MESSINA – Forte Spagnolo di San Salvatore
Risale all'XI secolo l’edificazione o la ristrutturazione di
una torre normanna – dedicata a Sant’Anna, posta all'estremità della punta del
porto di Messina. Si ipotizza, infatti, che la suddetta torre sia stata
innalzata nel 1081, all'interno di un preciso progetto per rafforzare la difese
cittadine. Come è noto, intorno alla metà del XII secolo, in questi luoghi
sorse il famoso monastero basiliano del S. Salvatore di Messina linguae
phari (da cui deriva il nome del
forte), la cui fondazione si attribuisce nel 1086 al Conte Ruggero che
su quel luogo aveva trovato suoi partigiani uccisi. Il monastero attirò ben
presto diversi monaci dediti allo studio e alla compilazione di testi sacri,
classici e musicali (preziosi codici musicali greco-bizantini sono custoditi
presso la Biblioteca Regionale di Messina). Nel 1385 vi fu ospitato Papa Urbano
VI; si ha notizia di una chiesa annessa che sarebbe stata decorata con ricchi
mosaici (tra i primi in Sicilia). Nel 1282 la torre di Sant’Anna resistette
all'assedio degli Angioini durante la guerra dei Vespri. Solo durante il XVI
secolo avvenne, per volontà del governo spagnolo (Carlo V), un notevole
stravolgimento dell'intero complesso. Nel 1537 venne innalzato, con la
collaborazione dall'ingegnere Antonio
Ferramolino da Bergamo, un impianto fortificato di nuova concezione, che
inglobò le vecchie fabbriche medievali della torre e del monastero. Si
procedette allo sgombero dei monaci che si insediarono nell'area oggi occupata
dal Museo Regionale. La decisione di
erigere la fortezza fu presa per rendere più efficace la difesa del porto e
della città (anche se più tardi i Borboni la utilizzarono per bombardare la
città stessa in rivolta): la sua posizione strategica ne faceva uno strumento
militare di estrema potenza. Sempre a scopo difensivo, gli Spagnoli
realizzarono altre fortificazioni in città: le Mura e i forti
Castellaccio e Gonzaga. Nel 1549 l'esplosione della polveriera del Forte San
Salvatore causò seri danni all'intera costruzione, come ad esempio la
distruzione della chiesa, la cui unica testimonianza che rimane è un fonte
battesimale dell'XI secolo, oggi al Museo. Riadattata e nuovamente aperta alla
devozione dei fedeli, fu successivamente trasformata in cappella militare e
chiusa alla cittadinanza. Intorno al primo decennio del XVII secolo vennero
ultimate fortificazioni aggiuntive. Nel 1614 venne spostato l'ingresso nella
sede attuale e probabilmente furono introdotti il fossato ed il ponte d'accesso
(entrambi in uso fino a tutto l'Ottocento e poi cancellati) e la porta della
polveriera. Nel 1674, durante la rivoluzione antispagnola il forte fu espugnato
dai Messinesi che lo tennero per quattro anni. Ma nei secoli successivi due
terremoti, avvenuti nel 1783 e nel 1908, provocarono danni irreparabili al
castello. Soprattutto il secondo, seguito da relativo maremoto, decretò il
definitivo abbattimento delle mura interne al porto nell'anno seguente. Sulla
torre "Campana", posta all'estremità, si trova una stele di 60 metri
di altezza, che sostiene una grande statua benedicente della Madonna della
Lettera in bronzo dorato (alta 6 metri), opera di Tore Edmondo Calabrò. La
stele fu illuminata per la prima volta nel 1934 da Papa Pio XI, che azionò dal
Vaticano un radiocomando di Guglielmo Marconi; essa appare a chi giunge dal
mare e in atto benedicente verso la prospiciente città, di cui ora ne è il simbolo. Sul fronte del baluardo
rivolto alla città viene inoltre apposta, a grandi lettere, la frase che
secondo tradizione è contenuta nella lettera trasmessa dalla Vergine ai
messinesi (Vos et Ipsam Civitatem Benedicimus). La struttura del Forte, che non è connotata da una forma architettonica
elegante ma che si adatta alla conformazione naturale della penisola di
San Ranieri, si compone di una serie di
cinte murarie convergenti verso il vero e proprio baluardo centrale di forma
semi-cilindrica. I bastioni alloggiavano batterie di artiglieria rivolte verso
lo Stretto e verso l'imbocctura del porto. Attualmente si entra nella struttura
attraverso una porta del '600 - sormontata da un'iscrizione in spagnolo
riferita ai lavori eseguiti nel 1614 e dallo stemma asburgico - incassata fra
due contrafforti che si addossano al vecchio fronte, provvisto di una merlatura
per fucilieri di epoca più recente. Al baluardo semicircolare (la polveriera o Forte
Campana) si accede attraverso un portale bugnato che immette in un salone
rettangolare voltato a botte, in fondo al quale è possiblile vedere i resti
dell'antica torre S.Anna, inglobata nella struttura del forte. Una scala
conduce alle sale superiori e poi ancora alla terrazza, dove sono collocate le
casematte con le bocche da fuoco strombate e profilate con pietra calcarea.
Sopra questa si trova un ulteriore terrazza che ospitava una seconda batteria
di cannoni, camminamenti di ronda sui muri perimetrali e sistemi di scolo delle
acque piovane. Le strutture sono state realizzate in pietrame e blocchetti
calcarei, frammenti i laterizio e ciottoli di mare legati insieme con malta e
sabbia. Recenti restauri hanno migliorato lo stato di conservazione della
fortezza, il cui accesso rimane tuttavia interdetto poichè la struttura si
trova nell'area di una base della Marina Militare Italiana.
Nessun commento:
Posta un commento