SILIQUA (CA) – Castello dell’Acquafredda (o del Conte
Ugolino)
Edificato dai Pisani intorno al 1215 in posizione strategica,
su una collinetta vulcanica da cui controllava l'accesso dal Cagliaritano verso
la ricca città mineraria di Iglesias (argento, zinco e piombo), è forse il più
scenografico di tutta la Sardegna. Il suo nome deriva probabilmente da una
sorgente d’acqua fresca che ancora oggi sgorga tra gli anfratti rocciosi. Intorno al 1257 divenne
proprietà della famiglia pisana dei conti Donoratico della Gherardesca, nel
periodo della Sardegna Giudicale, durante il quale fu forte l'influenza Pisana
nell’isola. Della costruzione principale, che aveva una pianta a U, restano
alcuni muri con merlature e feritoie, su cui si possono vedere alcuni stemmi
scolpiti, tra cui l'aquila della famiglia della Gherardesca. Il più famoso proprietario
del castello
fu il celeberrimo Conte Ugolino, citato da Dante
nella Divina
Commedia nell'atto di cibarsi dei suoi figli (XXXIII° canto
dell'Inferno), una leggenda, quella del cannibalismo del Conte, che fu poi
smentita da successivi studi scientifici sulle sue ossa e dovuta alle tristi
vicende familiari. Considerato traditore dai ghibellini, guidati
dall'arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini, venne infatti rinchiuso nella Torre
della Muda, di proprietà dei Gualandi, a Pisa, una durissima prigione per lui,
i figli Gaddo e Uguccione, e i nipoti Anselmuccio e Lapo, dove morì di fame nel
1288. Invece, una tradizione locale fa ritenere che il conte Ugolino sia stato
imprigionato nel castello di Acquafredda nella torre della fame, dove sarebbe
morto dopo un anno. Il castello divenne proprietà della Repubblica Pisana per
passare, dal 1326 al 1410, in mani Aragonesi e in seguito a diverse famiglie
feudali, ma non venne più abitato e cadde progressivamente in abbandono. Venne
riscattato dal Re di Sardegna Vittorio Amedeo III di Savoia nel 1785. La
struttura difensiva del maniero è piuttosto complessa e si sviluppa su più
livelli, sulla
vetta a 256 metri s.l.m.
c'è il cuore
della struttura, cioé il Mastio centrale ovvero l'abitazione
del castellano, cui si accedeva attraverso un ponte levatoio. Aveva due livelli
più la sottostante cisterna, rimangono ancora in piedi i prospetti a nord-ovest
e sud-est, che si ergono per 20 metri d'altezza con i loro merli
guelfi. Di fronte al mastio svetta ancora possente la Torre di Guardia
(248 metri s.l.m.),
che i locali chiamano Torre de s'impicadroxiu (Torre dell'impicco), un nome
sinistro che molto dice sull'uso della torre stessa probabilmente come
prigione. A circa 200
metri s.l.m. svetta la poderosa struttura muraria della quadrangolare Torre
Cisterna che ha la caratteristica di rimanere isolata rispetto
alle altre strutture difensive. Inutile dire l'importanza che doveva avere l'acqua
per la vita del castello e della sua guarnigione. Sito a circa 154 m s.l.m.,
il Borgo
militare era protetto da un'alta cinta muraria e difeso
da tre torri,
due delle quali sono ormai andate ditrutte, nell'unica rimanente si può
leggervi la struttura su 3 livelli e solai in legno. Nel borgo alloggiavano i soldati,
si trovavano i magazzini del castello, che contenevano dalle armi alle
scorte alimentari. Probabile anche la presenza di una chiesa (di Santa
Barbara), mai però confermata. L'ascesa al castello è abbastanza agevole, anche
se è praticabile solo a piedi. Con un decreto legge del 1993, il sito
denominato“Domo Andesitico di Acquafredda”, è stato istituito a Monumento
Naturale. Alla base del colle che ospita il Parco naturale e archeologico del
Castello di Acquafredda vi è un'ampio bosco nel quale sono stati
allestiti dei tavoli picnic. Vi è anche un chiosco
bar-noleggio mountain bike e un’area sosta per camper. Il sito è gestito dalla
Cooperativa Antarias di Siliqua. Il castello ha un suo sito web: http://www.castellodiacquafredda.it,
inoltre si possono trovare altre notizie anche al seguente link: http://www.comune.siliqua.ca.it/Menu.php?menu=2321
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