CECCANO (FR) – Castello dei Conti di Ceccano
Nel corso della sua esistenza millenaria, il
castello di Ceccano ha attraversato tre principali fasi storiche. Nella prima
fase, in epoca medievale, esso fu il centro nevralgico di una vasta contea che
apparteneva a stabili feudali, conosciuti come conti de Ceccano. Secondo alcuni
storici come ad esempio Ferdinand Gregorovius la famiglia, di origine
germanica, era imparentata con la nobiltà di Roma e poco prima dell'anno Mille
si stabilì sul luogo prendendone l'appellativo. La presenza di un edificio
fortificato è testimoniata su alcuni documenti sin dal 1113, quando un incendio
distrusse l’arcem Ceccani. Il termine latino arx, più che riferirsi
generalmente al borgo fortificato, si riferisce certamente alla rocca, cioè
all’edificio che oltre ad avere scopi difensivi, serviva anche da residenza ed
abitazione per il feudatario e i vari personaggi a lui legati, che ne formavano
la famiglia. E’ in questo castello che Giovanni da Ceccano dovette redigere nel
1224 il suo testamento in camera da volta in Ceccano. Che questo ambiente con
copertura a volta appartenesse alla rocca appare chiaro da un atto del 1264, il
testamento di Landolfo, in cui se ne specifica la collocazione: in volta seu
camera turris venule, cioè nella torre, probabilmente nel mastio del castello.
L’aggettivo venula riferito alla torre fa pensare all’esistenza di altre torri
o di edifici costruiti in epoca più recente, e forse a seguito della citata
distruzione del 1113. Con la scomparsa dell'ultimo erede dei da
Ceccano verso la metà del XVI secolo, la contea passò dapprima ai Caetani per
poi essere parte della signoria dei Colonna fino ai primi anni del XIX secolo.
In questa seconda fase il castello subì i primi rimaneggiamenti: venne cambiata
innanzitutto la finalità della struttura che da residenza signorile divenne
carcere mandamentale e vennero aggiunte nuove costruzioni in funzione delle
nuove esigenze. Quando nel 1816 i Colonna rinunciarono ai diritti feudali su
Ceccano, i loro possedimenti, castello incluso, divennero proprietà della
Delegazione Apostolica di Frosinone per poi essere acquistati dal marchese
Filippo Berardi che ne decise il restauro. La rocca nonostante mantenesse
inalterata la sua funzione di carcere, venne "ingentilita" dai
progetti dell'architetto Cipolla, che decise l'aggiunta di un terzo piano con
finestre a trifora e di una merlatura sul terrazzo e sulla torre. Di
quest'ultima fase resta oggi visibile solo l'ultimo piano: a causa
probabilmente delle vibrazioni e degli spostamenti d'aria causati dai
bombardamenti americani subiti dalla città durante l'ultimo conflitto mondiale
caddero i merli e la torre venne mozzata della sua parte superiore. Dopo la
guerra, il carcere mantenne la sua funzione fino al 1973, anno della sua
chiusura. Dopo un periodo di abbandono la struttura venne acquistata alla fine
degli anni'90 dal Comune, che ne decise il restauro. Eseguiti non senza
polemiche, specialmente riguardo al mancato rifacimento delle merlature, i
lavori hanno riconsegnato alla città il castello nelle sue forme originarie,
quelle di rocca fortificata che è possibile vedere in una foto degli ultimi
anni dell'800. Il castello di Ceccano è un tipico esempio di rocca fortificata del Lazio
Meridionale nei secoli XII e XIII, costituita da una cinta muraria, una torre
mastio, un corpo residenziale (palatium) su due piani ad ambiente unico,
sede del signore feudale. Il maniero si raggiunge percorrendo uno stretto
vicolo in curva, rappresentato da un arco gotico datato XII secolo in pietra
calcarea, sovrastato da un’edicoletta, che individua un vano di ingresso posto
davanti alla porta più antica di accesso alla cinta muraria del castello
stesso, anch’essa ad arco gotico con i fori dei cardini in pietra ancora
intatti. Su di un lato dell’arco di ingresso è visibile un segno di croce
incisa sulla pietra che i cavalieri toccavano al passaggio. Attraversando il
vano di ingresso, salendo su una rampa, si giunge a quella che doveva essere la
piazza d’armi delimitata dalla antica cinta muraria, dove è ubicata la cisterna
e sulla quale si affaccia la chiesa di S. Angelo del XVIII secolo ad ambiente
unico a volta e dove domina la torre mastio con le sue camere voltate
sovrapposte, con ancora visibili le antiche feritoie per le balestre e la porta
di ingresso in pietra calcarea. Posta a quasi due metri più in alto del livello
del cortile di ingresso, tipico delle torri medievali. Di fronte alla rampa troviamo un corpo avanzato che
copre il “mastio”. Alla sinistra troviamo un corpo di fabbrica alto due piani
realizzato nel XVII secolo e coevo all’istituzione del carcere; esso ospitava
il tribunale della corte Colonna. Al piano terreno la cancelleria, al primo la
sala delle udienze con un bel pavimento in lastroni di pietra. Questo settore
risulta addossato ad un muro di notevole spessore, che costituiva il muro di
cinta del castello. Osservando tale muro verso l’esterno da Vicolo del Montano,
esso risulta in ultimo tratto rialzato in tufo; quella al di sotto è la quota
dell’antica cinta muraria, realizzata in pietra calcarea. Attraverso il
mastio, l’elemento più antico del fortilizio, si accede ad una sala a volta con
un pilastro centrale (palatium residenziale), le cui pareti perimetrali
sono caratterizzate da due porte gotiche ad arco acuto in pietra, attraverso le
quali da una parte si accede ad una altra torre, inglobata nel volume del corpo
di fabbrica principale, ma con la sua muratura ben visibile e, segnata
anch’essa da due porte gotiche a sesto acuto, e da affreschi del XIII
secolo, in fase di restauro, con figure di monaci raffiguranti i mesi
dell’anno. Ritornando alla sala del pilastro centrale, all’esterno della
stessa, si può ammirare, inglobata nella muratura, l’antica merlatura
ghibellina del castello medievale, facciata impreziosita su di un lato dalla
meraviglia di un occhio ottagonale gotico borgognone, identico a quelli
esistenti sulla facciata della cattedrale di Fossanova e del palazzo comunale
di Priverno. Interessante dal punto di vista architettonico è la soluzione a
tre spigoli, fra loro ravvicinati, del lato est del castello, per il movimento
che essi riescono a dare alla massiccia mole della fortificazione. L’Inventario
Caetani del 1491 testimonia la compiutezza del castello come organismo
policentrico e polifunzionale, che era composto da: una torre mastia e tre
altre torri, sale, camere, cellara, cortigli, correturi, revellini, furni,
cisterne. Vi è un sito dedicato a questo prestigioso maniero: www.castellodeicontidiceccano.it
La seconda e la terza foto le ho realizzate io sul posto.
La seconda e la terza foto le ho realizzate io sul posto.
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