ARCHI (CH) – Castello
Oggi in stato di rudere, è situato su un'altura boscosa, nella parte più
alta del paese, dalla quale domina la Valle dell'Aventino e quella del Sangro.
In epoca medievale esso fu tra le strutture cardine del sistema di
fortificazioni posto a difesa delle zone meridionali della Maiella e della
valle del Sangro. La sua funzione in tal senso era già attestata nell'XI
secolo, quando aveva molto probabilmente già assunto la fisionomia di un
complesso fortificato, con il castello e le mura di cinta. La struttura del
forte si presentava a pianta quadrata e agli angoli si erigevano massicci
torrioni cilindrici, ancora oggi in buona sostanza conservati, uno dei quali
avente un diametro di circa 7,50 metri. Il fortilizio fu eretto secondo le basilari
tecniche costruttive del tempo, che prevedevano l'utilizzo di pietra e malta, e
doveva avere un certa imponenza. Il lato nord aveva un terrapieno a bastioni. Ad
est e ad ovest vi erano fortificati con corpi di fabbrica che aumentavano la
forza di resistenza. Il blocco centrale quadrangolare misurava da 40 x 34 metri
con un cortile interno che misurava 17 x 13 metri. Il castello era suddiviso in
tre piani di cui uno seminterrato. Molteplici sono state le fasi di
trasformazione che l'hanno interessato nel corso dei secoli e ancor più
numerosi i proprietari che hanno gestito il relativo feudo, tra cui le famiglie
Colonna, Carafa, Pignatelli. La prima menzione del maniero risale all'incirca
all'anno 1000 quando si ha notizia di Fara Adami, un centro abitato sul fiume
Sangro, insieme ad Adamo, un prete, e Ranieri, un gastaldo, mentre il primo
documento ufficiale che ne attesta l'esistenza è nel 1075 quando viene
menzionato nel
Catalogus Baronum. Dopo varie vicissitudini feudatarie
nel 1559 borgo e castello passarono a Martino di Segua. Vari documenti noratili
documentano che Martino operò varie opere di restauro al castello anche se non
si sa esattamente quali parti del castello furono interessate da questi lavori.
I restauri furono affidati al mastro Antonio Malerma. Martino, successivamente,
dovette vendere all'asta il castello per vari debiti nel 1563. Dei documenti seicenteschi
citano il castello anche se a livello secondario; tra questi ve ne è uno che
attesta che Giovan Battista de Marino nel 1644 aveva avuto dei problemi legali concernenti
l'eredità. L'ultima nobile famiglia che potè vantare diritti sulla proprietà
del forte, prima dell'estinzione dei diritti feudali nel 1806, fu quella degli
Adimari, marchesi di Bomba. Durante il secondo conflitto mondiale il castello venne
trasformato in linea di difesa del fronte contro l'avanzata delle truppe
alleate inglesi e, purtroppo, durante uno degli scontri le mura vennero
distrutte dai Tedeschi. Una parte del castello fu invece fortunatamente
sottratta alla distruzione delle mine grazie all'intervento di alcuni uomini
valorosi. Pur se allo stato di rudere, il fortilizio costituisce una delle
testimonianze architettoniche più importanti del borgo fortificato. Facilmente
visitabile, attualmente è di proprietà della famiglia Lannutti ma versa in pessimo
stato di conservazione. Ne rimangono solamente le cortine ovest e sud. Ulteriori
notizie potete trovarle al seguente link: http://www.sangroaventino.it/immagini/news/Palazzo%20Baronale%20.pdf
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