ROSE (CS) - Castello Feudale
Edificato nel XIII secolo dalla famiglia De Rose, costretta
a fuggire da Parma e rifugiatasi nel Regno di Napoli, l'edificio si presenta
privo di torri e bastioni. Nel 1199, l'imperatore Federico II dichiarò Riccardo
I de Rose Barone della Val di Crati. Lo stemma della famiglia De Rose è un
leone rampante in campo azzurro. I Castelli di Rose, Luzzi e di Tarsia nel
periodo di Ruggero il Normanno costituivano un punto strategico per il
controllo del territorio tra la valle del Crati e la piana di Sibari. Il castello
sorge sulla parte più alta del centro storico, sopra un fossato che costituiva
una protezione naturale dalle incursioni nemiche. Nei secoli l'edificio ha
ospitato varie illustri famiglie (tra cui i Sanseverino, i Salerno, i Firrao) che
ne hanno fatto gli usi più disparati. Una notizia certa (probabile ampliamento)
si ha verso la metà del XVI secolo quando Rose, sottoposto alla giurisdizione
dei principi di Bisignano, venne inserito in un progetto che prevedeva, in ogni
possesso dei Sanseverino, la costruzione di un luogo fortificato per ospitare
gli uomini destinati al controllo del feudo. Qui, infatti (manoscritto Archivio
di Stato di Napoli) nel 1572 risiedevano tre “persone fidate” del Principe,
ossia “Lo Ererio, Lo Camperlengo, Il Conservatore” (organico dell’
Amministrazione del Principe di Bisignano 1572 - 73 in Archivio privato di
Sanseverino di Bisignano). Ancora, nel 1595 (protocolli notaio Giò Andrea
Barcelli) il castello era abitato dal magnifico Domenico Peiorella che, con
pubblico testamento datato il 18 agosto “palazzo della baronale Corte di
codesta terra di Rose” istituì suo erede lo zio. Se le notizie storiche
risalenti al XVI secolo, al momento sono scarne e frammentarie, molto
particolareggiate sono quelle che rimostrano al XVII secolo, quando il castello
e la gente di Rose si trovarono coinvolti nella famosa rivolta di "Masaniello".
L' edificio nel 1647, allora abitato da Giacomo Salerno, nuovo feudatario di
Rose, fu saccheggiato da Fabio Alimena, capo di un gruppo venuto da Cosenza. Giacomo
Salerno riuscì a salvarsi ed a raggiungere Cosenza. I Salerno, divenuti nel
1610 Baroni di Rose, si stabilirono, personalmente, con i loro congiunti nel
feudo dimorando stabilmente nel castello che, benché, continuamente, sottoposto
ad assalti e terremoti (1638) che arrecarono danni alle sue strutture, visse un
periodo di grande splendore. Dai rogiti notarili di Orcucci da Cosenza (1610 –
1622) ricaviamo, infatti che l’edificio fu abitato nel 1610 al 1643 da Orazio
Salerno. Dimora che viene ulteriormente testimoniata da un documento del 28
marzo 1643 quando l’ edificio fu visitato da un Commissario precettore, inviato
dalla Regia Corte di Napoli. Ancora più accogliente e splendida doveva essere
questa dimora agli inizi del 1700. Un antico manoscritto conservato nella Biblioteca
Civica di Cosenza ricorda, infatti che Tommaso Firrao, IV Principe di S. Agata
e Luzzi, comperò (1729) la terra di Rose e vi si trasferì con la famiglia. La
vendita venne fatta dai Salerno per 14.700 ducati. Nelle memorie cronologiche
della famiglia Firrao – in un manoscritto che si conserva nella Biblioteca
Civica di Cosenza, si legge: “… poco dopo fattone l’ acquisto, ritorno in
Calabria, facendo dimora nel feudo di Rose, dove la Principessa Giustiniana
Carrafa si ammalò gravemente nei primi giorni settembre e di febbre acuta e
maligna pagò il tributo alla natura nell’ anno 1729 – quarantacinquesimo della
sua età". La morte della Principessa Giustiniana allontanò definitivamente
la famiglia feudale da questa dimora. Il castello subì modifiche nel tempo ed a
tal proposito non si può non riportare la dicitura di una lapide, posta in un
muro esterno e che riporta quanto segue: “Cesare Firrao de figli di Raone
principe di S. Agata Barone di Fagnano signore delli Luzzi enoce portolano nella
città di Napoli suoi borghi e casali montiero maggiore per sua maestà nel regno
rettore perpetuo di Grazzanisi Cancello Arnone e Santa Maria della fossa e di
questa villa per diporto dagli amici ampliatore “. Negli anni successivi il
Castello divenne la residenza dei governatori dei Firrao. Terminato il periodo
feudale (1806) l’ antico castello conosce un periodo di decadenza. Abbandonato
dall’ uomo e sottoposto ad una serie di calamità naturali, conobbe la
demolizione parziale ed il disfacimento. Durante il terremoto del 1783 subì
notevoli dannii ed il 14 febbraio 1804 venne colpito da un fulmine che rovinò,
notevolmente, una cantoniera posta nell’ angolo dove si trova il carcere;
ancora nel terremoto del 12 febbraio 1854 “… restava il magnifico castello del
Principe, sconquassato da capo a fondo e reso inabitabile …” (F. Kostner –
terremoti in Calabria). Questi eventi segnarono per sempre le sue strutture,
facendo disperdere quegli elementi caratteristici che, in ogni epoca lo
distinsero e lo resero famoso; testimonianze di epoche passate e di antichi
splendori. Il castello ha un ampio cortile dove era posta una cisterna e dal
quale tra l’altro partono due scale che portano al piano superiore. Al piano
terra vi era il carcere. In un locale vi erano gli ingressi per accedere ai
passaggi sotterranei, da cui forse, si poteva raggiungere l’orto del Convento
dei Padri Riformati (o forse la fucina dell’armiere Francesco De Bonis al
centro del paese). Sulla facciata vi era un grosso portone e, al di sopra di
questodue bifore ed un affresco di S. Francesco di Paola. Il castello, in
seguito, riattato, è stato la sede del municipio e della scuola elementare. Subì
un incendio, ad opera di ignoti, il 12 aprile 1945.
(testo tratto dal sito www.comune.rose.cs.it)
(testo tratto dal sito www.comune.rose.cs.it)
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