CAMPOFELICE DI ROCCELLA (PA) - Castello di Roccella
Distrutto in seguito all'invasione degli Arabi, agli inizi del Duecento il castello di Roccella venne ceduto alla Chiesa di Cefalù e qualche anno dopo al Monastero di S.Maria di Montevergini. Nel secolo successivo fu usurpato dai Ventimiglia, conti di Collesano, ai quali si deve la realizzazione di un caricatore di granaglie nei pressi della costruzione. Attorno al 1350 Francesco II Ventimiglia, conte di Geraci e di Collesano, si occupò della ricostruzione della torre, così come si presenta nell'attuale aspetto. Nel 1507 il feudo venne acquistato da Paolo Alliata che lo tenne sino al 1666. Tre anni dopo fu fondato l'attuale centro abitato di Campofelice di Roccella, con "licenza populandi" del re di Spagna Carlo II concessa al nobile Gaspare La Grutta. Il castello sorge su un affioramento roccioso (lungo non meno di 80 e largo da 10 a 20 m) che interrompe la monotonia della spiaggia ghiaiosa di Roccella protendendosi con l’ultima parte direttamente a strapiombo sul mare. Appena a est del castello si trova la foce del torrente omonimo che rappresentava nel passato una buona fonte di approvvigionamento idrico. Il territorio di Roccella è delimitato ad ovest dal corso del fiume Imera Settentrionale, una delle principali vie di penetrazione naturale verso l’interno della Sicilia, e ad est da quella del torrente Piletto. E’ costituito da una fertile, ancorché ben poco estesa, pianura costiera. Roccella costituisce lo sbocco naturale sul Tirreno del retrostante territorio madonita di Collesano e Gratteri. Gli imponenti resti monumentali oggi esistenti non potrebbero da soli dare una idea complessiva dell’aspetto originario del castello. La ricostruzione è, però, resa possibile dagli acquarelli di Spannocchi e Camilliani della fine del ‘500, che mostrano il castello intatto e in funzione, e da una fotografia degli inizi del XX secolo (annullo postale del 1910) che documenta uno stadio di fatiscenza del complesso ancora molto inferiore a quello attuale. Il castello si componeva sostanzialmente di due parti: un grande torrione posto all’estremità meridionale dell’affioramento roccioso e del complesso castrale; un corpo di fabbrica a pianta apparentemente rettangolare, originariamente a più piani, che seguiva l’andamento della rupe e si protendeva ortogonalmente alla linea di costa, nell’ultima parte a strapiombo sul mare. Il torrione si è conservato sostanzialmente intatto, mentre il corpo di fabbrica è andato quasi interamente distrutto, conservandosene esclusivamente le parti basamentali. Camilliani lo dipinse però (con veduta da ovest) come integro, con almeno tre piani (evidenziati da tre file di aperture a diversi livelli), coperto da un tetto presumibilmente a doppio spiovente con camino e serrato alle estremità sud e nord da due torri le cui terrazze merlate superavano di poco il colmo del tetto. Sempre secondo l’acquarello di Camilliani, il borgo che si stringeva a sud-ovest sotto il torrione era costituito da casette con copertura a tegole ed era racchiuso da mura direttamente collegate al castello. Tutto l’insediamento era rifornito d’acqua da un acquedotto ad arcate, ben raffigurato da Camilliani ed ancora oggi in parte conservatosi. Del corpo di fabbrica (o piuttosto del palazzo) non restano oggi che gli ambienti basamentali coperti da volte a botte e la metà di un ambiente coperto da volta a calotta (sezionata dai crolli) che sorge sulla parte più settentrionale della rupe. La già ricordata immagine fotografica dei primi del ‘900 ne mostra, però, le mura per un’altezza almeno doppia rispetto a quella attuale. Il torrione ha pianta rettangolare (14,15 x 7,75 m per un’altezza di circa 20 m e spessori murari intorno ai 2,50 m) ed è costruito, come il resto del complesso, in muratura incerta di pietrame calcareo e ciottoli fluviali, l’uno e gli altri agevolmente ricavabili nelle vicinanze. Solo i cantonali sono realizzati in pietra da taglio. La divisione interna in tre piani (più una cisterna sotterranea) è rimarcata all’esterno da riseghe. Sul lato breve nord si apre, al