PANNARANO (BN) – Palazzo Cocozza Campanile
Le origini di Pannarano sono incerte. Anticamente
il suo nome era Ponderano, che sembra derivi da tre definizioni: "ricco di
grano", "pantano", oppure da un vocabolo greco indicante "luogo
posto in alto, dal quale é possibile ammirare il sottostante panorama". Le
ultime due definizioni potrebbero essere all'origine del nome perchè oggi il
centro del paese é a 350 metri sul livello del mare, ma il borgo originario si
trovava ed in parte ancora si trova, affacciandosi sulla Valle Caudina, molto
più in alto, ai piedi della montagna di Basso o Monte Milone. Un manoscritto
del 1500 di G.B. Formichelli, presbitero della terra di Panderano, colloca la
fondazione di questo paese intorno alI' anno 295 a.c. Da documenti ufficiali
più attendibili l'esistenza di questo piccolo centro risale già ai secoli XIII
e XIV con la denominazione di "Casali Ponderani". Pannarano venne
infeudato ai Della Leonessa, i quali l’ebbero dalla famiglia Stendardo per il
matrimonio di Guglielmo Della Leonessa con Isabella Stendardo. Sarebbe stato
proprio Guglielmo della Leonessa ad erigere il castello di Pannarano come utile
difesa. Fu durante il dominio del figlio Marino, che questo centro subì gravi
danni a causa delle lotte Aragonesi, così come riporta un famoso diario
anonimo. Nel 1456 l'ebbe Gabriella della Leonessa come dote di matrinonio, poi
in seguito venduto a Francesco De Lagonissa. Lo Stato delle Rendite presentato
da Fabrizio della Leonessa alla Regia Camera della Sommaria il 25 Settembre
1465 riporta il feudo di Pannarano tra i possedimenti della sua casata. In
seguito gli eredi di Gabriella della Leonessa fecero annullare la vendita prima
descritta ed alienarono il feudo a Martino Marziale di Napoli, Regio
Consigliere di Ferdinando I° d'Araragona con atto stipulato nel castello di
Pannarano il 19 Aprile 1485. Con la morte del Marziale senza che egli avesse
lasciato eredi legittimi, il feudo passò di diritto alla Corona di Spagna. Federico
d'Aragona lo donò al suo "paggio" Giovannantonio Caracciolo il 5
maggio 1498, che morì il 10 maggio 1543, e a cui successe il figlio Giovan
Francesco senior. Giovan Francesco junior divenne barone di Pannarano nel 1605.
Il barone Benedetto Caracciolo nel 1690 invitò presso il suo castello di
Pannarano un noto avvocalo Napoletano, Niccolò Amenta, uomo di lettere e
professore di diritto, che descrisse le bellezze del paese nella sua opera
"I capitoli". Il feudo rimase ai Caracciolo fino al 1846 e solo
qualche anno più tardi fu venduto per 3200 fiorini al Sig. Eustachio Abate, il
quale provvide a restaurare il palazzo marchesale. La sua unica figlia sposò il
marchese Carlo Cocozza Campanile da San Martino Valle Caudina. Gli eredi di
Carlo Cocozza Campanile, morto prematuramente, tra il 1925 ed il 1935 gradualmente
alienarono tutti i beni di cui erano proprietari a Pannarano. Anche il castello
restò smembrato da più vendite e le sue caratteristiche di maniero feudale
risultarono, soprattutto in seguito, profondamente compromesse. Ma se l'aspetto
architettonico lo imponeva all'ammirazione dei cittadini non meno interessante
era il suo patrimonio interno. Aveva una cappella privata i cui arredi, tra cui
alcune tele di Santi di notevole valore, vennero donati alla congrega del SS. Rosario,
ma oggi di essi non vi è più traccia. Vantava anche un salone di grosse
dimensioni che ancora nel 1923 era stato fatto affrescare dal pittore napoletano
Di Lisio. Le esigenze idriche del castello erano servite da un acquedotto in
tubi di terracotta che dalla sorgente "Tavella" vi adduceva acqua a
profusione. Potete trovare altre informazioni al seguente link: http://dsgsgis.units.it/OL/progetti/Partenio/pdf/Storico.pdf
Foto: da www.terredelsannio.it (d'epoca) e da http://digilander.libero.it/pannarano.benev/moderne.htm
e
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