CRECCHIO (CH) – Castello Ducale De Riseis-D’Aragona
Le notizie del castello sono frammentarie, soprattutto sulla sua origine e
sulle sue sistemazioni. Tuttavia è certo che si sia sviluppato attorno ad una
preesistente torre normanna. Nel 1279 si fa riferimento a Crecchio e al suo
castello nella "Rassegna dei feudatari d'Abruzzo" ordinata da Carlo I
d'Angiò; a quell'epoca il feudo di Crecchio era sotto la giurisdizione di
Guglielmo Morello, che risiedeva nel castello. L'intero feudo formava un sistema
difensivo perpendicolare alla costa adriatica, con una postazione di
avvistamento sul mare necessaria a causa delle frequenti scorrerie piratesche
(Turchi, Saraceni ecc.). Si narra che nel '300 il castello ed il feudo fossero
retti da un feroce signore, che esercitava il privilegio, in uso a quell'epoca,
della "jus primae noctis", e per maggiormente soggiogare la
popolazione faceva eseguire le decapitazione di malviventi e dei suoi nemici,
proprio sulla sommità della torre normanna. Pertanto nei secoli la torre
rappresentò il simbolo del potere feudale e della repressione. Negli anni
1352-1367 Crecchio subì saccheggi e devastazioni ad opera del conte Lando; nel
1406 fu devoluto alla comunità di Lanciano, dopo essere appartenuto agli
Orsini. Acquistato nel 1627 da Giovanni Bonanni de L’Aquila, nel 1636 fu ceduto
ad Andrea Brancaccio di Napoli. Nei primi anni del 1700 il feudo e la fortezza
appartennero ai D'Ambrosio dei principi Marzano, alla fine dello stesso secolo
i De Riseis acquisirono il titolo di baroni di Crecchio mantenendo il possesso
del borgo fino all'ultimo dopoguerra. Proprio con i De Riseis il castello
cambiò forma da struttura difensiva ad architettura abitativa. Le aggiunte si
divisero in due stadi di cui il primo comprendente l'edificazione del loggiato
meridionale ed il corpo di fabbrica occidentale, mentre il secondo comprendente
il loggiato superiore ed il piano nobile della fabbrica adiacente. L'aggiunta
di un livello superiore nei corpi di fabbrica eliminò la merlatura
preesistente. Sul finire del XVIII secolo i De Riseis in segno di
riconciliazione con la popolazione locale piantarono un ulivo, da sempre simbolo
e sinonimo di pace, sulla sommità della torre. Da allora la torre fu chiamata
"dell'ulivo". Sempre i De Riseis arricchirono il castello di uno
splendido parco, con tipica vegetazione mediterranea ed un'estensione di sei
ettari, i cui viali erano adornati da busti e statue in marmo bianco
cristallino. Il castello è sito su di un colle tra i due fiumi Arielli e
Rifago. L’edificio è a
pianta quadrangolare
regolare con quattro torri angolari,
che racchiudono altrettanti corpi di fabbrica. La muratura è realizzata in
pietrame squadrato su una sola faccia, impilata, con
blocchi di arenaria compatta ben squadrata agli angoli. Gli
spessori delle mura variano da circa 1,80 a 0,80 metri. La torre originaria di
nord-est è la più grande in assoluto ed è suddivisa in tre livelli, di cui il
pianterreno è rialzato. Era accessibile solo dal primo piano attraverso un
portellone levatoio che veniva ritirato all’interno. Al piano superiore si
accedeva e si accede per una stretta scala a chiocciola in pietra che
costringeva i nemici all’attacco a salire con le armi nella mano sinistra. Il
piano inferiore era adibito a deposito per i viveri e vi si accedeva attraverso
una botola. Le altre torri, costruite successivamente nel XIII e XIV secolo, presentano
delle finestre che oggi si affacciano su ambienti interni del castello. Il
piano terra del castello è costituito da stanze con volte a botte, tipicamente
romaniche, con grossi muri esterni atti a reggere la spinta e con volte
alleggerite. Il maniero è cinto da un perimetro di mura che racchiudono anche il
suddetto parco ottocentesco e vi si accede tramite un ponte. La quarta torre del
castello venne distrutta nel 1881 in seguito ad terremoto e fu ricostruita nel
1904, in stile gotico. Il 9 settembre 1943, qui sostarono il re Vittorio
Emanuele III, la regina Elena, il principe Umberto II e tutto lo Stato Maggiore,
in fuga da Roma dopo l'armistizio, e diretti verso Brindisi. Il Principe
Umberto di Savoia era stato altre volte ospite al castello di Crecchio: nel
settembre 1926 in vista ufficiale, nel 1928 e nell' agosto del 1932 in
compagnia della Principessa Maria Josè. In quell'occasione vennero accolti,
secondo l'usanza del posto, dalla gente che, a sera, fuori dal castello portò
fiori alla Principessa, e la banda del paese organizzò una serenata. In
quell'occasione festosa Umberto e Maria Josè, si affacciarono al balcone del
castello che dà sulla piazza ed invitarono, nel rispetto della tradizione, la
gente a salire per fare un brindisi con dell'ottimo vino conservato nelle
grandi botti castellane. Tra la fine del 1943 e l'estate del 1944, il castello
fu pesantemente bombardato, subendo gravi danni. Negli anni Settanta, fu
restaurato minuziosamente ed oggi è sede del Museo dell'Abruzzo Bizantino
ed Altomedievale.
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