mercoledì 23 gennaio 2013

Il castello di mercoledì 23 gennaio





MONTERODUNI (IS) - Castello Pignatelli

È uno dei castelli più belli del Molise, sia per quanto riguarda la struttura architettonica che per lo stato di conservazione e la posizione, sulla sommità del centro abitato, ben visibile dalla vallata. All’epoca sannita, nella zona dove oggi sorge il castello, vi era un nucleo abitativo. La costruzione del maniero avvenne in epoca longobarda, quando la popolazione fu costretta ad arroccarsi per sottrarsi agli attacchi dei saraceni. Esisteva certamente nel XII secolo, infatti dalle fonti storiche si apprende che il conte Bertoldo di Kunsberg, comandante supremo delle armi di Enrico III, nel maggio del 1193, volle occupare la contea di Molise, ponendo l'assedio al castello, tenuto dai fedeli di Tancredi. Gli successe il duca Corrado di Lutzelinhart, detto il Mosca in Cervello, che portò avanti l'assedio fino alla resa. Nel 1202 il feudo passò ai conti di Celano, schierati contro Federico II. Nei secoli successivi appartenne agli Ardicourt, agli Evoli, agli Angiò (Giovanna I d’Angio tenne Monteroduni dal 1345 al 1363), ai De Sus. Nella prima metà del XVI secolo, all'epoca dei D'Afflitto, finì con il perdere l'originario aspetto prettamente militare per trasformarsi parzialmente in struttura residenziale, subendo rilevanti interventi di abbellimento. Nel 1668 divenne di proprietà dei principi Pignatelli della Leonessa, che lo trasformarono da maniero-fortezza esclusivamente in lussuosa residenza, cui rimase fino all'eversione della feudalità. Il loro archivio domestico è particolarmente utile per comprendere le condizioni disastrose in cui i Pignatelli trovarono l'edificio e quali opere siano state effettuate per restaurarlo ed adattarlo alle esigenze dell'epoca. Oggi il restauro ci consente di vederlo quasi integralmente e di cogliere di esso i caratteri decorativi e celebrativi. Il castello, in posizione centrale nel contado di Isernia, fu sede di esattoria delle imposte di pedaggio, come dimostra una lapide del 1570, murata all'ingresso, che elenca appunto i dazi da pagare per uscire dallo stato napoletano. La struttura planimetrica presenta una forma leggermente trapezoidale a causa dell'inclinazione del lato meridionale. Presenta delle mura portanti molto spesse, che in certi punti raggiungono anche i 5 metri. L’intera struttura è difesa da una cinta muraria esterna. Sul lato meridionale è collocata la porta d’ingresso che non corrisponde a quella originaria. Da essa si può raggiungere il “viale Rampa” che dirige ad un piazzale sul quale affaccia un secondo portone che conduce all’interno. Inizialmente la struttura era delimitata da un fossato e l’ingresso dal giardino all’interno era possibile solo dopo aver oltrepassato il ponte levatoio. All’interno del piazzale è presente la casa del fattore, che era adibita a stalla. Al di sopra del portone d’ingresso è collocata una balconata in stile rinascimentale. Da questo portone è possibile raggiungere, mediante una scalinata, un elegante loggiato al primo piano. Il piano terra, destinato alla servitù, era caratterizzato da ampie cucine, stanze fornite di forni e altri strumenti da lavoro nonchè da altri ambienti che in passato erano adibiti a cantine e dove oggi è possibile ammirare grosse botti in legno. L’accesso da tali stanze ai piani alti era permesso attraverso delle strette scalinate presenti nei torrioni. Tali passaggi permettevano di portare dalle cucine le vivande nelle sale del primo piano senza essere visti dal principe e dai suoi ospiti. Dal loggiato si giunge alle sale del primo piano, tra cui primeggia per importanza la sala di rappresentanza, che conserva sul lato lungo un camino in marmo ed è dotata di una pavimentazione in cotto nella quale è stampato lo stemma della famiglia Pignatelli. Il soffitto è interamente in legno (190 tavole di querciolo) affrescato da dipinti a tempera dai motivi cavallereschi. Nel salone è anche visibile la cappella gentilizia con pavimento di ceramica. All’interno di una delle torri è stata ottenuta una stanza da letto rivestita da maioliche decorate con lo stemma della famiglia Pignatelli. Al secondo piano sono disposte altre stanze, collegate tra loro attraverso lo stretto e suggestivo cammino di ronda caratterizzato da feritoie e caditoie che in passato venivano utilizzate dagli abitanti del castello per versare i liquidi bollenti sugli assedianti. Il castello è caratterizzato da quattro robuste torri cilindriche sormontate, ai quattro angoli, da merli guelfi. Fino al 1960 le torri, caratterizzate dall’essere di diversa altezza l’una dall’altra, erano coperte da tegole. Nel 1961 il principe Giovanni Pignatelli le alzò, arricchendole di merli guelfi e le mise in comunicazione attraverso un camminamento. Furono anche realizzate le quinte merlate del coronamento apicale. Dall’esistenza delle quattro torri, si desume che l’attuale struttura abbia la stessa pianta dell’edificio originario: gli ampliamenti della superficie sono infatti avvenuti in altezza. Ormai solo la poderosa struttura muraria, le grandi cisterne per la raccolta dell'acqua piovana, le feritoie e le caditoie per versare i liquidi bollenti sugli assedianti, ricordano la rude fortezza di un tempo. Recentemente il castello è stato acquistato dal comune di Monteroduni, che ha provveduto a restaurarlo ed ha aperto al pubblico alcune sale per visite e manifestazioni culturali. Purtroppo molti pavimenti in cotto ed in maiolica decorati con le tre “pignate”, simbolo della famiglia Pignatelli, sono andati perduti a seguito dei lavori effettuati per dar posto a discutibili pavimentazioni in parquet. Negli ultimi anni sono stati allestiti diversamente gli spazi interni, con l'ala Pignatelli che comprende una sala con cimeli di famiglia, un'altra con l'archivio di storia del mezzogiorno sempre appartenuto alla stessa famiglia, ed una terza con una ricca biblioteca di circa duemila volumi, alcuni dei quali di accertato valore. Internamente si possono trovare inoltre armi antiche e visitare le stanze di tortura. Sul fianco del castello c’è la cappella dedicata a San Michele Arcangelo che conserva lo stemma dei d’Angiò.

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