VILLASIMIUS (CA) – Fortezza Vecchia
E’ un monumento di notevole interesse, sia dal punto di
vista architettonico, in quanto presenta forme e tipologie che testimoniano
interventi succedutisi nel tempo, sia dal punto di vista storico, per essere
stato testimone e protagonista di vari periodi della storia di Villasimius. Sorge
su un promontorio poco distante dal Capo Carbonara, posto all’estremità
orientale dell’ampio Golfo di Cagliari. Ha una struttura complessa, il cui
primo nucleo risale probabilmente al XIV secolo, ipotesi rafforzata dall’analisi
delle strutture murarie e delle vicende storiche del periodo. E’ in quel
periodo che Carbonara, l’antica Villasimius, passò agli aragonesi, i
quali la concedettero come feudo alla famiglia Carroz
come ricompensa per il ruolo fondamentale avuto durante la conquista della
Sardegna. I primi innesti spagnoli risalgono all’incirca al 1580-1590 e
sono imputabili alla politica di fortificazione delle coste sarde attraverso
torri fra loro collegate, voluta da Filippo II Re di Spagna, con l’obiettivo
di difesa dagli attacchi turco-barbareschi, che saccheggiavano da decenni le coste
sarde. In origine, sotto il dominio aragonese, la fortezza presentava pianta
triangolare equilatera, con i lati di circa 11 m, spessore murario di circa
1,20 m e altezza di circa 10 m. L'ingresso sopraelevato era rivolto verso il
mare, protetto alla base da un rivellino, cioè da un opera addizionale più
bassa, a forma di V. All'interno di questa muraglia, già alla fine del
Cinquecento venivano ricoverate le barche dei corallari, dei pescatori di tonno
e veniva custodito il pescato. Tra il 1590 ed il 1591 nella fortezza fu
insediata una guarnigione che doveva vigilare sulla tonnara. Da questo momento essa
acquisì un ruolo fondamentale nella difesa costiera. In epoca sabauda
la torre non venne abbandonata, mantenendo dunque la sua funzione di
sorveglianza. Per quanto riguarda la sua manutenzione, dal 1720 furono
necessarie diverse riparazioni. Restaurata nel 1769-70 su progetto dell'ingegnere
Belgrano da Famolasco, nel 1790 ebbe un secondo intervento più radicale. Su
disegno dell'ingegner Quaglia, il mastio triangolare venne trasformato in un
piccolo complesso a quattro lobi a spigolo vivo, innestando dei minibastioni ai
vertici del triangolo. Questo schema permetteva l'eliminazione degli angoli
morti al fuoco di fucileria negli scontri ravvicinati. Nel complesso lo schema
planimetrico di base non venne variato, conservandosi inalterato sino ai nostri
giorni. Documenti scritti ci informano che nel 1767 ospitava un capitano,
tre soldati e due cannoni, e nel 1812, riuscì a resistere ad un attacco
barbaresco sotto i colpi del quale, erano cadute la torre di Serpentara
e quella dell’ Isola dei Cavoli. Nel 1847 l’ultimo
capitano della torre, l’alcaide, venne licenziato. La struttura cadde in
uno stato di abbandono e divenne riparo dei pastori, fino al 1968, data dalla
quale partirono i primi restauri della torre (a cura della Soprintendenza ai BAAAS
di Cagliari) e si riscoprì interesse per la struttura. Nel 1987 furono inoltre
realizzate altre opere di manutenzione e scavi nell'area del recinto. E'
caratterizzata da diverse sale e da vari passaggi che permettono di spostarsi all'interno
della torre tra i diversi punti di osservazione; attraverso una scala
semicircolare si accede alla terrazza soprastante, dove venivano posizionate le
armi e le munizioni. Oggi la fortezza è divenuta Museo. Di particolare fascino è un documento
risalente al 1788, nel quale si invita l’Ammiraglio della torre ad allontanare
la moglie dalla fortezza, in quanto la struttura non doveva essere esattamente
idonea alla vita di una signora. La seconda foto è stata presa dal sito http://www.sardegnadigitallibrary.it
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