martedì 15 ottobre 2013

Il castello di martedì 15 ottobre






MONTEODORISIO (CH) – Castello d'Avalos

Nel periodo delle invasioni longobarde la contea teatina poteva vantare almeno tredici tra castelli e ville dislocate a difesa del proprio territorio; la costruzione di Monteodorisio era strategicamente una tra le più importanti e continuò ad essere tale anche in epoca normanno-sveva, quando la fortezza fu conquistata da Roberto di Loritello e successivamente data in feudo nel 1256 a Corrado d'Antiochia, nipote di Federico II. Nel 1269 la signoria del paese passò a Sordello da Goito, ricordato persino da Dante nel VI canto del Purgatorio, poi appartenne, dopo Bonifacio di Galibert, a Pietro Lalle Camporeschi nel 1349. Alla fine dello stesso secolo Monteodorisio passò ai marchesi di Pescara con i del Gozzo prima e i del Borgo dopo, almeno fino al 1423, quando Giacomo ed Antonio Caldora si insediarono nella fortezza apportando ampliamenti considerevoli, come ugualmente fecero per quello di Vasto dove risiedevano; tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento il feudo passò definitivamente ai d'Avalos. Emergenza architettonica del tessuto urbano, il castello è posto nella parte più alta dell'abitato sul limite ovest del colle, dove questo scende ripidamente verso il fiume Sinello, posizione che permetteva una visuale libera per avvistare i nemici, ma anche per consentire una possibile fuga. Lo studio e la comprensione delle sue fasi costruttive sono basati sulla lettura delle strutture esistenti, essendo carenti i documenti d'archivio.
L'impianto originale a pianta rettangolare aveva quattro torri di forma circolare con scarpa, orientate secondo i punti cardinali. Attualmente si conservano: l'intera cortina del lato maggiore nord-ovest, il corpo di fabbrica sul lato minore sud-est e i relativi tre torrioni. Dei versanti sud-est e nord-est della cortina muraria e del torrione orientale si conservano solo alcuni resti, essendo oggi quello spazio occupato da una costruzione usata come residenza. Le torri, realizzate in muratura mista di mattoni e pietrame, sono merlate e dotate di caditoie, coronate da un fregio a cerchi tangenti con sottostante fila di archetti ciechi in laterizio. I rilievi restituiscono una descrizione dettagliata delle strutture castellate: la cortina a nord realizzata con muratura in pietrame e ciottoli è lunga 28,40 m, alta circa 14 metri e con uno spessore medio di 2,20 m. Sul prospetto si rilevano inoltre feritoie e aperture per cannoni strombate rettangolari con dimensioni variabili. Nella parte più alta di questa facciata vi è un'ampia finestra con arco a tutto sesto. La torre posta ad ovest, prossima all'abitato, ha un coronamento a beccatelli privi di caditoie e dallo scopo puramente ornamentale, sopra di essi vi è un fregio ad archi intrecciati, più sopra vi è un fregio ad ovoli. Ha un diametro di 7 metri ed è suddivisa in ambienti coperti a calotta. La torre settentrionale, al di sotto del redondone, posto fra scarpa ed il livello appiombo, consta di un motivo architettonico costituito da mattoni posti a lisca di pesce, un motivo decorativo di notevole pregio. Compreso fra le due torri si trova il corpo di fabbrica adibito a residenza. Esso si articola su due livelli fuori terra e un livello seminterrato che comunica con la parte restante dell'edificio mediante una botola nell'androne delle scale; gli ambienti sono voltati con strutture a botte e a padiglione. Le strutture del complesso fortificato sono per lo più costruite con ciottoli di fiume, interi o lavorati, provenienti dal fiume Sinello, misti ad argilla. Le strutture murarie denunciano alcuni interventi di consolidamento databili alla fine del XV secolo ed altri, più recenti, risalenti al 1960. Limitrofo al fortilizio si trova un serbatoio idrico di costruzione recente che ostruisce la fruizione dello spazio del castello, mutandone in modo irrimediabile il contesto paesaggistico e urbano. Nei locali del castello vi è il Museo per l’economia tra l’antichità ed il Rinascimento. Vi sono esposti reperti che ricostruiscono la storia delle genti che hanno abitato il Vastese. Tra quelli più significativi la zanna di un elephas antiquus, vissuto circa 300mila anni fa nei pressi di Scerni, un alfabetario in lingua osca da Casalbordino e la chiave, rinvenuta nei pressi di Tufillo, con dedica in osco alla dea Herentas (l’Afrodite dei Greci). Nelle teche sono esposti reperti votivi rinvenuti nel sito del santuario di Fonte San Nicola, tra San Buono e Carpineto Sinello, e i corredi delle tombe romane da Morandici di Villalfonsina. Il percorso museale si conclude con i reperti della villa romana di Polercia di Cupello, e dell’abbazia dei Santi Vito e Salvo di San Salvo. La visita può continuare nel Centro di documentazione dell’Ordine francescano d’Abruzzo e Molise. Anche il castello di Monteodorisio ha una sua leggenda, che non riguarda però fantasmi o voci erranti, ma un racconto relativo a numerosi tesori accumulati nel tempo dai vari feudatari nei sotterranei della fortezza. Inoltre, pare che esista una lunga galleria che collegherebbe, ancora oggi, l’edificio ad una torre posta sul fiume Sinello. 


Foto: http://www.icastelli.it e una cartolina della mia collezione

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