MONTECCHIO MAGGIORE (VI) – Castello della Villa dei della
Scala
Sorge a 234 metri s.l.m. ed è chiamato anche "Castello di Romeo"
in quanto attribuito alla famiglia dei Montecchi. Infatti, secondo la
tradizione popolare, la gestione delle due rocche (Villa e Bellaguardia) edificato
per volere di Cangrande II della Scala nel 1354 fu proprio da quest’ultimo affidata
alle due famiglie dei Montecchi e Capuleti, acerrime nemiche, affinchè si
riavvicinassero nella comune missione di difesa del territorio. L'intento fu
vano ma ne nacque invece l'ostacolato amore tra i due giovani che avrà nella
città di Verona il suo tragico epilogo. E' tuttavia accertato che la
fortificazione del colle ebbe origini molto più antiche: forse non risalente al
tempo dei romani, come ipotizza qualche studioso, ma quantomeno all'XI secolo.
A quest'epoca risalgono, infatti, le prime notizie sicure sull'incastellamento
del colle: secondo alcuni studiosi esso fu opera della famiglia dei Bongiudeo
cui sarebbero succeduti nel secolo successivo i Pileo. Quest'ultima famiglia fu
poi impegnata nelle lotte con Alberico ed Ezzelino da Romano, e ne uscì
sconfitta (1243), motivo per cui il suo castello venne quasi completamente
distrutto. Nonostante la mole imponente, che costrinse anche ad un notevole
impegno finanziario, i due castelli non furono mai teatro di eventi bellici di
particolare rilievo, e passarono pressoché indenni nelle mani dei Visconti
prima e dei Veneziani poi. La loro decadenza prese il via all'epoca della
guerra di Cambrai, quando, infatti, il generale veneziano Bartolomeo d'Alviano
dispose lo smantellamento di tutte le opere fortificate della regione, nel
timore che i nemici potessero trovarvi riparo. L'opera di demolizione fu
avviata nel luglio 1514 e, finita la guerra, non si pensò più al loro restauro,
dato che la loro funzione difensiva svolta fino a quel momento era venuta a cadere:
sia perché Montecchio non si collocava più in terra di confine ma veniva a
trovarsi ben protetto all’interno del dominio veneziano, sia perché simili
fortificazioni, nate nel Medioevo, non erano più adeguate a svolgere i loro
compiti, date le notevoli innovazioni in campo militare. Furono pertanto
lasciati per secoli allo stato di rovine, soggetti ad un degrado continuo ed
inesorabile. Tuttavia i due manieri non dovettero subire danni irreparabili,
come testimonia il loro acquisto per la somma di 200 ducati da parte della
comunità di Montecchio, nel 1742, e la particolare attenzione di cui essi
divennero oggetto nei primi decenni del 1900. Nel 1939 le autorità locali ne provvidero,
infatti, alla ricostruzione, nel sostanziale rispetto della loro struttura
originaria. Il castello della Villa conserva ancora il perimetro delle mura e
la torre del mastio. Questo maniero, che è più grande di quello di Bellaguardia,
ha una forma trapezoidale (circa 60 x 50 mt), seppur con adattamenti dovuti
alla necessità di seguire il profilo orografico del colle: lo caratterizzano
tre sporgenze, in origine probabilmente turrite. Delle tre torri originarie
rimane solo quella di sud-est, posta a protezione dell'ingresso, costituito da
una porta priva di ponte levatoio. Tale torre, sporgente dalle mura, è munita
di beccatelli e caditoie alla sua sommità, ancor oggi visibili. Le cortine
dovevano originariamente essere provviste di merlatura guelfa e di un
camminamento di ronda, attraverso al quale si accedeva forse anche al mastio,
posizionato sul lato opposto, a nord-ovest. Questa torre, alta circa 25 metri, come
la sua "gemella" di Bellaguardia, ha base in pietra a tronco di
piramide e alzata in mattoni. Il suo ingresso è posto alcuni metri più in alto
rispetto al livello del suolo sottostante, ciò fa pensare alla presenza non più
riscontrabile di alcune strutture che dovevano appoggiarsi alla torre e alle
stesse mura perimetrali all’interno del castello. Ora al mastio si accede
tramite una gradinata realizzata durante i lavori di restauro. S
i sviluppa su cinque piani e dalla sua sommità si dominano le
vallate circostanti. La fortezza presenta nella tecnica costruttiva tutti i
caratteri peculiari delle maestranze scaligere, il più evidente dei quali è il
tipico disegno “a dente di sega” secondo cui sono disposti i mattoni agli
angoli delle torri. Poco si conosce dell’originaria articolazione degli spazi
interni; i restauri condotti come già scritto nel 1939, hanno riportato in luce
i resti di una cisterna per l’approvvigionamento idrico. Il Castello della
Villa viene ora impiegato solamente nella stagione estiva per eventi e
spettacoli all’aperto.
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