VEROLANUOVA (BS) – Castello Merlino
Risalente alla fine del XII secolo, è la più antica residenza della famiglia
Gambara in Verolanuova, collocata su un'altura che emerge dalla campagna e che
un tempo era circondata da un fossato. Il Catasto napoleonico ci tramanda una
pianta ad U dell'edificio che fu però stravolta da interventi dell'Ottocento e
del Novecento. Tracce dell'esistenza del ponte levatoio sono evidenti con le
feritoie nella facciata, dove si notano ancora oggi gli alloggiamenti per i
bolzoni (arcieri, sentinelle). Sul portone lo stemma in pietra della famiglia
Gambara, costituito da un gambero sormontato dall'aquila incoronata. Il nervoso
e ricco stemma in pietra sopra la porta, vero e proprio capolavoro della
scultura quattrocentesca, è coronato da ben due cimieri e contornato dal motto
(spesso contraddetto nei fatti): LARGA MANVS - FIDVM PECTVS - LINGVA INSCIA
FALSI. E' il ricordo di Brunoro I che volle dedicare alla moglie Ginevra il forte
maniero intitolandolo a Merlino, il mitico mago dei poemi cavallereschi. Varcata
la soglia, si incontra sulla parete destra dell'androne un grande stemma in pietra
contornato dalla collana dell'Ordine di S. Michele: si riferisce a Nicolò I
Gambara che fu capitano di Luigi XII di Francia e dal quale ricevette l'ambito
riconoscimento. Nel cortile si trova una vera da pozzo in pietra di Botticino, decorata
con uno stemma bipartito Gambara-Maggi, che ricorda il matrimonio di Lucrezio
II con Giulia Maggi o di Nicolò II con Barbara Maggi (i due fratelli sposarono
due delle quattro figlie del ricchissimo Scipione Maggi). Nel 1463 nacque a
Castel Merlino la Beata Paola Gambara. All'interno della parte antica dei
fabbricati si trovano due camini monumentali della prima metà del Cinquecento:
il primo testimonia il matrimonio tra Lucrezio I Gambara con la marchesa Teodora
Pallavicini di Zibello e Roccabianca (1532) ed il secondo il matrimonio dello
stesso Lucrezio con Taddea Dal Verme. Quest'ultima, rimasta vedova, sposò
Giberto Borromeo che era rimasto vedovo di Margherita Medici, sorella di Papa
Pio IV e madre di S. Carlo Borromeo, e portò nel palazzo di Milano i due piccoli
Lucrezio (n.1537) e Nicolò (n. 1538) che crebbero con il giovane San Carlo (n.
1538). Finito il dominio dei Gambara, il castello è passato a proprietà
private. Sede della Fondazione "Morelli", l'ultimo proprietario che
l'ha lasciato in dono, con le sue proprietà, per l'istituzione della stessa,
ospita un asilo nido. Di quel che fu un solido baluardo feudale abbiamo oggi
una versione cinquecentesca. La merlatura, che lo caratterizzava è scomparsa in
seguito a rifacimenti (dal Pizzafuoco nel '500). Ha un profondo fossato,
muratura a scarpa e cordolo in laterizio lavorato a toro che caratterizza tante
nostre architetture del cinquecento.
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