MANIAGO (PN) – Castello patriarcale
Anticamente chiamato di Montegiardino, fu costruito come postazione di
controllo e di pagamento delle tasse del patriarcato di Aquileia, dopo la
conferma della donazione delle terre del feudo maniaghese a Rodoaldo (patriarca
di Aquileia) da parte dell'imperatore Ottone II. La distanza tra tali terre e
Aquileia non rendeva facile la loro amministrazione. Inoltre, con la formazione
del grande feudo di Spilimbergo (che si estendeva, lungo il fiume Tagliamento,
fino a Sbrojavacca), il consolidamento dei possessi sestensi nella Val Cellina,
il possesso dell'Abbazia di Millstatt del territorio di Maniago Libero,
l'insediamento dei Polcenigo a Mizza e dell'abbazia di Pomposa a Fanna, il
piccolo feudo rischiava di subire un attacco in ogni momento. Era dunque
necessaria la costruzione di un castello e soprattutto ricorrere a una
"custoria", cioè a un "feudo di abitanza". Al finire
dell’XI secolo esisteva già il castello di Maniago, ma non si conosce la data
precisa della sua costruzione. Inizialmente fu eretto il mastio, ovvero la
"Turris Magna", affiancato verso valle dalla "domus d.
Patriarche"; quest'ultimo edificio cambiò nome in "domus magna"
dopo che fu assegnato ai primi "habitatores" nobili, essendo stato
costruito nel XIII secolo il Palatium, posto nel lato più a monte della corte
accanto a una torre denominata "fracta" a causa dello stato in cui
versava. Al centro della corte c'era la "Turris Alba" (torre bianca),
con accanto un edificio denominato "casa de sotto". Accanto alla
"domus magna" fu poi costruito un edificio a coronamento del portone
d'ingresso, e in continuità di questo un ultimo edificio chiamato "casa de
medio". Così finiva il primo giro di mura, e subito di fronte al castello
si trovavano la chiesetta di San Giacomo, tuttora esistente, e il borgo del
castello, oggi coperto da fitta vegetazione. Il castello, il borgo e la
chiesetta erano circondati da una seconda cerchia di mura, completata dalla
"Porta Castri", sormontata dalla "Torre della Porta". In questo
punto si raccordavano la strada che scende all'attuale via Castello e il
sentiero che termina alle spalle della chiesetta di San Carlo, anch'essa
tuttora esistente. I possedimenti dei Signori Maniago erano così vasti che loro
stessi ne diedero una parte in feudo di abitanza alle famiglie di Pinzano,
Flagogna e ai fratelli Vidulino e Tussa. Queste famiglie possedevano terre e
diritti sul feudo di Maniago in cambio della custodia e protezione che dovevano
dare al feudo stesso. Il primo assedio al castello avvenne nel 1216 ad opera di
Ezzelino II da Romano e di Vecellone da Camino, ma gli aggressori vennero
respinti. Il 15 dicembre 1277 i Flagogna vendettero la loro parte del castello
e i loro diritti vassallatici a Olvrando di Maniago, che successivamente
costruì una sua dimora all'interno della prima cerchia di mura (normalmente
individuata con la "domus de medio" per la presenza del cortiletto
privato, indicato dalle fonti) per consolidare la propria posizione all'interno
del feudo. Nel 1309 i Signori di Fanna attaccarono il castello per questioni di
confini e per la proprietà di territori da utilizzare per il pascolo del
bestiame; la difesa guidata dal conte di Montepace, comandante delle armi
patriarcali, respinse gli assedianti con una sortita, mettendo in fuga
Walterpertoldo di Spilimbergo e catturando Enrico di Prampero. Successivamente
Olvrando si impegnò ad acquistare in varie cessioni i possedimenti dei
Polcenigo e dei Pinzano. L’assedio del 1318 fu dovuto appunto alla volontà di
estromettere i Pinzano dal castello. Nel 1319 Galvano, figlio di Olvrando,
successe al padre e giurò fedeltà al capitano generale del Patriarcato. Egli
inoltre, assieme al fratello Volveno, completò l'opera del padre, acquistando
nel 1325 e nel 1326 le ultime proprietà dei Pinzano nel castello e nel feudo.
Nel 1329 furono anche acquistati i possedimenti dei Varmo. Galvano infine riuscì
a diventare proprietario di quasi tutto il fortilizio, inclusa la casa
residenziale che nel 1333 il patriarca Bernando, considerandola “totaliter
disrupta et destructa”, gli concesse in feudo di abitanza. Nel 1355 la
chiesetta di San Giacomo entrò a far parte del complesso castellano. Essa é già
ricordata nel 1291 quando, il 30 marzo, Benvenuta vedova di Odorico Folchero di
Maniago lasciò in eredità sei soldi per la manutenzione. Rispetto al castello,
che col passare dei secoli, tra incendi e terremoti, andò sempre più in rovina,
la chiesa subì sorte diversa. Il passo successivo fu l’inglobazione nel feudo
del territorio di Maniago Libero. Il monastero di Millstat non aveva però
intenzione di cedere i propri possedimenti, amministrati dalla famiglia dei
Flasberg. Perciò, per ovviare a questo problema, Volveno e Galvano acquistarono
nel 1338 i diritti di avvocazia e il garitto esercitati da tale famiglia. L’acquisto
fu consolidato dalla ratifica successiva dell’abate di Millstatt. Nel 1377
Nichilo, figlio di Galvano, ricevette per sé e i fratelli Bartolomeo e Rambaldo
l’investitura del castello, del borgo, dei fortilizi, della torre, del girone e
del palazzo patriarcale. Durante le lotte per la nomina a patriarca di Philippe
d’Alencon, i signori di Maniago pagarono la fedeltà alla Lega friulana (in cui
erano entrati nel 1385) subendo l’ennesimo assedio nel 1387; vennero infatti
attaccati dalle truppe di Francesco da Carrara, ma nonostante l’utilizzo
massiccio dell’artiglieria, il castello resistette. Si verificò in quegli anni
anche un incendio provocato dall’incuria di una venditrice di focacce! Nel
giugno del 1420 il maniero fu occupato dai Veneziani, e subito dopo Bartolomeo
di Maniago giurò fedeltà alla Serenissima ricevendo in cambio l’investitura del
feudo a vita. In occasione dell’invasione turca del 1467, vennero rinforzate le
mura, ma dopo l’abbandono agli inizi del ‘500, e i terremoti del 1511 e del
1575 iniziò il declino del fortilizio. I Signori andarono ad abitare nei
palazzi che si erano costruiti ai piedi del colle degli olivi e in piazza. Nel
1630, con la morte di una vecchia signora che non aveva voluto trasferirsi
altrove, il castello restò definitivamente disabitato. Nel 1976 in Friuli
un forte terremoto ha colpito anche la zona di Maniago, danneggiando gravemente
le mura del castello. L’amministrazione comunale ha deciso di intervenire sulla
zona del Colle degli Olivi per recuperare la struttura del castello. Il
progetto prevedeva la sistemazione solo di alcune parti non essendo possibile
per ragioni di spesa realizzare il recupero completo. Nel restauro l’attenzione
maggiore venne prestata per i muri in pietra per cui venne scelta “la soluzione
conservativa per le parti di maggior pregio; per gli altri muri si provvide
alla loro ricostruzione sulle tracce dei muri già esistenti.” Oggi i maestosi
ruderi castellani sono in buona parte avvolti dalla vegetazione.
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