domenica 16 dicembre 2012

Il castello di lunedì 17 dicembre






CECCANO (FR) – Castello dei Conti di Ceccano

Nel corso della sua esistenza millenaria, il castello di Ceccano ha attraversato tre principali fasi storiche. Nella prima fase, in epoca medievale, esso fu il centro nevralgico di una vasta contea che apparteneva a stabili feudali, conosciuti come conti de Ceccano. Secondo alcuni storici come ad esempio Ferdinand Gregorovius la famiglia, di origine germanica, era imparentata con la nobiltà di Roma e poco prima dell'anno Mille si stabilì sul luogo prendendone l'appellativo. La presenza di un edificio fortificato è testimoniata su alcuni documenti sin dal 1113, quando un incendio distrusse l’arcem Ceccani. Il termine latino arx, più che riferirsi generalmente al borgo fortificato, si riferisce certamente alla rocca, cioè all’edificio che oltre ad avere scopi difensivi, serviva anche da residenza ed abitazione per il feudatario e i vari personaggi a lui legati, che ne formavano la famiglia. E’ in questo castello che Giovanni da Ceccano dovette redigere nel 1224 il suo testamento in camera da volta in Ceccano. Che questo ambiente con copertura a volta appartenesse alla rocca appare chiaro da un atto del 1264, il testamento di Landolfo, in cui se ne specifica la collocazione: in volta seu camera turris venule, cioè nella torre, probabilmente nel mastio del castello. L’aggettivo venula riferito alla torre fa pensare all’esistenza di altre torri o di edifici costruiti in epoca più recente, e forse a seguito della citata distruzione del 1113. Con la scomparsa dell'ultimo erede dei da Ceccano verso la metà del XVI secolo, la contea passò dapprima ai Caetani per poi essere parte della signoria dei Colonna fino ai primi anni del XIX secolo. In questa seconda fase il castello subì i primi rimaneggiamenti: venne cambiata innanzitutto la finalità della struttura che da residenza signorile divenne carcere mandamentale e vennero aggiunte nuove costruzioni in funzione delle nuove esigenze. Quando nel 1816 i Colonna rinunciarono ai diritti feudali su Ceccano, i loro possedimenti, castello incluso, divennero proprietà della Delegazione Apostolica di Frosinone per poi essere acquistati dal marchese Filippo Berardi che ne decise il restauro. La rocca nonostante mantenesse inalterata la sua funzione di carcere, venne "ingentilita" dai progetti dell'architetto Cipolla, che decise l'aggiunta di un terzo piano con finestre a trifora e di una merlatura sul terrazzo e sulla torre. Di quest'ultima fase resta oggi visibile solo l'ultimo piano: a causa probabilmente delle vibrazioni e degli spostamenti d'aria causati dai bombardamenti americani subiti dalla città durante l'ultimo conflitto mondiale caddero i merli e la torre venne mozzata della sua parte superiore. Dopo la guerra, il carcere mantenne la sua funzione fino al 1973, anno della sua chiusura. Dopo un periodo di abbandono la struttura venne acquistata alla fine degli anni'90 dal Comune, che ne decise il restauro. Eseguiti non senza polemiche, specialmente riguardo al mancato rifacimento delle merlature, i lavori hanno riconsegnato alla città il castello nelle sue forme originarie, quelle di rocca fortificata che è possibile vedere in una foto degli ultimi anni dell'800. Il castello di Ceccano è un tipico esempio di rocca fortificata del Lazio Meridionale nei secoli XII e XIII, costituita da una cinta muraria, una torre mastio, un corpo residenziale (palatium) su due piani ad ambiente unico, sede del signore feudale. Il maniero si raggiunge percorrendo uno stretto vicolo in curva, rappresentato da un arco gotico datato XII secolo in pietra calcarea, sovrastato da un’edicoletta, che individua un vano di ingresso posto davanti alla porta più antica di accesso alla cinta muraria del castello stesso, anch’essa ad arco gotico con i fori dei cardini in pietra ancora intatti. Su di un lato dell’arco di ingresso è visibile un segno di croce incisa sulla pietra che i cavalieri toccavano al passaggio. Attraversando il vano di ingresso, salendo su una rampa, si giunge a quella che doveva essere la piazza d’armi delimitata dalla antica cinta muraria, dove è ubicata la cisterna e sulla quale si affaccia la chiesa di S. Angelo del XVIII secolo ad ambiente unico a volta e dove domina la torre mastio con le sue camere voltate sovrapposte, con ancora visibili le antiche feritoie per le balestre e la porta di ingresso in pietra calcarea. Posta a quasi due metri più in alto del livello del cortile di ingresso, tipico delle torri medievali. Di fronte alla rampa troviamo un corpo avanzato che copre il “mastio”. Alla sinistra troviamo un corpo di fabbrica alto due piani realizzato nel XVII secolo e coevo all’istituzione del carcere; esso ospitava il tribunale della corte Colonna. Al piano terreno la cancelleria, al primo la sala delle udienze con un bel pavimento in lastroni di pietra. Questo settore risulta addossato ad un muro di notevole spessore, che costituiva il muro di cinta del castello. Osservando tale muro verso l’esterno da Vicolo del Montano, esso risulta in ultimo tratto rialzato in tufo; quella al di sotto è la quota dell’antica cinta muraria, realizzata in pietra calcarea. Attraverso il mastio, l’elemento più antico del fortilizio, si accede ad una sala a volta con un pilastro centrale (palatium residenziale), le cui pareti perimetrali sono caratterizzate da due porte gotiche ad arco acuto in pietra, attraverso le quali da una parte si accede ad una altra torre, inglobata nel volume del corpo di fabbrica principale, ma con la sua muratura ben visibile e, segnata anch’essa da due porte gotiche a sesto acuto, e da affreschi del XIII secolo, in fase di restauro, con figure di monaci raffiguranti i mesi dell’anno. Ritornando alla sala del pilastro centrale, all’esterno della stessa, si può ammirare, inglobata nella muratura, l’antica merlatura ghibellina del castello medievale, facciata impreziosita su di un lato dalla meraviglia di un occhio ottagonale gotico borgognone, identico a quelli esistenti sulla facciata della cattedrale di Fossanova e del palazzo comunale di Priverno. Interessante dal punto di vista architettonico è la soluzione a tre spigoli, fra loro ravvicinati, del lato est del castello, per il movimento che essi riescono a dare alla massiccia mole della fortificazione. L’Inventario Caetani del 1491 testimonia la compiutezza del castello come organismo policentrico e polifunzionale, che era composto da: una torre mastia e tre altre torri, sale, camere, cellara, cortigli, correturi, revellini, furni, cisterne. Vi è un sito dedicato a questo prestigioso maniero: www.castellodeicontidiceccano.it

La seconda e la terza foto le ho realizzate io sul posto.

Nessun commento: