BUTERA (CL) - Castello Arabo-Normanno
Nella bella Piazza della Vittoria a Butera, sorge l'imponente castello, da
ritenersi ricostruito quasi interamente sugli avanzi di uno precedente di epoca
normanna e la cui esistenza è testimoniata da due diplomi del gran conte
Ruggiero (1091-1093) e da una bolla di papa Urbano II. Tale castello normanno,
a sua volta, sarebbe stato costituito dal riattamento di una precedente rocca
bizantina, della quale si ha notizia nel IX sec. ed era di proprietà dell'emiro
Alaba. Secondo lo storico normanno del tempo Goffredo Malaterra, Butera era
considerata dai musulmani una delle piazzeforti più importanti per il dominio
dell'isola ed essi la conservarono sino al 1088, anno in cui il gran conte
Ruggiero vi scacciò i dominatori insediandovi la sua gente e disponendo la deportazione
dell'aristocrazia musulmana del luogo in Calabria. Verso la metà del XII sec. (1130)
il castello pervenne al conte Enrico di Lombardia, capo degli Aleramici venuti
in Sicilia, a seguito del suo matrimonio con Flandrina figlia di Ruggiero. Nel
1150 circa, Idrisi descrive Butera come "rocca valida assai" ed
essendo diventata un centro popoloso costituito da normanni, bizantini arabi e
lombardi, venne elevata a contea. Al tempo di Guglielmo I, detto "il
malo", mentre la Sicilia era agitata dagli intrighi dell'ammiraglio
Majone, un certo Bartolomeo Garsiliato, ribellatosi al re, si impadronì del
castello con forte numero di seguaci. Successivamente la ribellione fu
alimentata anche dal conte Goffredo di Monte Canoso che, lasciato buon presidio
nei suoi castelli di Noto, Sclafani e Caltanissetta, si recò a Butera. Re
Guglielmo allora marciò col suo esercito contro Butera, assediando il castello
e, non riuscendo a conquistarlo, offrì al conte Goffredo "licenza di
potersi partire cò suoi liberamente". Ma intanto Matteo Bonello
organizzava la cattura del re stesso, odiato dal popolo. E una volta
imprigionato, Guglielmo promise di lasciare di sua volontà il regno ed i
congiurati acclamarono il suo figlio maggiore Ruggiero, che poco dopo ebbe così
tragica fine. Frattanto il popolo, con strano mutamento d'animo, riusciva a
liberare Guglielmo che perdonò i congiurati e promise un governo migliore. In
seguito Ruggiero Scalvo ed i figli del duca Tancredi, continuando la sommossa,
occuparono il castello di Butera assieme a quello di Piazza Armerina ed a
queste nuove re Guglielmo, nel 1161, andò col suo esercito contro le fazioni
avverse. Occupata Piazza prese d'assedio per la seconda volta il castello e
costrinse gli occupanti ad arrendersi ma col patto che potessero uscirne salvi.
Il re avrebbe quindi evacuato il borgo, "rovinato il castello da
fondamenti e, con suo editto fatto intendere che non voleva che mai più si
riedificasse né s'abitasse". Il castello sarebbe poi stato ricostruito da
Guglielmo II. A seguito di una dubbia podestà di Artale Alagona del 1345 circa,
ne fu signore Calcerando Santapau il quale lo avrebbe fatto restaurare ed a
quell'epoca risale la torre tuttora esistente (1400). Nel 1355 circa, Butera
viene descritto come "terra et castrum". Secondo la leggenda il
Castello di Butera era collegato al Castello di Falconara attraverso un
lunghissimo percorso sotterraneo fatto scavare da Ugone Santapau, al quale il
re Martino I aveva concesso la proprietà dei due castelli, come segno di
riconoscenza per i favori ricevuti. Nel 1540 Butera passò, per via ereditaria,
alla famiglia Branciforti e ne ricevette investitura Ambrogio Santapau
Branciforte al quale re Filippo I di Sicilia, il 21 agosto 1536, concesse il
titolo di principe di Butera (prima concessione di principato in Sicilia). In
successivi passaggi diretti, il castello giunse ad Ercole Michele Branciforte
Pignatelli principe di Butera (1800) e infine, pochi anni dopo, per linea
femminile, pervenne alla casa Lanza Branciforte. L'edificio costituiva il
nucleo centrale di una roccaforte la cui difesa era affidata, oltre che alla
poderosa cinta muraria, alle scoscese pareti della collina sulla quale si erge,
a quota 400 m s.l.m., il centro storico di Butera. Dominava da un inaccessibile
sperone la piana di Gela e per la sua posizione strategica fu ambita preda di
tutti i conquistatori della Sicilia. All'inizio si trattava di una semplice
fortificazione ai cui angoli sorgevano delle torri (quattro o cinque) collegate
tra loro da cortine murarie, delle quali restano oggi parti inglobate in
edifici di epoca successiva. Le torri venivano utilizzate come punti
d'avvistamento e di difesa, mentre all'interno c'era un cortile dal quale si
accedeva alle stalle, a vari magazzini, armerie e a una cisterna dalla forma
ovale. Di grande valore artistico e di notevole impatto scenografico è il
torrione che custodisce alcuni ambienti dagli addobbi scultorei tra i quali
spicca lo stemma della famiglia nobiliare Santapau: un'aquila a due teste
recante una catena e una spada sguainata. Dell'antica struttura, restaurata già
nel 1897 dal Patricolo ed interessata in seguito da crolli nel 1904 e 1924 e da
nuovi lavori di ricostruzione (nel 1935) e restauro (a partire dal 1985 ed
infine ultimati nel 1997), rimane una torre e delle sale coperte da volte a
crociere. L'ampia corte, racchiusa tra le mura del castello, è oggi adibita a
pubblica piazza. Recenti scavi ivi effettuati hanno consentito l'individuazione
di tre ampie cisterne interrate all'interno delle quali sono stati recuperati
frammenti ceramici di età medievale. La struttura attualmente esistente è
soltanto una delle torri dell'antico complesso, alta circa 36 metri e abbellita
da bifore di stile catalano con pilastrini e capitelli. Sul fronte prospicente
la piazza Vittoria è visibile l'unica bifora originaria. Con i restauri degli
ultimi anni è stata recuperata interamente la scala esterna d'accesso al
secondo livello della torre, sono state consolidate le murature e ricostituiti
gli ambienti superstiti nei volumi originari. Sul lato nord della torre, a
quota del terzo livello, è stato ricostruito il volume mancante con una
struttura in ferro e vetro. Il terzo livello è coperto da una splendida volta a
crociera costolonata con stemma gentilizio. La proprietà attuale è pubblica e
ciò che rimane del castello è adibito a spazio espositivo. Infatti, alcune sale
della torre sono divenute sede dell’Antiquarium che ospita e raccoglie numerosi
ed antichissimi reperti che vanno dal VII sec. a.C. all’età medievale.
Foto tratte dal seguente album:
Nessun commento:
Posta un commento