ANACAPRI (NA) – Castello di Barbarossa
Così chiamato a causa del soprannome del corsaro ottomano Khayr al-Din che
lo espugnò nel 1535, è situato sulle rupi a nord est di Anacapri, a 412 mt. s.l.m.,
su uno dei picchi minori del massiccio del
Monte Solaro. La sua data di
costruzione non è certa, ma è da ascrivere forse alla fine del IX secolo. In
ogni caso era sicuramente esistente alla fine del secolo successivo, edificato
per volere degli amalfitani, i quali eressero la fortezza per controllare
l'intera isola di Capri, avvalendosi della scadente manodopera locale. Il
maniero inizialmente era proprietà di Adelferio, figlio di Sergio di Amalfi, il
quale indicava la zona come
Anglum ad Castellum (letteralmente «l'angolo
nei pressi del Castello»). Adelferio cedette il castello, così come gli altri
suoi possedimenti ad Anacapri (quali Artimo, Orrico e Gradola), il 15 novembre 988
a Giovanni Comite di Capri; nel documento è citato infatti «unam silvam ad
angulum ipsum castellum». Il territorio protetto dalla rocca risulta abitato
abbastanza stabilmente sia nel X che nell'XI secolo. La conquista normanna
della Campania obbligò gli amalfitani ad ammodernare la struttura per offrire
maggior resistenza al nemico. Gli spazi interni della rocca furono quindi
scanditi da nuovi ambienti, tra cui una cappella con volta estradossata. Altri
interventi, avvenuti nel XIII secolo, introdussero una torre cilindrica scarpata,
due cortine, le mensole per le caditoie ed altri elementi che si resero
necessari dopo l'evoluzione delle tecniche d'assedio e delle armi da fuoco. Nel
XV secolo l'isola di Capri fu continuamente sottoposta agli attacchi dei corsari
musulmani. In effetti Capri rappresentava per i pirati un'importante base
strategica per le loro scorrerie lungo il golfo di Napoli e, per questo motivo,
l'isola venne assaltata almeno sette volte. Di conseguenza la popolazione
caprese usò spesso la fortezza come rifugio, ma essa, dopo le incursioni del 1535
guidate dai pirati ottomani Khayr al-Din e Dragut, venne distrutta e chi vi
aveva trovato riparo venne rapito o derubato. Gli angioini tentarono di
ricostruire la fortezza, ma senza successo, a causa della poca esperienza degli
edili napoletani; quindi toccò agli abitanti di Anacapri far fronte alla
manutenzione del castello, che di conseguenza non venne mai ricostruito. Da
questo momento il castello Barbarossa fu quasi totalmente ignorato fino al XVIII
secolo, quando il maniero venne incluso in alcuni trattati di geografia. Venne
tuttavia utilizzato, agli inizi dell'Ottocento, per scopi militari, essendo
stato potenziato sia dagli inglesi (1806), che costruirono delle caditoie per
fucilieri ed una polveriera, sia dai francesi (1808), che realizzarono una
cinta muraria che, partendo dal castello, raggiungeva il termine della scala Fenicia.
Nella metà dell'Ottocento, in seguito alla crescita tra i circoli letterari
dell'interesse per l'ambiente mediterraneo e per i reperti archeologici, alcuni
viaggiatori eruditi descrissero il castello come «una rovina immersa in una
natura selvaggia ed incantevole», e nella prima metà del Novecento la struttura
divenne una tappa obbligatoria segnata in tutte le cartine e le guide
turistiche relative a Capri. Il castello Barbarossa nel 1898 fu acquistato
insieme al territorio circostante dal medico svedese Axel Munthe che,
detestando la caccia ne fece un «santuario degli uccelli». Munthe, infatti,
condusse per tutta la sua vita una campagna per abolire la caccia e riuscì ad
ottenere perfino una legge speciale, stilata da Benito Mussolini stesso, che la
vietava nell'isola per tutto l'anno. Dopo la morte di Munthe, a partire dal 16
giugno 1950 il castello entrò a far parte della Fondazione Axel Munthe ed è di
proprietà del Consolato Svedese che ha sede nella villa San Michele anacaprese.
Il castello ha pianta quadrangolare, ma una delle pareti è semicircolare. I
ruderi della parte più alta, oltre a costituire il nucleo centrale della
costruzione, corrispondono a quella che una volta era la zona residenziale del
maniero; difatti qui vi è una cappella con copertura a volta, abside e un
piccolo campanile a vela. Il quartiere di alloggio era difeso, sul lato aperto
verso Capri, dallo stapiombo naturale della roccia. Al di sotto della cappella,
è presente una cisterna, che venne adibita a magazzino. Accanto alla cappella e
sfalsato rispetto ad essa, è presente un secondo ambiente del quale sono
conservati alcuni elementi architettonici, tra i quali la copertura a volta,
una piccola feritoia ed un'apertura ad arco. Vi è infine un vano coperto da un
solaio in travi di ferro. La fortezza è stata edificata con muratura a sacco,
utilizzando la pietra locale. Le coperture, come già accennato, sono composte
da volte ed i pavimenti sono in maiolica. Degli elementi di difesa, rimangono
due torri: una, a pianta quadrata, costruita in epoca sveva; l'altra, a pianta
circolare, in età angioina. Quest'ultima è composta da una tipica base con il
muro a scarpa su cui si innesta il muro cilindrico della torre, nel punto di
innesto vi è una fascia in pietra grigia di sezione semicircolare detta
redondone. Un'altra torre cilindrica risulta inglobata nei resti di un bastione
che , per le sue caratteristiche si deve ritenere cinquecentesco, forse
costruito proprio dopo l'assedio del Barbarossa. La fortezza è circondata da
una macchia bassa, che risente della siccità e dello scarso nutrimento, quasi
da degradare in gariga. Tra le specie vegetali presenti vi sono il corbezzolo,
la coronilla, l'euforbia, l'erica, la ginestra e il mirto. D'inverno, invece,
fioriscono l'anemone, l'asfodelo, la brassica, il caprifoglio, il croco ed il cisto
rosa e bianco. In prossimità del castello sono presenti alcuni esemplari di pino
d'Aleppo, sopravvissuti agli incendi del 1972 e del 1987 che hanno coinvolto la
pineta piantata nel 1901
in loco dal Munthe. Il castello Barbarossa è sede
della stazione ornitologica di Capri. Infatti il monte dal quale si erge la
fortezza costituisce un'importante tappa per gli uccelli migratori che
sorvolano il Mar Mediterraneo dall'Europa all'Africa per lo svernamento e nel
verso opposto in primavera. L'attività ornitologica nell'isola fu iniziata
dalla Società Ornitologica Svedese nel 1956, cui si è aggiunta all'inizio degli
anni Ottanta la LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli, sostituita poi dal
Centro di Inanellamento dell'Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca
Ambientale di Bologna.
Foto: da
www.capritourism.com e da http://sit.provincia.napoli.it
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