SANT’ALESSIO SICULO (ME) – Castello arabo-normanno
E' posto sul promontorio roccioso noto come "capo Sant'Alessio",
unico a sorgere lungo la fascia costiera ionica tra Messina e Taormina. Per
questa ragione ha rivestito un ruolo importante dal punto di vista strategico,
a controllo dell'importante via costiera di collegamento tra Catania e Messina;
tutti gli eserciti storicamente presenti in Sicilia hanno contribuito, in fasi
successive, all'edificazione del castello sulla sua sommità. Il promontorio,
già noto in epoca greca come
Arghennon Akron (Argenteo Capo - per il colore
bianco delle rocce dolomitiche che lo compongono), veniva chiamato
Promontorium
dai romani, che vi edificarono per primi una fortificazione. Durante la
battaglia tra Ottaviano e Pompeo (36 a.C.), il castello avrebbe ospitato lo
stesso Pompeo. Nell'atto di donazione con il quale Ruggero II, nel 1117,
concesse le terre di Forza d'Agrò al monastero basiliano annesso alla Chiesa
dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò, compare l’iscrizione "Scala Sancti Alexi"
in riferimento al promontorio. Il complesso sorge all'altezza del bivio ove si
innesta la strada che dalla statale 114 orientale sicula sale verso il paese di
Forza d'Agrò. L'accesso al forte avviene tramite un percorso a gradoni che
dalla stessa strada statale risale la collina del capo sul lato nord,
sviluppandosi secondo un tracciato planimetrico ad 'U'. L'insieme delle
fortificazioni si caratterizza per la presenza di due manufatti principali, non
coevi, posti su due picchi situati all'estremità del promontorio, a strapiombo
sul mare. Si individua un primo fortilizio ad oriente, più esterno, nel quale è
ubicata la torre mastra di pianta poligonale irregolare impostata sull'asse
longitudinale da sud-ovest a nord-est. La torre, utilizzata nel secolo XVI per
la specifica funzione di torre costiera di guardia, venne in seguito inserita
nel più ampio sistema difensivo del castello di Sant'Alessio, costituendone
l'ultimo ridotto difensivo. Fra la metà del secolo XVII e l'inizio del secolo
XVIII l'edificio venne rappresentato in alcuni disegni munito di merlature di
coronamento. Nel secolo XIX la torre, probabilmente in stato di rudere, venne
quasi interamente ricostruita sulle preesistenti strutture. Appartengono a
questo periodo le numerose regolari feritoie leggibili lungo le sue murature
perimetrali. Il fabbricato si compone di un piano fuori terra con
orizzontamento sfalsato, suddiviso in due ambienti fra loro comunicanti: il
vano principale lungo l'asse longitudinale, con ampia apertura strombata sul
fronte sud-ovest, ed un secondo locale sul quale, tramite una scala in legno,
si accede alla terrazza di copertura. Tracce di parziali orizzontamenti, non
più esistenti, lungo le murature perimetrali, in corrispondenza di feritoie
poste a quote elevate rispetto all'attuale piano di calpestio. Lo spazio
adiacente all'ingresso alla torre è all'esterno munito di caditoia a picco sul
mare ed era destinato al controllo del versante sud del capo. L'accesso avviene
tramite una scala esterna ad una rampa, costruita direttamente su roccia in
posizione trasversale, nell'angolo sud, ed affiancata alla cinta muraria. Un
secondo e più ampio fortilizio è ubicato sul versante interno del capo
Sant'Alessio. L'elemento principale è rappresentato dal torrione cilindrico
bastionato che costituisce il fulcro del castello; ad esso era affidata la
sorveglianza del versante interno del capo. Intorno alla metà del secolo XVII
la costruzione risultava composta dalla torre circolare più interna attorno
alla quale, ad una quota inferiore, si sviluppava un percorso di ronda
delimitato dalla cinta muraria esterna. Ad una quota ancora più bassa sono
ricavati gli ambienti disposti a sviluppo anulare attorno al nucleo centrale
della torre. All'esterno si innestano i cammini di ronda del castello ed i
locali destinati agli alloggi del castellano e della guarnigione. In questa
fase la costruzione, così come l'intero complesso fortificato, presentava
ancora i coronamenti merlati su ambedue le torri concentriche che, nella
ristrutturazione condotta all'inizio del secolo XIX, vennero sostituiti da
compatte cortine murarie provviste di strette feritoie per i fucili. All'inizio
del secolo XVIII venne realizzato il bastione triangolare addossato al lato
occidentale del muro perimetrale e collegato ai locali inferiori tramite una
modesta apertura. Il bastione, anch'esso fondato su roccia, è costituito da un
percorso perimetrale, in origine coperto, e da un nucleo interno probabilmente
destinato a deposito di munizioni. Lungo i muri perimetrali vennero ricavate
numerose feritoie, mentre a sud fu predisposta una piccola batteria da cannone.