primo piano, la porta d’accesso raggiungibile mediante una rampa di scale esterna, parzialmente conservatasi. Il secondo piano su questo fronte era illuminato da una sola finestra con arco ribassato. Il prospetto lungo est, che guarda verso la foce del torrente Roccella, presenta in corrispondenza del piano terreno solo due finestrelle più un’altra apertura risparmiata dalla costruzione della modesta scarpatura addossata alla parte basamentale. Al primo piano si aprono due finestroni archiacuti ed una finestrella quadrata al secondo. Il lato breve sud, anch’esso rincamiciato alla base, presenta una finestrella al piano terreno, un finestrone archiacuto al primo piano ed un’altra finestra al secondo ed ultimo piano. Il prospetto ovest, oltre ad una porticina al piano terra, presenta un finestrone archiacuto al centro del lato in corrispondenza del primo piano ed una finestra fuori asse al secondo. Presso lo spigolo nord-ovest si apre, inoltre, una porticina con tre beccadelli sottostanti, probabilmente relativa ad una latrina. Il coronamento della terrazza a beccatelli si è parzialmente conservato, mentre, quasi interamente distrutto è andato il parapetto merlato, raffigurato da Camilliani. All’interno, il piano terra è costituito da un unico ambiente rettangolare coperto da una volta a botte a pieno sesto rinforzata da un arcone centrale ad ogiva. Sotto il piano terreno, e ad esso collegato da una botola circolare, si trova una cisterna a pianta circolare (diametro 4,20 m) coperta a calotta e con un’altezza oggi misurabile (ma il fondo è occupato da detriti) in m 3,90. Il primo piano, in origine raggiungibile dall’esterno mediante la rampa scalare, era collegato al piano terra da una scala lignea e da una scaletta ricavata negli spessori murari. Il piano nobile è costituito da un unico salone, illuminato dalle aperture già descritte ed in origine separato dal secondo piano mediante un solaio ligneo sorretto da bellissime mensole lignee. Il solaio è andato distrutto o piuttosto asportato (pare durante l’ultima guerra) mentre rimangono in situ le mensole. Il secondo ed ultimo piano era raggiungibile mediante una scala interna con una prima rampa a sbalzo poggiante su mensole e su una trave lignea (angolo nord-est) e una seconda rampa ricavata negli spessori murari del lato nord. Il secondo piano del torrione, poggiante sulle mensole lignee già menzionate, era fornito di un camino sull’angolo nord-ovest e nicchie incassate nei muri sui lati est e sud. Qui troviamo gli stemmi dei Ventimiglia. E’ coperto da due belle volte a crociera con costoloni poggianti su quattro mensole angolari ed altre quattro aggettanti ai lati dell’imposta di un arcone centrale ogivale di sostegno poggiante su semicolonne con capitelli. Dal secondo piano si giunge alla terrazza mediante una scaletta a tre rampe alloggiata negli spessori murari. Il torrione di Roccella guarda a modelli antichi ed affermati come i donjons normanni di Paternò ed Adrano ma presenta caratteristiche trecentesche ben evidenziate da Spatrisano, in parte comuni ad altri masti di XIV secolo come quelli di Cefalà e Monte Bonifato. All’interno dell’architettura castrale del Trecento Siciliano, costituisce uno dei testi di più alto risultato formale. Ecco il sito web del castello: http://www.castellodiroccella.it/. Altri link suggeriti: http://www.castelli-sicilia.com/links.asp?CatId=177, https://www.youtube.com/watch?v=v6TSGRoDynY (video di Salvo Longo), https://www.youtube.com/watch?v=YdaK-ebp10w (video di Peppe Natoli), https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1531223583659318&set=g.461105674094509&type=1&theater&ifg=1
Fonti: https://www.icastelli.it/it/sicilia/palermo/campofelice-di-roccella/castello-di-roccella, https://www.vivasicilia.com/itinerari-viaggi-vacanze-sicilia/castelli-in-sicilia/castello-di-roccella-campofelice-di-roccella.html
Foto: la prima è presa da http://www.qualecefalu.it/node/16594, la seconda è di Salvatore Pirrera su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/242197/view
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