodolomiti.it/dolomiti-da-vedere/castelli/castello-di-alboino/6760-l1.html,
http://piavein.org/point/castello-alboino/
Foto: la prima è presa da https://camminogregoriano.files.wordpress.com/2014/11/feltrealboino1.jpg,
la seconda è michel.corrent su http://picssr.com/tags/alboino
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