domenica 24 febbraio 2013

Il castello di domenica 24 febbraio






CRECCHIO (CH) – Castello Ducale De Riseis-D’Aragona

Le notizie del castello sono frammentarie, soprattutto sulla sua origine e sulle sue sistemazioni. Tuttavia è certo che si sia sviluppato attorno ad una preesistente torre normanna. Nel 1279 si fa riferimento a Crecchio e al suo castello nella "Rassegna dei feudatari d'Abruzzo" ordinata da Carlo I d'Angiò; a quell'epoca il feudo di Crecchio era sotto la giurisdizione di Guglielmo Morello, che risiedeva nel castello. L'intero feudo formava un sistema difensivo perpendicolare alla costa adriatica, con una postazione di avvistamento sul mare necessaria a causa delle frequenti scorrerie piratesche (Turchi, Saraceni ecc.). Si narra che nel '300 il castello ed il feudo fossero retti da un feroce signore, che esercitava il privilegio, in uso a quell'epoca, della "jus primae noctis", e per maggiormente soggiogare la popolazione faceva eseguire le decapitazione di malviventi e dei suoi nemici, proprio sulla sommità della torre normanna. Pertanto nei secoli la torre rappresentò il simbolo del potere feudale e della repressione. Negli anni 1352-1367 Crecchio subì saccheggi e devastazioni ad opera del conte Lando; nel 1406 fu devoluto alla comunità di Lanciano, dopo essere appartenuto agli Orsini. Acquistato nel 1627 da Giovanni Bonanni de L’Aquila, nel 1636 fu ceduto ad Andrea Brancaccio di Napoli. Nei primi anni del 1700 il feudo e la fortezza appartennero ai D'Ambrosio dei principi Marzano, alla fine dello stesso secolo i De Riseis acquisirono il titolo di baroni di Crecchio mantenendo il possesso del borgo fino all'ultimo dopoguerra. Proprio con i De Riseis il castello cambiò forma da struttura difensiva ad architettura abitativa. Le aggiunte si divisero in due stadi di cui il primo comprendente l'edificazione del loggiato meridionale ed il corpo di fabbrica occidentale, mentre il secondo comprendente il loggiato superiore ed il piano nobile della fabbrica adiacente. L'aggiunta di un livello superiore nei corpi di fabbrica eliminò la merlatura preesistente. Sul finire del XVIII secolo i De Riseis in segno di riconciliazione con la popolazione locale piantarono un ulivo, da sempre simbolo e sinonimo di pace, sulla sommità della torre. Da allora la torre fu chiamata "dell'ulivo". Sempre i De Riseis arricchirono il castello di uno splendido parco, con tipica vegetazione mediterranea ed un'estensione di sei ettari, i cui viali erano adornati da busti e statue in marmo bianco cristallino. Il castello è sito su di un colle tra i due fiumi Arielli e Rifago. L’edificio è a pianta quadrangolare regolare con quattro torri angolari, che racchiudono altrettanti corpi di fabbrica. La muratura è realizzata in pietrame squadrato su una sola faccia, impilata, con blocchi di arenaria compatta ben squadrata agli angoli. Gli spessori delle mura variano da circa 1,80 a 0,80 metri. La torre originaria di nord-est è la più grande in assoluto ed è suddivisa in tre livelli, di cui il pianterreno è rialzato. Era accessibile solo dal primo piano attraverso un portellone levatoio che veniva ritirato all’interno. Al piano superiore si accedeva e si accede per una stretta scala a chiocciola in pietra che costringeva i nemici all’attacco a salire con le armi nella mano sinistra. Il piano inferiore era adibito a deposito per i viveri e vi si accedeva attraverso una botola. Le altre torri, costruite successivamente nel XIII e XIV secolo, presentano delle finestre che oggi si affacciano su ambienti interni del castello. Il piano terra del castello è costituito da stanze con volte a botte, tipicamente romaniche, con grossi muri esterni atti a reggere la spinta e con volte alleggerite. Il maniero è cinto da un perimetro di mura che racchiudono anche il suddetto parco ottocentesco e vi si accede tramite un ponte. La quarta torre del castello venne distrutta nel 1881 in seguito ad terremoto e fu ricostruita nel 1904, in stile gotico. Il 9 settembre 1943, qui sostarono il re Vittorio Emanuele III, la regina Elena, il principe Umberto II e tutto lo Stato Maggiore, in fuga da Roma dopo l'armistizio, e diretti verso Brindisi. Il Principe Umberto di Savoia era stato altre volte ospite al castello di Crecchio: nel settembre 1926 in vista ufficiale, nel 1928 e nell' agosto del 1932 in compagnia della Principessa Maria Josè. In quell'occasione vennero accolti, secondo l'usanza del posto, dalla gente che, a sera, fuori dal castello portò fiori alla Principessa, e la banda del paese organizzò una serenata. In quell'occasione festosa Umberto e Maria Josè, si affacciarono al balcone del castello che dà sulla piazza ed invitarono, nel rispetto della tradizione, la gente a salire per fare un brindisi con dell'ottimo vino conservato nelle grandi botti castellane. Tra la fine del 1943 e l'estate del 1944, il castello fu pesantemente bombardato, subendo gravi danni. Negli anni Settanta, fu restaurato minuziosamente ed  oggi è sede del Museo dell'Abruzzo Bizantino ed Altomedievale.

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