VALSINNI (MT) – Castello di Isabella Morra
Venne edificato presumibilmente su una preesistente fortificazione
longobarda, nei primi anni dopo il 1000. Nel suo libro "
Isabella Morra e Diego Sandoval de Castro"
Benedetto Croce cita le origini del maniero facendole risalire ad un
castrum
romano posto a difesa dell'ultima chiusa sul fiume Sinni, che da quel punto in
poi si apre verso il Mar Jonio. La fortificazione che dall’alto domina Valsinni
fu feudo dei Sanseverino, di discendenza normanna. Agli inizi del 1500,
attraverso Menocca Vivacqua di Oriolo, ne divenne proprietaria la potente
famiglia Morra, di origine irpina, che conservò il maniero con alterne vicende
per circa 140 anni, sino al 1638. Il castello deve il suo valore storico e la
sua notorietà alla poetessa petrarchista Isabella Morra che vi nacque, intorno
al 1520, e vi fu uccisa quando aveva solo 26 anni. Isabella, dedita alla
lettura e alla poesia, viveva in luogo selvaggio tra gente rozza. Il
malinconico castello impauriva la giovane, soprattutto dopo che il padre, il Barone
Gian Michele, e il fratello Scipione erano stati esiliati in Francia. Isabella
dovette vivere per mesi da sola tra gli alti e ombrosi faggi di Favale, oggi
Valsinni, sognando una vita mondana in città, presso la corte. L'infelice
poetessa s'inerpicava sulla vetta del monte Favale, aspettando invano qualcuno
che la portasse via da quella "
prigione"
ambientale e sociale. Ma in una notte del 1546 fu pugnalata e uccisa nella sua
camera dai barbari fratelli che vollero vendicare l'onore tradito dalla sorella
la quale si era innamorata del Barone Diego Sandoval de Castro, spagnolo e
nemico della famiglia, marito della sua amica Antonia Caracciolo di Nova Siri. Prima
di lei era stato ucciso anche il maestro di letteratura che Isabella riceveva e
che le portava lettere di Diego, consegnandogliele di nascosto. Infine, ad un
anno di distanza, tesero una trappola a Diego Sandoval in un bosco. Dopo una
notte di attesa lo ammazzarono. Benché dal 1921 ne sia divenuta proprietaria la
famiglia Rinaldi, nelle stanze e lungo i corridoi del castello ancora si dice
vi aleggi la presenza della poetessa nata sotto una “adversa e dispietata
stella. Ogni tanto, qualcuno dice di vedere la sagoma evanescente di Isabella
al di sopra dei bastioni castellani, alcuni la sentono piangere, altri hanno
detto di averla vista all’interno del maniero avvolta in un mantello nero con
cappuccio.
Nel corso degli anni ci sono
stati numerosi avvistamenti, anche di un uomo (a volte con una tuba in testa, a
volte senza) che mai però hanno turbato la quiete del luogo. Si racconta anche
che nei tardi anni sessanta in una notte particolarmente ventosa, un ospite del
castello si alzò dal letto per chiudere le imposte del balcone che sbattevano
fastidiosamente e, guardando verso il portone, vide distintamente una donna vestita
di bianco salire le scale ed attraversare il portone chiuso. L'ospite ne rimase
così impressionato da lasciare il castello la mattina seguente, per mai più farvi
ritorno. Dell’antica struttura, crollata durante il terremoto del
1964, non restano che mura esterne riedificate, in grado, tuttavia, di conferire
un fascino unico al profilo del paese. Sono ancora conservati opere, documenti
e scritti testimonianti la vicenda esistenziale e la solitudine della poetessa da
cui prende il nome.
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