CASTELVETRO (MO) - Castello Rangone in frazione Levizzano Rangone
Le prime notizie certe di questo castello, eretto come
baluardo difensivo contro gli Ungari, sono contenute in un documento datato 890
dal quale risulta che apparteneva alla chiesa di Modena. In questo periodo era,
forse, semplicemente costituito da una rocchetta, cinta da un fossato. Altre
notizie si hanno in un documento del 1038, riguardante la concessione del
castello, da parte del vescovo di Modena, al marchese Bonifacio di Toscana,
padre di Matilde di Canossa. Intorno al Mille la fortificazione era decisamente
ampia. Alla fine del IX secolo, si presentava come un semplice insediamento
fortificato di 2750 mq e, in caso di assedio, poteva ospitare tutta la
popolazione della zona con animali e masserizie. La struttura consisteva in una
cinta muraria, al centro della quale era posta la torre detta "Matildica",
di forma quadrata, avente anche una doppia funzione, sia di avvistamento sia di
mastio-comando, essendo residenza del signore, mentre nella zona sud è ubicata
una cappella dedicata ai SS. Adalberto ed Antonino, ora sconsacrata. Dagli
inizi del sec. Xll appartenne alla famiglia Levizzani, fino al 1337. Nel 1342
il castello passò alla famiglia Rangone, che lo tenne fino alla conquista
napoleonica (fine del XVIII sec.). La successiva introduzione della polvere da
sparo e l'uso di armi più potenti obbligò i feudatari a costruire nuovi mezzi
di difesa, come le mura di fortificazione, che furono rinforzate o ricostruite.
A partire dal sec. XII il complesso fortificato fu restaurato e ampliato; in
particolare, accanto alla torre posta a protezione dell'ingresso al castello,
venne eretta una parte del Palazzo feudale, destinato ad essere ingrandito
attraverso vari interventi successivi, per prendere il posto del mastio (Torre
Matildica) come dimora del Signore. è
probabile risalga allo stesso periodo la costruzione di una galleria
sotterranea, che unisce il corpo del Castello alla Torre. Intorno al XVI
secolo, consolidatosi il potere dei Rangone e mutate le condizioni sociali e
politiche, gli edifici subirono importanti trasformazioni: il complesso venne
assumendo sempre più il carattere di nobile residenza e i proprietari si
dedicarono alla sistemazione del Palazzo signorile. Risalgono infatti a questo
periodo le cosidette "Stanze dei Vescovi", al pianterreno, il cui
soffitto presenta affreschi degni di nota. Stemmi di famiglia ornano il
soffitto a cassettoni, insieme con fregi e figure allegoriche; nella fascia
alta delle pareti, all'interno di riquadri, sono affrescate scene di ambiente
cavalleresco, bozzetti d'argomento amoroso, momenti di caccia, ma anche
paesaggi rurali con piccoli villaggi, castelli, che richiamano i luoghi
circostanti. Le dimensioni e la struttura del maniero rimasero invariate nel
corso dei secoli seguenti. La torre Matildica attuale, posta ad oriente, non
può essere quella originaria, se non molto trasformata. Si hanno notizie certe,
tra l'altro, di restauri effettuati dalla famiglia Rangone nel XVIII secolo,
all'epoca in cui fu rifatta la chiesa all'interno del castello. Di pianta
quadrata, con struttura muraria mista in mattoni e pietra, è coronata da un
apparato a sporgere, in mattoni, forse quattrocentesco o della seconda metà del
secolo XIV, costituito da mensolette, che reggono merli di foggia ghibellina,
fra loro uniti superiormente da archi, che portano il tetto a quattro falde.
Gli interventi di restauro sono stati effettuati nell'Ottocento e nel
Novecento, dopo che il Castello venne in possesso del Comune di Castelvetro e
gli importanti lavori di recupero terminati nel 2007, hanno interessato oltre
il 70% dell'intero fabbricato, sia all'esterno che negli interni, rendendolo
perfettamente funzionale. Da porre in particolare evidenza il restauro delle
stanze dei vescovi, con il recupero degli antichi soffitti lignei e delle
decorazioni affrescate. I lavori, in gran parte finanziati con fondi del
Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, hanno consentito di recuperare un
immobile di valenza storica culturale unico nel suo genere; e che oggi si
presenta utilizzabile a tutti gli effetti. Quando nell’alto medioevo il
solitario e trincerato castello di Levizzano proiettava la sua fosca ombra;
l’umile gente lo squadrava da lontano, fu allora che si tramandò di bocca in
bocca la leggenda delle fate.Si narrava di bellissime fate di bianco vestite
che nelle notti di luna piena danzavano sugli spalti del castello, leggiadre e
lievi come libellule. Qualche vano di finestra allora si illuminava.Quando
l’alba tingeva l’oriente: fugando le ombre, le bellissime fate sparivano. Tutto
ricadeva nel mistero e la gente era convinta che le fate fossero le padrone del
castello; bellissime creature passate a miglior vita e che tornavano a rimirare
i luoghi cari al loro cuore, ove avevano trascorso l’esistenza. Per
approfondire la storia del castello consiglio il seguente link: http://www.icastelli.it/castle-1238686973-castello_di_levizzano_rangone-it.php
Fonti: http://www.comune.castelvetro-di-modena.mo.it/servizi/menu/dinamica.aspx?idArea=16615&idCat=16674&ID=17143,
http://www.levizzanorangone.it
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