RESUTTANO (CL) - Castello
Il territorio resuttanese fu interessato da insediamenti
arabi, testimoniati dalla presenza di un castello di origini arabe. Quando la
dominazione araba finì per mano dei Normanni, la fattoria fortificata
rappresentò un’eccellente base di appoggio per le razzie normanne ai limitrofi
paesi madoniti che ancora resistevano alla conquista cristiana. Una volta
completata la conquista dell’isola i Normanni si rivelarono ottimi
organizzatori dello stato e introdussero, per la prima volta in Sicilia, il sistema feudale. Per
200 anni il ponte levatoio del castello rimase in funzione per dare accesso e
alloggio ai messaggeri del re e, almeno in una circostanza, anche al Re stesso.
Nel 1337 infatti, re Federico II di Aragona, in seguito ai dolori della
gotta, sostò al Castello di Resuttano e, credendo di non superare la notte,
fece quì il suo famoso testamento in favore dei figli. Successivamente, quando
per due secoli la Sicilia fu lacerata tra opposte parzialità baronali, il
Castello di Resuttano si trovò al confine tra i territori dei Ventimiglia
(cui apparteneva, Conti di Geraci e Collesano, signori delle due Petralie) e
quelli degli opposti Chiaramonte. Nel XIV secolo appartenne alla famiglia dei Ventimiglia
di Geraci, poi al duca di Campobello, e infine nel 1625 a Giovanbattista Romano
Colonna (famiglia) e Ventimiglia, infine a Giuseppe di
Napoli, signore di Alessandria della Rocca che acquistò, per conto del figlio
Gerolamo, la baronia di Resuttano. Fu così che, il 7 giugno 1627, nacque
Resuttano. "Dal 1600 il castello perde la funzione militare e conserva
solo quella di fattoria" (Lo Vetere). La popolazione, di origine madonita,
si insediò inizialmente attorno alla fattoria Di Napoli. Nel 13 febbraio 1628,
nacque la prima Chiesa, benedetta da don Paulo Calabria. Al 1650 il paese
contava 404 abitanti divisi in 115 famiglie. Solo nel 1812 terminò il feudalesimo,
la nobiltà scomparve, i grossi patrimoni si disfecero rapidamente a favore
della piccola e tirchia nobiltà di provincia e ancor di più a favore dei vecchi
gabellotti. Il castello appartenne ai di Napoli sino al 1919, quando venne
acquistato dal notaio Antonino Manasia, per conto della Società Operaia
Garibaldi, onde dividerlo in lotti ai coltivatori. Molti lo boicottarono, e il
Manasia rischiò di persona. Per questo buona parte del feudo divenne sua
proprietà, compreso il castello. Egli lo ebbe in possesso dal 1910 fino al 1968,
anno della sua morte. In eredità passò nelle mani della moglie Giuseppina fin
quando, alla fine del secolo scorso fu espropriato dalla Regione Siciliana
con l’intento di restaurarlo e farne un’attrazione turistica. In realtà da quel
momento sono stati effettuatti soltanto degli affrettati interventi di consolidamento
alle parti superiori. Si diceva, inoltre, che sarebbero stati fatti dei saggi per
tentare una datazione ma in realtà non sono mai stati fatti. L'importanza del
castello di Resuttano, dal toponimo di almeno parziale derivazione araba (rahal='casale'),
è dovuta in primo luogo alla posizione geografica, a quota 458 m s.l.m., sulle
rive dell'Imera Meridionale, lungo la via che collegava Palermo con Catania.
Probabilmente il castello sorse, oltre che per motivi difensivi, anche come
stazione di posta lungo una delle principali vie naturali di comunicazione
della Sicilia: la valle del fiume Imera Meridionale che, non lontano da
Resuttano, si collega con quella del fiume Imera Settentrionale. Parzialmente
trasformato e inglobato nei resti di una masseria, il nucleo del castello di
Resuttano è in realta una torre a due elevazioni, attorno alla quale si
dislocano edifici minori anche di epoca recente. Si capisce pertanto 1'ambiguità
della documentazione medievale che parla tanto di castrum che di turris: se
giuridicamente 1'edificio era considerate un castrum, dal punto di vista della
consistenza si trattava di una robusta torre. Essa al piano terra presenta due
vani di piccole dimensioni: quello a nord, voltato, era accessibile solamente
dal soffitto ed era presumibilmente la cisterna della torre. L'altro ambiente,
a sud, presenta due feritoie, una delle quali trasformata in porta. L'accesso,
in origine, avveniva però da una porta a quota del primo piano sulla parete est,
con il concio di chiave decorato con lo stemma recante le iniziali di Francesco
Berto Ventimiglia. La porta era servita da una scala non più esistente. Al
primo piano sono ancora visibili due finestre con stipiti ed archivolto in
pietra da taglio, il cui concio di chiave reca lo stemma suddetto scolpito
anche nelle basi ai lati delle stesse aperture. Una scala a chiocciola in
pietra da taglio allocata nello spessore murario ancora oggi in parte ben
conservata consentiva 1'accesso alia terrazza della torre. Link consigliati per
trovare parecchie belle foto: http://www.bandw.it/gallery%20foto/Castelli/Castello%20di%20Resuttano/album/slides/Castello%20di%20Resuttano_016.html
Foto: di azotoliquido su http://it.wikipedia.org e su www.ilcasalediemma.it
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