ELICE (PE) – Castello Castiglione
Elice è attestata nelle fonti sin dal
secolo XI. Nel 1051 il monastero benedettino di S. Maria di Picciano aveva, per
donazione di Bernardo di Penne, una cella detta di S. Martino "nel
castello dell'Ilice soggetto". Il 10 luglio 1084, nel castello di Loreto,
il conte Guglielmo Tassone donò il castello di Elice, con uomini, terreni,
edifici e pertinenze, all'abbazia di S. Giovanni in Venere. Il castello, che
nel 1168 aveva 264 abitanti, quale possesso dell'abbazia di S. Giovanni, era
tenuto dal milite Guillelmo di Camarda; venne confermato il 16 giugno 1176 dal
Papa e il 1° marzo 1195 dall'imperatore Enrico VI. Nel 1279 era feudatario di
Elice Govitosa di Raiano, che potrebbe essere un erede di Bernardo. Nel 1284
erano signori del Castello Bertoldo e Pietro Stefano di Roma che, in tale anno,
concessero all'Università di Elice di tenere il mercato tutti i lunedì purché
non fosse di pregiudizio ai vicini e di dispendio allo stato. Nel marzo del
1292 gli atriani, con milizie francesi condotte da Matteo di Plexiac,
assalirono contemporaneamente Elice e Cellino. Nel 1316 Elice era posseduta da
Ingardo di Rillana che aveva anche la terza parte di Cellino. Nel 1388 era
feudo di Antonio Brunforte che l'aveva ricevuto con l'assenso di Carlo III di
Durazzo. A Penne pervenne per acquisto fatto dalla Città nel 1417 o 1418.
Finita nelle mani di Giosia d'Acquaviva, il 31 ottobre 1438 la regina Giovanna
II ordinò che fosse restituita alla Città di Penne che l'aveva acquistata da
Petruzio de Rigerano. Nel 1461 il re Ferrante I d'Aragona concesse ai fratelli
Baldassarre, Melchiorre, Gaspare ed Agamennone Castiglione, e ai loro eredi e
successori, in perpetuum, il mero e misto impero e giurisdizione criminale nei
loro feudi di Elice, Vestea e Castiglione. I Castiglione tennero in feudo Elice
sino al 1806, quando furono emanate le leggi eversive della feudalità. Successivamente appartenne agli Impacciatore,
famiglia di commercianti che avevano insediato ad Elice una fiorente fabbrica
di ceramica, e ai Baroni famiglia di medici operanti fino al secondo
dopoguerra. Pietro Baroni, che fu sindaco di Elice sino
al 1893, anno della sua morte, impiantò nei locali del castello una fabbrica di
terrecotte e di ceramiche. Ubicato alla sommità del paese il maniero crea
un unico blocco con la chiesa parrocchiale. L’edificio, che
si sviluppa planimetricamente secondo un rettangolo irregolare con i lati corti
rivolti a Nord-Ovest e Sud-Est e quelli lunghi a Sud-Est e Sud-Ovest, copre un
intero isolato. In ogni lato si sviluppa un corpo di fabbrica di spessore
pressoché costante così da circoscrivere un cortile scoperto rettangolare che
dà accesso sia ai locali a livello del cortile che ai piani superiori. La
muratura è prevalentemente in laterizio, eseguita con la tradizionale tecnica a
secco. L'edificio è a più livelli: piano a livello stradale dove si trovano
alcuni ambienti parzialmente interrati dal terrapieno stradale - piano
sopraelevato rispetto al livello stradale – primo e secondo piano costituenti
la zona residenziale. Sul lato della piazza, sotto ai fondaci a sinistra entrando
dal portone, c'è un dislivello col piano stradale superiore a tre metri. Sono
stati condotti degli scavi nel 1987 ad opera del Comune per scoprire eventuali
piani inferiori. Effettivamente risultano dei vuoti, in parte riempiti da
terriccio e pietrame, antichi silos per derrate. Nei sotterranei di destra
esistono cinque pozzi rivestiti in muratura, adibiti in passato a depositi di
olio, grano e derrate varie, dati i frequenti assedi, carestie e periodi di
isolamento. Anche la cisterna di raccolta delle acque piovane era
indispensabile per i suddetti motivi. Anche sotto il cortile esistono locali
riempiti di terra e rottami. Nel fondaco grande è stata trovata una gradinata
che porta sotto il pavimento: non si è potuto procedere allo scavo per pericolo
di frane (i vecchi del paese hanno sempre parlato di una galleria sotterranea
che dal Castello attraversa la Piazza e termina nella campagna circostante). Il
portale d’ingresso immette in un androne a volta ai lati del quale si aprono i
locali adibiti una volta a cantine, stalle e alloggi della servitù e del corpo
di guardia. Vi è una grande mangiatoia ben conservata e il
locale del corpo di guardia dei "Bravi" con all'esterno una panca di
pietra, impiegata non solo per il riposo e la sosta in servizio ma anche per
facilitare il salire e scendere da cavallo. Le scalinate interne
rientrano nella comune tipologia medievale, strette e con piccole feritoie
tipiche dell’epoca. Dall'androne si passa nel cortile
scoperto caratterizzato dal disegno della pavimentazione, formata da cinque
cerchi concentrici posti a distanza regolare e collegati tra loro da due
diametri corrispondenti alla circonferenza maggiore e da una serie di raggi
incompleti posti a distanza regolare in modo da formare degli spicchi di uguale
dimensione. Le circonferenze e i raggi sono realizzati in mattoni posti in
opera a coltello mentre gli spicchi sono riempiti di ciottoli e terra: tale
procedura la ritroviamo anche nel cortile coperto e nell'ingresso, con l'unica
differenza che il disegno geometrico è caratterizzato da una maglia modulare
rettangolare. Al primo piano, la cosiddetta “Galleria”, rimangono una
cappella e un grande salone; sulla sommità un grosso terrazzo che si immette
sull’ingresso. La cappella è un ambiente rettangolare,
stretto e lungo, addossato alla Chiesa Madre, con piccole nicchie nel muro e
tre grate di ferro dalle quali si poteva assistere ai riti religiosi La
storia vuole che il castello di Elice abbia 99 stanze, numero molto ricorrente
per l'Abruzzo in genere (si ricordi le 99 chiese dell'Aquila e la 99 cannelle),
molte delle quali in perfetto stato di conservazione. Sotto
la gradinata che porta al terrazzo superiore c'è un locale a cui si accede
aprendo una grossa botola (pare servisse da nascondiglio o prigione per i
briganti), mentre nei locali a destra del portone d'ingresso, dopo vari ambienti
comunicanti, c'è un "trabocchetto", attualmente riempito di terra,
dove con molta probabilità finivano gli ospiti indesiderati. ben poco è rimasto
intatto dell'antico castello, se si escludono il bel torrione sulla piazza, la
facciata Nord-Ovest, l'ingresso con il cortile e l'imponente struttura muraria che
alla base raggiunge lo spessore di oltre un metro e mezzo. Fino a pochi anni fa
il castello era aperto al pubblico e alcune stanze venivano utilizzate
per la sagra della mugnaia. Purtroppo anche Elice ha riportato danni in seguito
al terremoto de L'Aquila del 6/04/2009, con la conseguenza che l’edificio è
stato chiuso in quanto inagibile.
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