domenica 23 dicembre 2012

Il castello di lunedì 24 dicembre






MANIAGO (PN) – Castello patriarcale

Anticamente chiamato di Montegiardino, fu costruito come postazione di controllo e di pagamento delle tasse del patriarcato di Aquileia, dopo la conferma della donazione delle terre del feudo maniaghese a Rodoaldo (patriarca di Aquileia) da parte dell'imperatore Ottone II. La distanza tra tali terre e Aquileia non rendeva facile la loro amministrazione. Inoltre, con la formazione del grande feudo di Spilimbergo (che si estendeva, lungo il fiume Tagliamento, fino a Sbrojavacca), il consolidamento dei possessi sestensi nella Val Cellina, il possesso dell'Abbazia di Millstatt del territorio di Maniago Libero, l'insediamento dei Polcenigo a Mizza e dell'abbazia di Pomposa a Fanna, il piccolo feudo rischiava di subire un attacco in ogni momento. Era dunque necessaria la costruzione di un castello e soprattutto ricorrere a una "custoria", cioè a un "feudo di abitanza". Al finire dell’XI secolo esisteva già il castello di Maniago, ma non si conosce la data precisa della sua costruzione. Inizialmente fu eretto il mastio, ovvero la "Turris Magna", affiancato verso valle dalla "domus d. Patriarche"; quest'ultimo edificio cambiò nome in "domus magna" dopo che fu assegnato ai primi "habitatores" nobili, essendo stato costruito nel XIII secolo il Palatium, posto nel lato più a monte della corte accanto a una torre denominata "fracta" a causa dello stato in cui versava. Al centro della corte c'era la "Turris Alba" (torre bianca), con accanto un edificio denominato "casa de sotto". Accanto alla "domus magna" fu poi costruito un edificio a coronamento del portone d'ingresso, e in continuità di questo un ultimo edificio chiamato "casa de medio". Così finiva il primo giro di mura, e subito di fronte al castello si trovavano la chiesetta di San Giacomo, tuttora esistente, e il borgo del castello, oggi coperto da fitta vegetazione. Il castello, il borgo e la chiesetta erano circondati da una seconda cerchia di mura, completata dalla "Porta Castri", sormontata dalla "Torre della Porta". In questo punto si raccordavano la strada che scende all'attuale via Castello e il sentiero che termina alle spalle della chiesetta di San Carlo, anch'essa tuttora esistente. I possedimenti dei Signori Maniago erano così vasti che loro stessi ne diedero una parte in feudo di abitanza alle famiglie di Pinzano, Flagogna e ai fratelli Vidulino e Tussa. Queste famiglie possedevano terre e diritti sul feudo di Maniago in cambio della custodia e protezione che dovevano dare al feudo stesso. Il primo assedio al castello avvenne nel 1216 ad opera di Ezzelino II da Romano e di Vecellone da Camino, ma gli aggressori vennero respinti. Il 15 dicembre 1277 i Flagogna vendettero la loro parte del castello e i loro diritti vassallatici a Olvrando di Maniago, che successivamente costruì una sua dimora all'interno della prima cerchia di mura (normalmente individuata con la "domus de medio" per la presenza del cortiletto privato, indicato dalle fonti) per consolidare la propria posizione all'interno del feudo. Nel 1309 i Signori di Fanna attaccarono il castello per questioni di confini e per la proprietà di territori da utilizzare per il pascolo del bestiame; la difesa guidata dal conte di Montepace, comandante delle armi patriarcali, respinse gli assedianti con una sortita, mettendo in fuga Walterpertoldo di Spilimbergo e catturando Enrico di Prampero. Successivamente Olvrando si impegnò ad acquistare in varie cessioni i possedimenti dei Polcenigo e dei Pinzano. L’assedio del 1318 fu dovuto appunto alla volontà di estromettere i Pinzano dal castello. Nel 1319 Galvano, figlio di Olvrando, successe al padre e giurò fedeltà al capitano generale del Patriarcato. Egli inoltre, assieme al fratello Volveno, completò l'opera del padre, acquistando nel 1325 e nel 1326 le ultime proprietà dei Pinzano nel castello e nel feudo. Nel 1329 furono anche acquistati i possedimenti dei Varmo. Galvano infine riuscì a diventare proprietario di quasi tutto il fortilizio, inclusa la casa residenziale che nel 1333 il patriarca Bernando, considerandola “totaliter disrupta et destructa”, gli concesse in feudo di abitanza. Nel 1355 la chiesetta di San Giacomo entrò a far parte del complesso castellano. Essa é già ricordata nel 1291 quando, il 30 marzo, Benvenuta vedova di Odorico Folchero di Maniago lasciò in eredità sei soldi per la manutenzione. Rispetto al castello, che col passare dei secoli, tra incendi e terremoti, andò sempre più in rovina, la chiesa subì sorte diversa. Il passo successivo fu l’inglobazione nel feudo del territorio di Maniago Libero. Il monastero di Millstat non aveva però intenzione di cedere i propri possedimenti, amministrati dalla famiglia dei Flasberg. Perciò, per ovviare a questo problema, Volveno e Galvano acquistarono nel 1338 i diritti di avvocazia e il garitto esercitati da tale famiglia. L’acquisto fu consolidato dalla ratifica successiva dell’abate di Millstatt. Nel 1377 Nichilo, figlio di Galvano, ricevette per sé e i fratelli Bartolomeo e Rambaldo l’investitura del castello, del borgo, dei fortilizi, della torre, del girone e del palazzo patriarcale. Durante le lotte per la nomina a patriarca di Philippe d’Alencon, i signori di Maniago pagarono la fedeltà alla Lega friulana (in cui erano entrati nel 1385) subendo l’ennesimo assedio nel 1387; vennero infatti attaccati dalle truppe di Francesco da Carrara, ma nonostante l’utilizzo massiccio dell’artiglieria, il castello resistette. Si verificò in quegli anni anche un incendio provocato dall’incuria di una venditrice di focacce! Nel giugno del 1420 il maniero fu occupato dai Veneziani, e subito dopo Bartolomeo di Maniago giurò fedeltà alla Serenissima ricevendo in cambio l’investitura del feudo a vita. In occasione dell’invasione turca del 1467, vennero rinforzate le mura, ma dopo l’abbandono agli inizi del ‘500, e i terremoti del 1511 e del 1575 iniziò il declino del fortilizio. I Signori andarono ad abitare nei palazzi che si erano costruiti ai piedi del colle degli olivi e in piazza. Nel 1630, con la morte di una vecchia signora che non aveva voluto trasferirsi altrove, il castello restò definitivamente disabitato. Nel 1976 in Friuli un forte terremoto ha colpito anche la zona di Maniago, danneggiando gravemente le mura del castello. L’amministrazione comunale ha deciso di intervenire sulla zona del Colle degli Olivi per recuperare la struttura del castello. Il progetto prevedeva la sistemazione solo di alcune parti non essendo possibile per ragioni di spesa realizzare il recupero completo. Nel restauro l’attenzione maggiore venne prestata per i muri in pietra per cui venne scelta “la soluzione conservativa per le parti di maggior pregio; per gli altri muri si provvide alla loro ricostruzione sulle tracce dei muri già esistenti.” Oggi i maestosi ruderi castellani sono in buona parte avvolti dalla vegetazione.

Nessun commento: