SANT’ALESSIO CON VIALONE (PV) – Castello
Noto come
Sancto Alexjo fin dal XII secolo, appartenne alla nobile
famiglia
Canepanova di Pavia, cui fu tolto dai Beccaria nel XIV secolo.
Un ramo di questa casata prese nome da Sant'Alessio, poi Beccaria di
Montebello. Dopo l'estinzione di tale ramo (1629) il paese non fu più
infeudato. Sant'Alessio nacque come fortezza. L'edificio originario consisteva
in una vasta cinta muraria quadrata, al centro della quale sorgeva l'alta e
possente torre, priva al piano terreno di qualsiasi entrata o finestra, ad
eccezione del pertugio che si può ancora osservare al centro della volta. Mura
e torre vennero innalzate intorno all’anno mille (o anche prima), sul luogo di
un insediamento bizantino-longobardo, e sono rimaste praticamente intatte attraverso
i secoli. Nel 1413 il condottiero Franceschino Beccaria acquistò o usurpò
l’antica fortezza dalla famiglia Canepanova. Nel 1481 Girolamo Beccaria, figlio
di Franceschino, trasformò la fortezza in castello, rispettando sostanzialmente
la volumetria originale, forse per usarlo come casa di caccia, data la
vicinanza del Parco Visconteo. Importanti decorazioni architettoniche e
pittoriche abbracciano gli stili romanico, gotico e rinascimentale. Nel Febbraio
del 1525 Giovanni delle Bande Nere assediò le forze dell’Imperatore Carlo V,
acquartierate nel castello di Sant’Alessio, che subì rilevanti danni ma non fu
espugnato. Nella notte del 24 febbraio gli spagnoli lasciarono il fortilizio e andarono
a vincere la Battaglia di Pavia, dopo la quale il castello venne restaurato e riprese
la vita cortese. Probabilmente nell’ambito di un più vasto programma, che dovette
interessare tutto il contado, il castello fu trasformato in ospizio per i
pellegrini romei. Affreschi di grande importanza iconografica sono presenti nella
torre ristrutturata. Tra il 1796 e il 1973 il castello, in stato di degrado,
ebbe diversi utilizzi: come stalla, adibito a uffici, come scuola, come granaio.
Dopo il 1973 avvenne il suo restauro, con la riapertura del fossato interrato,
e il castello tornò parzialmente all’antico splendore e si riappropriò di una
delle antiche funzioni dei castelli, diventando il centro nevralgico di
un’attività di grande rilievo sociale. Infatti dal 1994 è sede dell’Oasi di
Sant’Alessio, nata per la reintroduzione degli animali selvatici. Sant'Alessio
è uno dei rari castelli lombardi ad aver mantenuto il merlo di tipo quadrato,
di origine romanica, e a non aver mai adottato quello a coda di rondine, detto
ghibellino. L'importanza dell'edificio consiste anche nell'essere testimonianza
di una forma molto primitiva di castello di pianura. Presenta un impianto "a
simmetria zenitale", ossia costituito da un'alta torre centrale posta
all'interno di un cortile delimitato da un edificio articolato su quattro corpi
di fabbrica. I rispettivi profili di pianta sono tutti contenuti entro tre
quadrati concentrici. Questo impianto di perfetta simmetria, geometricamente di
alto livello, ne fa una realizzazione di alto interesse, e tradisce forse la
mano di un architetto, o almeno di maestranze, di vaglia, di cui però non
sappiamo nulla. La torre è un massiccio parallelepipedo in mattoni, conclusa
alla sommità da un loggiato-vedetta costituito da tre fornici per lato.
Poderosa e alta, è veramente il perno non solo militare, ma anche visivo, di
tutto il complesso. Le quattro fronti del castello hanno basamento scarpato.
L'edificio sorge in posizione isolata nella campagna e ciò ne aumenta l'effetto
visivo.
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