POPOLI (PE) – Castello Cantelmo
Popoli ha origini antichissime, eppure il suo assetto urbano si consolidò
soltanto nel XIII secolo, quando acquisì notevole importanza soprattutto
nell’ambito commerciale, diventando un immancabile punto di congiunzione tra
L’Aquila, Firenze e Napoli. Fu proprio in questo secolo (1269) che il borgo fu
affidato da Carlo d’Angiò ad una fortunata famiglia di guerrieri, i
Cantelmo, che
erano scesi in Italia al suo fianco quando lo stesso re era stato chiamato dal
Papa Clemente IV a risolvere l’intricata situazione che ormai da tempo vedeva
schierati i guelfi contro i ghibellini, ossia i sostenitori del Papa contro i
sostenitori dell’imperatore. A Carlo d'Angiò, che aveva sconfitto dapprima a
Benevento, Manfredi, il figlio di Federico II ( re di Sicilia), e
successivamente Corradino di Svevia, che era invece nipote di Federico II, fu
consegnato il tanto bramato Regno di Sicilia per il quale aveva combattuto
strenuamente. Il re, in riconoscenza per tutto l’appoggio ricevuto, decise di
donare a Giacomo Cantelmo, suo cavaliere, il dominio su Popoli proprio nel
momento in cui questo borgo acquisiva elevato valore oltre che ulteriore
importanza strategica. I ruderi del castello Cantelmo sono circondati da una
pittoresca pineta alle pendici del Monte Morrone, non lontano dalle sorgenti
del fiume Pescara. La costruzione rientra nella tipologia dei castelli-recinto,
un tipo di struttura difensiva altamente sviluppata in Italia, anche
all’interno della stessa regione abruzzese dove non mancano ulteriori esempi
come il castello di Barisciano o quello di San Pio delle Camere. Il maniero fu
edificato, a controllo dei territori circostanti, tra il 1000 ed il 1015 per
volere del vescovo valvense Tidolfo, ma importanti interventi di trasformazione
vennero effettuati verso la fine del XV secolo ad opera dei Cantelmo, feudatari
fino al XVII secolo. Essi modificarono il fortilizio per la difesa delle
artiglierie e per le proprie esigenze abitative, dal momento che questa fu la
loro dimora fino al 1480, quando si trasferirono nel Palazzo Ducale di Popoli. Quanto
ha colpito maggiormente di questa famiglia è che nei luoghi frequentati dai
suoi vari membri, non sono stati ritrovati solo armi legate sicuramente al
mondo maschile e gioielli legati prevalentemente al mondo femminile ma anche
tantissimi libri che spaziano temporalmente: i classici erano immancabili ma
altrettanto presenti erano opere simbolo della cultura italiana figlie di Dante
Alighieri o Petrarca. Realizzato in muratura di pietrame calcareo e tufaceo, concepito
per resistere a lunghi assedi, il forte era circondato da una doppia cinta di
mura e da un fossato. La pianta era triangolare, con il lato di base rivolto
verso la città. Al vertice di tale triangolo vi era una torre pentagonale, che
doveva essere l'originaria torre d'avvistamento, dalla quale ha avuto origine
il complesso e alla quale furono aggiunte, più in basso, una torre a pianta
quadrata ed un torrione cilindrico. Quest'ultimo è sicuramente un'aggiunta
rinascimentale, frutto degli interventi di ammodernamento del conte Restaino IV
Cantelmo; esso presenta un'alta fascia basamentale a scarpa collegata al resto
del corpo da un massiccio redondone; è infine coronato da merli guelfi con
corrispondenti feritoie per armi da fuoco. Queste tre torri, le cui mura sono
spesse circa 150 centimetri, sono sempre state menzionate nel corso della
storia come il simbolo della città di Popoli. Proprio su di esse venivano
cautamente posizionate le balestre, le catapulte ed altri armamenti da utilizzare
in caso di attacco imminente o nel caso si fosse entrati in guerra anche senza
preavviso, mentre sulla sommità del torrione, che poi veniva anche protetto
astutamente da balaustre, c’era il cosiddetto
“cammino di ronda”, un corridoio
rialzato che permetteva ai soldati di controllare meglio il circondario
dall’alto delle mura, protetti anche da merlature che garantivano loro una
posizione vantaggiosa nei confronti del nemico anche in caso di attacco
improvviso, perché erano facilitati nel lanciare frecce oppure oggetti in
quanto potevano meglio tutelare se stessi e quanti venivano messi al sicuro
all’interno della struttura. Il muro che unisce la torre di avvistamento ed il
mastio ha una lunghezza di circa 50 metri ed occupa la posizione più a nord; è
invece lungo circa 40 metri il muro collocato nella porzione meridionale e che
ha il compito di collegare il mastio e la torre rotonda (o torrione appunto). Infine,
il muro che collega il torrione alla torre di avvistamento è lungo circa 25
metri ed occupa la posizione ovest della pianta del castello. Le torri appena
descritte, a causa della pendenza del terreno sono collocate su altezze
diverse, motivo per cui la loro quota può variare dai 7 ai 9 metri. La
merlatura presente in tutte e tre le torri è a coronamento piatto, quindi di
tipo guelfo, sebbene i maggiori esponenti della famiglia Cantelmo fossero di
fede ghibellina, il che avrebbe presupposto la scelta di un coronamento
conformato a coda di rondine. Ma questo non deve meravigliare, poiché in tutta
Italia sono numerosi gli esempi di torri con scelte architettoniche, relative
alla merlatura, indipendenti dalla fazione (guelfa-antipapale o
ghibellina-imperialista) di appartenenza dei possessori del castello. Dopo il
trasferimento dei Cantelmo nel Palazzo Ducale, il castello rimase abbandonato
fino al 1997, anno in cui l'amministrazione comunale decise di attuare un opportuno
restauro con il consolidamento delle opere murarie che erano a rischio crollo. I
ruderi del castello sono visitabili. Raggiungere la struttura non è difficile,
contrariamente a quanto si potrebbe pensare dopo una prima osservazione da
lontano, infatti si prosegue attraverso una stradina a scalinata sempre molto
ben evidente che inizia nella piazza principale del paese, in questo modo il
percorso si trasforma in una piacevole passeggiata. È possibile osservare il castello
anche di notte, grazie all'installazione di un impianto di illuminazione a
doppia temperatura di colore che crea uno scenario molto suggestivo. Nell'ottobre
2012 la giunta comunale ha approvato il progetto esecutivo per il recupero
dell'antico castello. «In dettaglio», spiega ancora l'assessore, «la tipologia
di lavori previsti nel progetto è volta oltre che al recupero, alla
conservazione delle strutture, preservandole dagli attacchi degli agenti
atmosferici. Saranno infatti applicati materiali che dovranno chiudere tutti
gli spazi fra le pietre costituenti i muri, in modo da non consentire
infiltrazioni dannose. Stesso trattamento subiranno anche i muri di cinta, realizzando
pendenze del terreno intorno per allontanare le acque piovane. Ma gli
interventi più incisivi saranno volti al consolidamento e restauro della torre
di avvistamento, della cinta muraria ovest e del torrione». Ulteriori notizie e
immagini le trovate nella sezione "Castello" del seguente sito web: http://www.rectarupes.it
Nessun commento:
Posta un commento