COPERTINO (LE) – Castello Svevo-Castriota
(scritto da Mimmo Ciurlia)
Il castello di Copertino, dimora di numerose famiglie nobiliari, rappresenta
un esempio importante di architettura militare in Puglia. Si distingue sia per
la dimensione monumentale dell'edificio, sia per la tipologia architettonica e dal
1886 è stato dichiarato monumento nazionale. Fu eretto dall’architetto
Evangelista Menga per volontà del marchese Alfonso Castriota (già marchese di
Atripalda e discendente dei Fieramosca di Capua infeudato in Puglia con
l’obiettivo di rafforzare i confini adriatici contro il pericolo ottomano) tra
il 1530 ed il 1540, data riportata e visibile ancora oggi sulla cortina
orientale del castello. La struttura cinquecentesca inglobò e sostituì
l’originale maschio angioino, ampliato nel periodo normanno svevo visibile
ancora parzialmente all’interno del cortile. La fortezza ha una forma a stella,
caratteristica di molti dei castelli del XVI secolo, anche se il nucleo più
antico risalirebbe al XIII-XIV secolo, in epoca normanna; a tale epoca dovrebbe
appartenere l'alto torrione quadrangolare. In questo castello ha dimorato Maria
d'Enghien, contessa di Lecce e principessa di Taranto, poi moglie di re
Ladislao di Durazzo ed ivi vi nacque Isabella Chiaromonte, figlia di Tristano e
Caterina Orsini del Balzo, che divenne regina di Napoli. Nel 1556, ai Castriota
successero gli Squarciafico e nel Settecento, dopo la vittoria di Lepanto, il
castello fu trasformato in residenza, sotto la proprietà di Antonio Pignatelli.
Il castello a pianta quadrilatera è caratterizzato ai vertici da quattro
poderosi bastioni a lancia. E' circondato da un ampio e profondo fossato
scavato nel banco roccioso e da due cordoni marcapiano, inoltre lungo il perimetro
si contano novanta feritoie distribuite su tre ordini che conferiscono al
complesso una funzione altamente difensiva. Vi si accede da una porta trionfale
sormontata da un timpano barocco a volute sovrapposte alla quale segue un ponte
in pietra (edificato in seguito per sostituire l’originale ponte levatoio), che
ricorda l'Arco Alfonsino di Napoli. L'ingresso è preannunciato dal fastoso
portale rinascimentale, attribuito a Francesco Bellotto, fiancheggiato da due
colonne che sorreggono un coronamento di forma composita a duplice cornice
contenente una serie di rosoni, panoplie, bassorilievi commemorativi e
medaglioni in rilievo, con le effigi di illustri personaggi tra i quali
Goffredo d'Altavilla, Manfredi d'Hohenstaufen, Gualtiero di Brienne, Carlo
d'Angiò , Maria d'Enghien, Ladislao d'Ungheria, Raimondello Orsini del Balzo,
Tristano e Cristina Chiaromonte, Isabella d'Aragona, Carlo V d'Asburgo e alcuni
tra i Castriota. L'ingresso conduce, attraverso un androne voltato, nel cortile
interno che sviluppa gallerie di collegamento ai bastioni e presenta un
porticato del Seicento fatto costruire dalla famiglia Pignatelli. A destra, vi
è la cappella di San Marco, di piccole dimensioni, a pianta rettangolare e
volta a botte, affrescata da Gianserio Strafella, all’interno della quale si
trovano i sepolcri di Stefano e Uberto Squarciafico, realizzati da Lupo Antonio
Russo nel 1568. Dal cortile una scalinata coperta conduce al piano superiore
negli ambienti residenziali cinquecenteschi, residenza dei baroni e
comprendente circa venti stanze. A metà rampa si trova la cappella gentilizia
di Santa Maria Maddalena, abbellita da affreschi del '400 e rinvenuta durante i
lavori di restauro. Nel cortile, inoltre, sono ubicati un pozzo, le scuderie e
le gallerie angioine.
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