ANGHIARI (AR) - Castello di Montauto
Montauto
ha origini molto antiche, fin dai tempi degli Etruschi. Vi fu eretta una torre
di avvistamento Romano-Bizantina e fu feudo di Goffredo, figlio di Ildebrando,
al quale l'imperatore Ottone I confermò nel 967 questi possedimenti nell'alta
val Tiberina. Il castello vero e proprio ebbe la sua origine intorno tra il
1180 ed il 1190, periodo storico nel quale vengono menzionati per la prima
volta i signori di Montauto come feudatari. Il maniero era il più potente della
zona, con tre cinte murarie e un possente corpo centrale dotato di mastio. Costruito
sulle rovine di una preesistente torre, prese il nome della montagna piuttosto
irta: Monte Acuto. Nel 1300 era già un fortilizio vero e proprio, in grado di
contenere 400 abitanti. La sua importanza era principalmente dovuta alla sua
posizione: su un altura di oltre 700 metri praticamente imprendibile, con due
lati sullo strapiombo della valle del torrente Sovara, uno protetto dalle rocce
della montagna e il fronte rivolto all'unica via di accesso rinforzato da
possenti difese, dalla quale il dominio sui territori circostanti era totale. Nel
XIII secolo il castello, che fu anche proprietà degli Aldobrandeschi, ospitò
più volte San Francesco di Assisi durante i suoi spostamenti dalla Verna, tanto
che fino al 1503 nella cappella di Monatuto era conservata una sua tonaca, donata
al conte Alberto Barbolani durante il suo ultimo viaggio. Proprio in quest'anno
il maniero fu preso con l'inganno dai Fiorentini e tutti i suoi tesori vennero trafugati.
La tonaca francescana venne portata a Firenze dove rimase fino a pochi anni fa,
quando è stata collocata all'interno della cappella delle reliquie nella
Basilica del Santuario della Verna. Distrutto quasi totalmente in seguito ad
alterne vicende, il castello fu riedificato in epoca rinascimentale, grazie all'opera
dell'importante architetto fiorentino Baccio d’Agnolo; la più evidente testimonianza
di questi lavori è la bella torre d'angolo tronco-conica con forte scarpatura,
rivolta alla via di accesso, tradizionalmente attribuita all'architetto
Francesco di Giorgio Martini. Le bifore in pietra e le rifinituite delle logge
sono appena successive, quando il castello divenne villa padronale. Oltre alla
già nominata piccola cappella Montauto possiede anche una chiesa più grande con
bel portale scolpito e fronte esterno fortificato. Nel 1880 il ramo dei
Barbolani che possedeva il castello si estinse, perciò la proprietà passò di
mano in mano a diversi signori tra i quali i Boncompagni Ludovisi, che
modificarono le finestre costruendo le attuali bifore in pietra serena con il
loro stemma. Resistendo ad un bombardamento nel 1944, durante la II Guerra
Mondiale, il castello è arrivato in buono stato sino al 1963, anno in cui fu
riacquistato dagli attuali proprietari, la famiglia Barbolani di Montauto,
discendenti degli stessi che lo avevano edificato. Nel corso dei secoli, oltre
S. Francesco, il castello ha avuto altri ospiti illustri: principi germanici,
cardinali, uomini di cultura come alcuni membri della famiglia Medici di
Firenze, tra cui il futuro Papa Clemente VII. Oltre alla bellezza
dell'edificio, notevole è la suggestione che suscita l'eccezionale panorama che
abbraccia dall'alto l'intera Valtiberina. Attualmente, essendo proprietà
privata, l'edificio non è liberamente visitabile. Per volontà di Federico
Barbolani di Montauto è stata istituita l’Associazione Castello di Montauto,
con lo scopo di mantenere al meglio e dare nuova vita al complesso
architettonico. Nel periodo estivo, tra il mese di aprile, fino a ottobre,
vengono infatti preparati negli spazi antichi del maniero incontri ed convegni
culturali. Si dispongono anche gite turistico-culturali.
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