TRECENTA (RO) - Palazzo Pepoli
Detto anche "Palazzon", è posto appena
fuori del centro cittadino, ma affacciato al corso d’acqua. L'edificio, a tre
piani ed esternamente molto semplice, corrisponde esattamente alle tipologie
architettoniche delle ville emiliano-toscane. I giochi di luce delle vetrate
alternate alle colonnine aggettanti che piacevano ai veneziani, lasciano il
posto ad un aspetto più severo di fortezza militare, con tanto di torri. Un
corpo centrale e due torrioni sporgenti ai lati in mattoni: così si presenta la
struttura di Trecenta i cui unici elementi decorativi sono la scalinata
semicircolare, il portale d’ingresso e il cornicione dentellato. Risale al XVI
secolo, già possedimento della famiglia dei Contrari, poi ereditato dalla
Famiglia Pepoli di Bologna nell'ambito del Ducato di Ferrara. La storia del
Palazzòn resta per molti aspetti ancora un enigma. Durante il restauro,
terminato alla fine degli anni Novanta, il ritrovamento di quattro basamenti
circolari di torri ha fatto ipotizzare che l’edificio fosse stato edificato su
ciò che restava di un castello medioevale. L’interrato ha rivelato, invece, la
presenza di una chiavica, sopra la quale i Pepoli vollero edificare il loro
palazzo signorile. L’architettura idraulica corrisponde ad una esigenza della
famiglia Contrari impegnata a rendere produttiva la propria tenuta. Studiosi e
storici si stanno interrogando se prima del Palazzòn ci fosse un castello o
solo una chiavica. Qualunque sia la verità, è certo che palazzo Pepoli alla
fine del ‘500 doveva essere completato. Nel 1687 l’architetto bolognese
Giuseppe Antonio Torri fu incaricato di un intervento di restauro. Con lui
lavorò anche lo scultore bolognese Bezzi. Ai due si deve lo scenografico salone
d’onore centrale con il ballatoio dotato di ringhiera lignea, raffinato esempio
di gusto barocco. L’architettura si fa quinta teatrale e dai quattro angoli del
soffitto calano lo sguardo i cigni dell’emblema della casata dei Pepoli. Ai
lati delle pareti l’iniziale della famiglia Pepoli si intreccia con quella
della famiglia dei Contrari in un gioco ornamentale e celebrativo insieme. Degna
di nota anche una scala a chiocciola in marmo. Decaduti i Pepoli, nel ’700
subentrarono i banchieri toscani Spalletti. L’edificio, per anni fu destinato
ad essiccatoio e magazzino. Solo nel 1987 fu donato alla Regione Veneto
che con un importante opera di restauro gli restituì il suo antico splendore. Il
palazzo si può definire il più interessante fra gli edifici nobiliari della
zona; presenta caratteristiche tipicamente ascrivibili ai moduli costruttivi
del secondo Rinascimento. Attualmente, a seguito degli interventi di restauro
effettuati ai sotterranei ed ai piani nobili, viene impiegato a livello locale
e polesano per ospitare iniziative a carattere turistico-culturale. Per approfondire
consiglio il seguente link: http://www.prolocotrecenta.it/trecenta%20pillole/pubblic%20storia%20Palazzo%20Pepoli.pdf
Fonti: http://www.comune.trecenta.ro.it/il-comune/la-citta/palazzi-e-chiese/palazzo-pepoli,
articolo di Micol Andreasi su http://www.rovigooggi.it, http://it.wikipedia.org,
www.itinerariveneti.it
Foto: da http://www.itinerariveneti.it e di Threecharlie su http://it.wikipedia.org
1 commento:
altro link per approfondire l'argomento...http://www.ventaglio90.it/articolo.php?id=472
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