sabato 5 ottobre 2013

Il castello di sabato 5 ottobre







RUOTI (PZ) – Palazzo Ruffo e castello

Il paese di Ruoti è situato su di un'altura, dominante il corso della fiumara di Avigliano. Le sue origini sono remote e probabilmente risalgono al VI sec. A.C., quando il centro fu edificato lungo un'antica rete stradale che collegava Metaponto con la valle del Sele. Ruoti fu una antica roccaforte osca, fortificata dai Romani, che venne certamente rifondata e rifortificata dai Longobardi, fino ad assumere la funzione di un arroccato castello di grande importanza strategica durante i torbidi che avvennero prima che si costituisse il Regno normanno. L'importanza storica del feudo di Ruoti è attestata dalla metà del XII secolo. All'epoca il feudatario, oltre che prendere l' agnomen del feudo, doveva offrire al proprio sovrano un contribuito in militi e serventi e, tutto ciò, sotto l'obbligo del giuramento; il che suggerisce la suggestiva ipotesi che oltre il prestigio, il feudo si accrescesse demograficamente. Ancora di più questa ipotesi è avvalorata dal fatto non trascurabile che Ruoti viene indicato non come Casale, ma come Terra, il che sta a dimostrare che rappresentava un centro sicuramente più importante dei casali, anche se non raggiungeva l'importanza dei centri denominati Città. La carenza di documenti e la scarsa menzione da parte dei cronisti dell'epoca riguardo Ruoti ed i suoi feudatari non permettono di ricostruirne pienamente le vicende storiche. Restano, tuttavia, frammenti di documenti tra i quali uno che attesta il secondo anno di regno di Federico II e che tratta di un'autorizzazione concessa al potentino monastero di S. Lazzero "per fare legna nel bosco di Ruoti". Un altro frammento di documento indica semplici disposizioni di manutenzione dei castelli e delle case imperiali. Dopo la morte di Federico II è molto probabile che Ruoti, data la sua posizione strategica, si sia trovato coinvolto in una guerra svevo-angioina per la conquista del Mezzogiorno d'Italia. Nelle insurrezioni contro gli Angioini, oltre a piccoli feudatari della zona del Vulture, fu coinvolto Roberto di Santa Sofia, barone di un feudo limitrofo a quello di Ruoti. Una volta che gli Angioini ebbero ragione dell'esercito imperiale svevo a Tagliacozzo (1268), Ruoti passò di mano in mano, da un feudatario all'altro, fino a perdere l'importanza che aveva avuto durante la dominazione sveva. Nel feudo si susseguirono vari signori e nel periodo angioino vi dominarono prima i Sanseverino e poi i Ferillo di Muro. Nemmeno l'avvento della dominazione aragonese mutò la situazione del centro abitato. La Terra di Ruoti continuò ad essere venduta tra i vari signorotti locali finché finì quasi per scomparire demograficamente in seguito ad epidemie che tormentarono il Sud d'Italia. La popolazione abbandonò il centro abitato e si spostò nei campi. Questo fenomeno si registrò anche a cavallo dei secoli XV-XVI. Nel cedolario del 1508 la Terra di Ruoti risulta disabitata. Solo nel 1511 sembra uscire dalla crisi quando il conte di Muro, Jacopo Alfonso Ferilli, consentì l'immigrazione di una colonia di Albanesi Schiavoni che ricostituì il primo nucleo della popolazione ruotese. Più tardi rientrarono anche famiglie spagnole e francesi. La popolazione continuò ad aumentare fino a che, nel 1561, non raggiunse i 91 fuochi, ed iniziarono le proteste dei vari vassalli per strappare confessioni e benefici ai conti di Muro Lucano. Nel 1583 fu dominata dai Caracciolo, ed è proprio in quel periodo che Ruoti ottenne gli Statuti Cittadini. Infine il centro appartenne ai Capece Minulto e poi ai Ruffo di Bagnara. Proprio da questi ultimi prende il nome il palazzo del Principe, probabilmente innalzato nel 1630 e oggi in stato di degrado, dopo che il terremoto del 1980 ne fece crollare il tetto. Il vecchio castello, sorto in epoca normanna su preesistenti fondamenta osche e romane, in linea di massima conserva ancora molte caratte­ristiche di quell'epoca. Nel corso dei secoli ha subito molti rimaneggiamenti e l'imposizione di numerose sovrastrutture che hanno finito col deturpare 1'aspetto e la destinazione primitiva. Tuttavia, ad un occhio esercitato ed esperto, può ancora risaltare quella che doveva essere la costruzione primitiva a pianta quadrangolare. Attualmente una parte dell’antico castello è abitata da privati, mentre il resto, una torre e parte delle mura di cinta avrebbe bisogno di restauro. 
Una storia trovata sul web, legata al castello di Ruoti: http://www.basilicata.cc/chiese/ruoti/Tscritto/castello.htm


Foto: tutte relative al Palazzo Ruffo. Due prese dal sito http://www.basilicata.cc e la terza da http://www.miss48.it

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