venerdì 11 gennaio 2013

Il castello di venerdì 11 gennaio






VALSINNI (MT) – Castello di Isabella Morra

Venne edificato presumibilmente su una preesistente fortificazione longobarda, nei primi anni dopo il 1000. Nel suo libro "Isabella Morra e Diego Sandoval de Castro" Benedetto Croce cita le origini del maniero facendole risalire ad un castrum romano posto a difesa dell'ultima chiusa sul fiume Sinni, che da quel punto in poi si apre verso il Mar Jonio. La fortificazione che dall’alto domina Valsinni fu feudo dei Sanseverino, di discendenza normanna. Agli inizi del 1500, attraverso Menocca Vivacqua di Oriolo, ne divenne proprietaria la potente famiglia Morra, di origine irpina, che conservò il maniero con alterne vicende per circa 140 anni, sino al 1638. Il castello deve il suo valore storico e la sua notorietà alla poetessa petrarchista Isabella Morra che vi nacque, intorno al 1520, e vi fu uccisa quando aveva solo 26 anni. Isabella, dedita alla lettura e alla poesia, viveva in luogo selvaggio tra gente rozza. Il malinconico castello impauriva la giovane, soprattutto dopo che il padre, il Barone Gian Michele, e il fratello Scipione erano stati esiliati in Francia. Isabella dovette vivere per mesi da sola tra gli alti e ombrosi faggi di Favale, oggi Valsinni, sognando una vita mondana in città, presso la corte. L'infelice poetessa s'inerpicava sulla vetta del monte Favale, aspettando invano qualcuno che la portasse via da quella "prigione" ambientale e sociale. Ma in una notte del 1546 fu pugnalata e uccisa nella sua camera dai barbari fratelli che vollero vendicare l'onore tradito dalla sorella la quale si era innamorata del Barone Diego Sandoval de Castro, spagnolo e nemico della famiglia, marito della sua amica Antonia Caracciolo di Nova Siri. Prima di lei era stato ucciso anche il maestro di letteratura che Isabella riceveva e che le portava lettere di Diego, consegnandogliele di nascosto. Infine, ad un anno di distanza, tesero una trappola a Diego Sandoval in un bosco. Dopo una notte di attesa lo ammazzarono. Benché dal 1921 ne sia divenuta proprietaria la famiglia Rinaldi, nelle stanze e lungo i corridoi del castello ancora si dice vi aleggi la presenza della poetessa nata sotto una “adversa e dispietata stella. Ogni tanto, qualcuno dice di vedere la sagoma evanescente di Isabella al di sopra dei bastioni castellani, alcuni la sentono piangere, altri hanno detto di averla vista all’interno del maniero avvolta in un mantello nero con cappuccio. Nel corso degli anni ci sono stati numerosi avvistamenti, anche di un uomo (a volte con una tuba in testa, a volte senza) che mai però hanno turbato la quiete del luogo. Si racconta anche che nei tardi anni sessanta in una notte particolarmente ventosa, un ospite del castello si alzò dal letto per chiudere le imposte del balcone che sbattevano fastidiosamente e, guardando verso il portone, vide distintamente una donna vestita di bianco salire le scale ed attraversare il portone chiuso. L'ospite ne rimase così impressionato da lasciare il castello la mattina seguente, per mai più farvi ritorno. Dell’antica struttura, crollata durante il terremoto del 1964, non restano che mura esterne riedificate, in grado, tuttavia, di conferire un fascino unico al profilo del paese. Sono ancora conservati opere, documenti e scritti testimonianti la vicenda esistenziale e la solitudine della poetessa da cui prende il nome.

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