RUOTI (PZ) – Palazzo Ruffo e castello
Il paese di Ruoti è situato su di un'altura,
dominante il corso della fiumara di Avigliano. Le sue origini sono remote e
probabilmente risalgono al VI sec. A.C., quando il centro fu edificato lungo
un'antica rete stradale che collegava Metaponto con la valle del Sele. Ruoti fu
una antica roccaforte osca, fortificata dai Romani, che venne certamente
rifondata e rifortificata dai Longobardi, fino ad assumere la funzione di un
arroccato castello di grande importanza strategica durante i torbidi che
avvennero prima che si costituisse il Regno normanno. L'importanza storica del
feudo di Ruoti è attestata dalla metà del XII secolo. All'epoca il feudatario,
oltre che prendere l' agnomen del feudo, doveva offrire al proprio
sovrano un contribuito in militi e serventi e, tutto ciò, sotto l'obbligo del
giuramento; il che suggerisce la suggestiva ipotesi che oltre il prestigio, il
feudo si accrescesse demograficamente. Ancora di più questa ipotesi è
avvalorata dal fatto non trascurabile che Ruoti viene indicato non come Casale,
ma come Terra, il che sta a dimostrare che rappresentava un centro sicuramente
più importante dei casali, anche se non raggiungeva l'importanza dei centri
denominati Città. La carenza di documenti e la scarsa menzione da parte dei
cronisti dell'epoca riguardo Ruoti ed i suoi feudatari non permettono di
ricostruirne pienamente le vicende storiche. Restano, tuttavia, frammenti di
documenti tra i quali uno che attesta il secondo anno di regno di Federico II e
che tratta di un'autorizzazione concessa al potentino monastero di S. Lazzero
"per fare legna nel bosco di Ruoti". Un altro frammento di documento
indica semplici disposizioni di manutenzione dei castelli e delle case
imperiali. Dopo la morte di Federico II è molto probabile che Ruoti, data la
sua posizione strategica, si sia trovato coinvolto in una guerra svevo-angioina
per la conquista del Mezzogiorno d'Italia. Nelle insurrezioni contro gli
Angioini, oltre a piccoli feudatari della zona del Vulture, fu coinvolto
Roberto di Santa Sofia, barone di un feudo limitrofo a quello di Ruoti. Una
volta che gli Angioini ebbero ragione dell'esercito imperiale svevo a Tagliacozzo
(1268), Ruoti passò di mano in mano, da un feudatario all'altro, fino a perdere
l'importanza che aveva avuto durante la dominazione sveva. Nel feudo si
susseguirono vari signori e nel periodo angioino vi dominarono prima i
Sanseverino e poi i Ferillo di Muro. Nemmeno l'avvento della dominazione aragonese
mutò la situazione del centro abitato. La Terra di Ruoti continuò ad essere
venduta tra i vari signorotti locali finché finì quasi per scomparire
demograficamente in seguito ad epidemie che tormentarono il Sud d'Italia. La
popolazione abbandonò il centro abitato e si spostò nei campi. Questo fenomeno
si registrò anche a cavallo dei secoli XV-XVI. Nel cedolario del 1508 la Terra
di Ruoti risulta disabitata. Solo nel 1511 sembra uscire dalla crisi quando il
conte di Muro, Jacopo Alfonso Ferilli, consentì l'immigrazione di una colonia
di Albanesi Schiavoni che ricostituì il primo nucleo della popolazione ruotese.
Più tardi rientrarono anche famiglie spagnole e francesi. La popolazione
continuò ad aumentare fino a che, nel 1561, non raggiunse i 91 fuochi, ed
iniziarono le proteste dei vari vassalli per strappare confessioni e benefici
ai conti di Muro Lucano. Nel 1583 fu dominata dai Caracciolo, ed è proprio in
quel periodo che Ruoti ottenne gli Statuti Cittadini. Infine il centro
appartenne ai Capece Minulto e poi ai Ruffo di Bagnara. Proprio da questi ultimi
prende il nome il palazzo del Principe, probabilmente innalzato nel 1630 e oggi
in stato di degrado, dopo che il terremoto del 1980 ne fece crollare il tetto.
Il vecchio castello, sorto in epoca normanna su preesistenti fondamenta osche e
romane, in linea di massima conserva ancora molte caratteristiche di
quell'epoca. Nel corso dei secoli ha subito molti rimaneggiamenti e
l'imposizione di numerose sovrastrutture che hanno finito col deturpare
1'aspetto e la destinazione primitiva. Tuttavia, ad un occhio esercitato ed
esperto, può ancora risaltare quella che doveva essere la costruzione primitiva
a pianta quadrangolare. Attualmente una parte dell’antico castello è abitata da
privati, mentre il resto, una torre e parte delle mura di cinta avrebbe bisogno
di restauro.
Una storia trovata sul web, legata al castello di Ruoti: http://www.basilicata.cc/chiese/ruoti/Tscritto/castello.htm
Fonti: http://www.comune.ruoti.pz.it,
http://it.wikipedia.org, http://www.miss48.it
Foto: tutte relative al Palazzo Ruffo. Due prese dal sito http://www.basilicata.cc e la terza da http://www.miss48.it
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