BASCHI (TR) – Castello in frazione Morruzze
Morruzze, come la vicina Morre, era una villa fortificata (villa Morrutiarum) costruita tra il 1147 ed il 1149; sebbene il nome la faccia sembrare più piccola della seconda, nel censimento del 1290 era più popolosa e contava 75 abitanti. I Morruzzesi erano montanari forti e laboriosi, conducevano una vita dura e la loro risorsa erano i boschi, che sfruttavano con il commercio di legna; dipendevano da Todi e parteciparono così alla ricostruzione del castello di Montemarte. Nel 1348 parecchie famiglie subirono lutti a causa dell'epidemia di peste; in seguito, le truppe di Carlo VIII taglieggiarono gli abitanti. Anche il condottiero ghibellino Altobello Chiaravalle depredò il borgo. I possidenti locali venivano scelti per rappresentare Morruzze a Todi (erano i sergenti): alla fine del mandato essi entravano in pianta stabile entro la nobiltà. Col passare dei secoli il paese si spopolò, tanto che la parrocchia venne unita a quella di Morre nel 1571. Il palazzo di Morruzze venne acquistato nel XVII secolo dai Paparini, che lo ampliarono e vi crearono l'oratorio di S. Ambrogio. Durante l'occupazione napoleonica faceva parte della Comune di Civitella e del Cantone di Baschi. Il castello, caratterizzato da una bella torre merlata quadrangolare, è circondato da un vasto parco di piante secolari. Tale complesso, parte essenziale della frazione di Moruzze, è composto da più corpi di fabbrica in aderenza, ristrutturati in epoche differenti, comunque bene armonizzati dal punto di vista architettonico. Si affaccia, con il prospetto sud, sulla piazza Cesare Paparini e perimetralmente è percorso da strade asfaltate (V. Giannini e V. della Fontana), e protetto da un muro di cinta in pietrame misto. Il materiale di costruzione è eterogeneo, prevalentemente pietra squadrata e mattoni pieni, la copertura è in coppi. Esternamente si possono riconoscere tre corpi di fabbrica: la torre in pietra alta tre piani; il fabbricato antistante su tre piani, sviluppato lungo il lato maggiore con accesso diretto sulla piazza Cesare Paparini; il fabbricato retrostante, in comunicazione interna con i precedenti, su tre piani e soffitta, cui si accede anche dall'esterno, tramite accesso frontale, carrabile. Internamente si hanno scale principali e secondarie che consentono i collegamenti fra i vari piani.
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