CHAMPORCHER (AO) – Castello dei Signori di Bard
Le prime notizie storiche certe di una comunità umana
stabile a Champorcher risalgono al XIII secolo, quando era sotto il dominio dei
potenti signori di Bard. Costoro controllavano anche Hône, Bard, Donnas, Vert,
Pont-Saint-Martin, parte di Arnad ed il mandamento di Châtel-Argent, nell’alta
valle d’Aosta. Del primitivo castello, sorto probabilmente nell’XI secolo, ben
poco si sa. All’inizio del XIII secolo i fratelli Guglielmo e Ugo intrapresero
tra loro una guerra, durata fino al 1214, che portò, tra l’altro, all’incendio
del maniero e del borgo di Donnas. E’ noto che il castello fu bruciato per
volere di Ugo di Bard, il che fa supporre che fosse costruito in gran parte in
legno, come molti edifici alto-medievali. Fu probabilmente ricostruito nello
stesso secolo, sicuramente prima del 1276, quando già necessitava di essere
ricoperto di tegole di legno. La tradizione popolare vuole che esistesse, sulla
Corseria (attuale sagrato della Chiesa), un vero e proprio castello con una
cappella, che sarebbe poi diventata la prima chiesa parrocchiale. Il territorio
di tutta la valle di Champorcher fu in seguito diviso in due parti chiamate “ressorts”
assegnate ai due fratelli. Nel 1242, a causa del rifiuto di Ugo di Bard di
riconoscere la dipendenza feudale dal conte Amedeo IV, il castello e la sua
metà del feudo della valle di Champorcher furono incamerati dai Savoia, che lo
gestirono direttamente fino alla fine del Cinquecento. In seguito i signori di
Savoia concessero questo ressort in feudo a piccoli signori locali, ufficiali
dell'esercito sabaudo, funzionari di corte o ricchi commercianti nobilitati
(Jean-Jacques Riccarand, Pompeo Bruiset, Jean-François Freydoz). L’altra metà
restò ai discendenti di Guglielmo di Bard (divenuto, dal 1214, signore di
Pont-Saint-Martin) fino al 1737, quando, a causa dell'estinzione della
famiglia, passò anch’essa ai Savoia e da costoro fu infine venduta nel 1746 ai
Freydoz, che possedevano già l'altro ressort. Dell’antica fortificazione sopravvive
ancora la torre, posta su un piccolo
promontorio roccioso, a pochi passi dalla chiesa parrocchiale. E’ a
pianta quadrata, con 6,40 metri di lato, e un'altezza di circa 15 metri, coronata
da merlatura a coda di rondine e
la sua porta di ingresso, a cui si accedeva solo con una scala a pioli, è a circa 4 metri dal
suolo. Un tempo era divisa da soppalchi
in legno, in ambienti sovrapposti sopra un buio magazzino che fungeva da
base. L'interno era illuminato da strette feritoie, riscaldato da un camino e servito da latrine sporgenti che consentivano,
nella buona stagione, la permanenza di una piccola guarnigione. Usata durante il Medioevo come torre di
segnalazione e di controllo delle terre circostanti per scoprire prontamente
eventuali intrusioni dei signori confinanti, dopo la sua distruzione nei primi
anni del XIV secolo, fu successivamente ricostruita per ordine dei Savoia. I
lavori principali consistettero nel
rifacimento della copertura, nella costruzione di un camino in pietra, nella
realizzazione di sei aperture, di una scala in legno, dei merli e di un
avampiede. Infine furono costruiti una sorta di ponte levatoio e una cortina muraria di circa 150 metri intorno al
Castello. Il maniero non fu mai
residenziale, ma un avamposto militare, munito di armati nei momento di pericolo. Negli anni Ottanta la
Torre ha subito un nuovo restauro,
grazie all’intervento della Sovrintendenza del Ministero dei beni culturali. E’
considerata il simbolo di Champorcher.
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