venerdì 22 febbraio 2013

Il castello di venerdì 22 febbraio




ROSE (CS) - Castello Feudale

Edificato nel XIII secolo dalla famiglia De Rose, costretta a fuggire da Parma e rifugiatasi nel Regno di Napoli, l'edificio si presenta privo di torri e bastioni. Nel 1199, l'imperatore Federico II dichiarò Riccardo I de Rose Barone della Val di Crati. Lo stemma della famiglia De Rose è un leone rampante in campo azzurro. I Castelli di Rose, Luzzi e di Tarsia nel periodo di Ruggero il Normanno costituivano un punto strategico per il controllo del territorio tra la valle del Crati e la piana di Sibari. Il castello sorge sulla parte più alta del centro storico, sopra un fossato che costituiva una protezione naturale dalle incursioni nemiche. Nei secoli l'edificio ha ospitato varie illustri famiglie (tra cui i Sanseverino, i Salerno, i Firrao) che ne hanno fatto gli usi più disparati. Una notizia certa (probabile ampliamento) si ha verso la metà del XVI secolo quando Rose, sottoposto alla giurisdizione dei principi di Bisignano, venne inserito in un progetto che prevedeva, in ogni possesso dei Sanseverino, la costruzione di un luogo fortificato per ospitare gli uomini destinati al controllo del feudo. Qui, infatti (manoscritto Archivio di Stato di Napoli) nel 1572 risiedevano tre “persone fidate” del Principe, ossia “Lo Ererio, Lo Camperlengo, Il Conservatore” (organico dell’ Amministrazione del Principe di Bisignano 1572 - 73 in Archivio privato di Sanseverino di Bisignano). Ancora, nel 1595 (protocolli notaio Giò Andrea Barcelli) il castello era abitato dal magnifico Domenico Peiorella che, con pubblico testamento datato il 18 agosto “palazzo della baronale Corte di codesta terra di Rose” istituì suo erede lo zio. Se le notizie storiche risalenti al XVI secolo, al momento sono scarne e frammentarie, molto particolareggiate sono quelle che rimostrano al XVII secolo, quando il castello e la gente di Rose si trovarono coinvolti nella famosa rivolta di "Masaniello". L' edificio nel 1647, allora abitato da Giacomo Salerno, nuovo feudatario di Rose, fu saccheggiato da Fabio Alimena, capo di un gruppo venuto da Cosenza. Giacomo Salerno riuscì a salvarsi ed a raggiungere Cosenza. I Salerno, divenuti nel 1610 Baroni di Rose, si stabilirono, personalmente, con i loro congiunti nel feudo dimorando stabilmente nel castello che, benché, continuamente, sottoposto ad assalti e terremoti (1638) che arrecarono danni alle sue strutture, visse un periodo di grande splendore. Dai rogiti notarili di Orcucci da Cosenza (1610 – 1622) ricaviamo, infatti che l’edificio fu abitato nel 1610 al 1643 da Orazio Salerno. Dimora che viene ulteriormente testimoniata da un documento del 28 marzo 1643 quando l’ edificio fu visitato da un Commissario precettore, inviato dalla Regia Corte di Napoli. Ancora più accogliente e splendida doveva essere questa dimora agli inizi del 1700. Un antico manoscritto conservato nella Biblioteca Civica di Cosenza ricorda, infatti che Tommaso Firrao, IV Principe di S. Agata e Luzzi, comperò (1729) la terra di Rose e vi si trasferì con la famiglia. La vendita venne fatta dai Salerno per 14.700 ducati. Nelle memorie cronologiche della famiglia Firrao – in un manoscritto che si conserva nella Biblioteca Civica di Cosenza, si legge: “… poco dopo fattone l’ acquisto, ritorno in Calabria, facendo dimora nel feudo di Rose, dove la Principessa Giustiniana Carrafa si ammalò gravemente nei primi giorni settembre e di febbre acuta e maligna pagò il tributo alla natura nell’ anno 1729 – quarantacinquesimo della sua età". La morte della Principessa Giustiniana allontanò definitivamente la famiglia feudale da questa dimora. Il castello subì modifiche nel tempo ed a tal proposito non si può non riportare la dicitura di una lapide, posta in un muro esterno e che riporta quanto segue: “Cesare Firrao de figli di Raone principe di S. Agata Barone di Fagnano signore delli Luzzi enoce portolano nella città di Napoli suoi borghi e casali montiero maggiore per sua maestà nel regno rettore perpetuo di Grazzanisi Cancello Arnone e Santa Maria della fossa e di questa villa per diporto dagli amici ampliatore “. Negli anni successivi il Castello divenne la residenza dei governatori dei Firrao. Terminato il periodo feudale (1806) l’ antico castello conosce un periodo di decadenza. Abbandonato dall’ uomo e sottoposto ad una serie di calamità naturali, conobbe la demolizione parziale ed il disfacimento. Durante il terremoto del 1783 subì notevoli dannii ed il 14 febbraio 1804 venne colpito da un fulmine che rovinò, notevolmente, una cantoniera posta nell’ angolo dove si trova il carcere; ancora nel terremoto del 12 febbraio 1854 “… restava il magnifico castello del Principe, sconquassato da capo a fondo e reso inabitabile …” (F. Kostner – terremoti in Calabria). Questi eventi segnarono per sempre le sue strutture, facendo disperdere quegli elementi caratteristici che, in ogni epoca lo distinsero e lo resero famoso; testimonianze di epoche passate e di antichi splendori. Il castello ha un ampio cortile dove era posta una cisterna e dal quale tra l’altro partono due scale che portano al piano superiore. Al piano terra vi era il carcere. In un locale vi erano gli ingressi per accedere ai passaggi sotterranei, da cui forse, si poteva raggiungere l’orto del Convento dei Padri Riformati (o forse la fucina dell’armiere Francesco De Bonis al centro del paese). Sulla facciata vi era un grosso portone e, al di sopra di questodue bifore ed un affresco di S. Francesco di Paola. Il castello, in seguito, riattato, è stato la sede del municipio e della scuola elementare. Subì un incendio, ad opera di ignoti, il 12 aprile 1945.
(testo tratto dal sito www.comune.rose.cs.it)

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