CAPUA (CE) – Castello di Carlo V
Importante presidio militare durante il viceregno spagnolo e il Regno delle
Due Sicilie, fu costruito nel
1542,
su progetto dell’architetto
Gian
Giacomo dell'Acaya, barone di Segine, al quale collaborò il capuano
Ambrogio Attendolo. Sorge su di
un’ansa sinistra del fiume
Volturno,
a controllo della
Via Appia, e
faceva parte del vasto progetto di rafforzamento delle difese militari, voluto
da Carlo V (da cui prende il nome) al rientro in Italia dalla sua fortunata
spedizione a Tunisi. Durante il lungo percorso di visita alle città italiane
(1535-1536) - dalla Sicilia ai confini con la Francia con tappe a numerosi
centri urbani - il sovrano, il 23 e 24 marzo del 1536, si fermò a Capua,
"piccola capitale" della Terra di Lavoro che, peraltro, insieme con
Cosenza e Lecce costituiva una delle tre vice capitali del Viceregno, certo la
più prestigiosa. Egli, in quest'occasione, sollecitò gli amministratori locali
ed il baronato ad intraprendere i lavori necessari per adeguare le fortificazioni,
interne e costiere, alle nuove esigenze belliche e difensive. L'opera fu ancora
più toscaneggiante nel risultato in quanto vi lavorarono maestranze
appositamente richieste ai Medici, Granduchi di Toscana. Una terza fase di
lavori (1552-89) si rese necessaria dopo la decisione del viceré Pedro di
Toledo di potenziare il controllo sociale e militare sulle città. C'erano state
delle insurrezioni popolari (contro il tentativo di introdurre l'Inquisizione)
e le fortezze erano risultate insicure. La cinta del D'Acaja appena compiuta
sembrava già antiquata. Pedro di Toledo incaricò dei lavori lo spagnolo
Ferdinando Manlio (già attivo per le mura napoletane). Furono modificati i
bastioni e si creò, abbattendo le torri federiciane, il
bastione cavaliere a Borgo Casilino.
Esecutore dei lavori fu ancora l'Attendolo (morto nel 1585) cui successe
Benvenuto Tortelli. L'ultima fase dei lavori
(1586-95) fu ordinata dal viceré conte di Miranda su progetto del Marchese di
Grottola e di Carlo di Loffredo. Gli interventi portarono la cinta bastionata
da 3 a 5 fronti realizzando, tra i primi due già esistenti, i bastioni Conte ed
Olivares. Su questa cinta, dai cui spalti si potevano tenere sotto tiro dei
cannoni i due accessi principali alla città ( Porta Roma e Porta Napoli) si
inserirono le opere settecentesche tutt’ora visibili. Durante la dominazione
spagnola, il forte mantenne la sua peculiare funzione di centro ossidionale
dell'intera fortificazione di Capua, ma la sua guarnigione, composta nel 1707
di 300 militari, tra soldati ed ufficiali, dovette, il 4 luglio, capitolare di
fronte alle soverchianti truppe austriache che , dopo aver conquistato Capua,
avanzavano vittoriose verso la capitale del regno. Il forte ha mantenuto la sua
funzione di ospitare soldati ed armi durante la successiva dominazione
borbonica e nella decennale parentesi di occupazione francese. L’importanza
militare e strategica di Capua e di tale fortezza si accrebbe nel
1734, con l'incoronazione di
Carlo di Borbone a Re delle Due
Sicilie. Quest’ultimo, infatti, mise Capua al centro di un sistema militare, in
Terra di Lavoro, formato dai Quartieri Militari di Casagiove e Marcianise, dal
castello di Aversa e dal Collegio Militare di Maddaloni. La possente struttura
ha funzionato come forte e presidio militare fino al
1848, quando fu convertita in prigione, per ospitare i
rivoluzionari. Nel
1852,
placatisi i furori controrivoluzionari, la fortezza divenne
Laboratorio Pirotecnico del Regno delle Due
Sicilie, ovvero luogo di confezionamento delle cartucce da fucile per
l'artiglieria e per l’esercito. Paradossalmente, tale attività iniziò solamente
nel
1865, quando il regno era
già caduto. Con i
Savoia, Capua
continuò a ricoprire un’importante funzione militare. Fra il Laboratorio
pirotecnico e le altre strutture, nel 1875, qui erano stanziati circa 4.600
soldati. In occasione della II Guerra Mondiale, nel
1943, la fortezza subì gravi danni a causa del bombardamento
alleato, in particolare nella cortina rivolta a sud-est e nei bastioni lanceolati
rivolti verso la campagna. La struttura, parzialmente da recuperare, è tuttora
occupata dallo "Stabilimento Militare Pirotecnico" di Capua che è una
fabbrica di cartucce e di altri materiali bellici. Il castello
è di impianto quadrato, con quattro bastioni di forma
pentagonale ai vertici, e occupa una superficie di circa 8480 mq, con ben 1700 mq
di piazza d’armi. I quattro bastioni presentano le pareti inclinate e ciascuno
di essi è munito di coppie di "orecchioni" cilindrici con sovrastanti
garitte semicilindriche. E' interessante notare che l'inclinazione della
muratura serviva a smorzare l'energia cinetica delle palle di cannone. Era
infatti noto ai progettisti militari che tanto più si allontanava la
traiettoria d'impatto balistico dalla normale, tanto meno la percussione
risultava devastante. L’ingresso principale del castello è preceduto da un
ponte su archi e pilastri. Alla sinistra dell’entrata, vi era la cappella che
e' stata attiva fino al 1856 quando, durante la riorganizzazione dei locali
destinati al laboratorio pirotecnico, fu spogliata degli arredi fissi e mobili
per destinarla a sala delle macchine a vapore per gli impianti necessari alla
lavorazione delle cartucce. Dal 1982 ad oggi, grazie agli interventi di tutela
attuati dai direttori dello stabilimento militare, il forte è stato recuperato
e risanato in molte sue parti. Gli ultimi lavori di consolidamento risalgono al
2000. Attualmente è sede di una caserma e di un'accademia degli
Artificieri dell'Esercito.E’ fruibile
solo in occasione di particolari eventi e ricorrenze o mediante «visite a
pacchetti», in cui i visitatori sono identificabili a priori. Recentemente è stata
avviata la procedura per il passaggio del Castello di Carlo V dal Demanio
militare al Comune, dunque in futuro il monumento sarà finalmente restituito
alla cittadinanza ed aperto ai turisti, con notevoli benefici non solo dal
punto di vista del rilancio turistico della città, ma anche di sviluppo economico.
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