Nel complesso edilizio sono riscontrabili diffuse trasformazioni ed addizioni
avvenute tra il secolo XVI ed il secolo XIX. E'ancora esistente una cisterna
sotterranea con vera circolare in muratura intonacata. La costruzione del
castello vero e proprio avvenne per iniziativa dell'imperatore Alessio I
Comneno, nell'ambito delle guerre condotte da Bisanzio contro i Normanni e i Turchi.
In seguito l'edificio appartenne agli Arabi. In questo periodo il promontorio
fu noto come
Ad Dargah (La Scala). In epoca normanna furono realizzate
significative modifiche strutturali che portarono la fortificazione ad assumere
la forma odierna. Il castello era una struttura militare di difesa e controllo
integrata con quello di Forza d'Agrò a monte. Risalente al 1356, un documento
di Federico IV ricorda Sant'Alessio in qualità di "fortilicium superius
Sancti Alessi". Agli inizi del XV secolo Artale Angelico fu investito del
titolo di barone e castellano di S. Alessio da re Martino I d'Aragona e nel
1453 il castello venne assegnato da re Alfonso V a Tommaso Romano. Rimase ai
Romano sino a metà del XVI sec, quando Antonina Romano lo portò in dote al
marito Antonello Furnari, barone di Furnari. La fortezza ospitò Carlo V
(1500-1558) reduce dalla presa di Tunisi del 1535. Nel 1608 il castello venne
acquistato, con la relativa baronia, da don Francesco Romeo da Randazzo. Il
maniero tra il 1639 e il 1640 fu descritto dall'ingegnere Carlo Maria
Ventimiglia e Francesco Negro, durante un censimento delle difese costiere del
Regno di Sicilia, voluto da re Filippo IV. Gli studiosi produssero un rilievo
geometrico, che trascurava il castello antico, perchè in stato di rudere, e
riportava la pianta del ridotto fortificato più interno. Quest'ultima
struttura, alla metà del XVII secolo, ospitava un castellano con tre soldati,
equipaggiati con due pezzi di artiglieria. Nel corso della guerra di Messina,
nel 1674 il castello venne occupato dagli spagnoli che vietarono il passaggio
dei rifornimenti destinati a Messina. Divenne così deposito di viveri della
città. Nel 1700 Ruggero Romeo Gioeni acquistò all'asta il castello che nel 1703
passò ad Anna Maria Paternò Castello, alla quale successe, nel 1717, il figlio
Diego Paternò Castello per poi passare, nel 1900, a Giovanni Impellizzeri, loro
discendente. Nel 1714 il castello venne munito di tre cannoni di ferro e
custodito da 15 soldati piemontesi ed un castellano rappresentando uno dei più
importanti baluardi militari difensivi del territorio di Messina tanto da
suscitare particolare interesse del marchese di Lede, comandante delle truppe
spagnole in Sicilia. Alla metà del Settecento l'abate Vito Amico parla di una
"ben munita rocca" sul promontorio di Sant' Alessio e dei ruderi di
una probabile torre di guardia più a sud-est. Ancora, agli inizi del XIX secolo
gli inglesi, per difendere la costa dagli attacchi dei Francesi, provenienti
dalla Calabria, ristrutturarono completamente il complesso fortificato
costruendo la cinta muraria esterna. Dopo l'unità d'Italia il castello venne
venduto al marchese Pietro Mauro. Infine nel 1906 fu eretto l'edificio
residenziale, posto sul promontorio interno del capo, inglobando così alcuni
resti murari preesistenti. Le strutture fortificate attualmente esistenti
presso Capo Sant'Alessio sono, dunque, il risultato di una stratificazione
edilizia plurisecolare. Dall'area antistante il castello si dipartono due
gallerie sotterranee che scorrono sotto di esso e terminano in due aperture
sulle pareti rocciosa, una lato Messina, una lato Taormina. Qui, nel corso
della seconda guerra mondiale, le truppe di occupazione tedesche posizionarono
due batterie di artiglieria. Attualmente gli edifici che compongono la
fortificazione sono chiusi al pubblico, e in parte diroccati. Altre notizie su
http://www.mondimedievali.net/castelli/sicilia/messina/santalessio.htm
Fonti:
http://it.wikipedia.org,
http://www.icastelli.it (scheda del Dott. Andrea
Orlando),
http://www.enexa.com/castellocaposantalessio/,
http://www.virtualsicily.it,
http://www.webalice.it/fabio.luchino/santalessio.html
Foto: la prima è una cartolina
scannerizzata, l'altra è presa dal sito http://www.sunpowercorp.it
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