Secondo un'ipotesi non unanimemente accettata, il toponimo deriverebbe da un antroponimo latino, e starebbe a significare “podere di proprietà di personaggio o famiglia di nome Tinia, Ignius, Montennius o Montinius”. In due manoscritti del 1489 e del 1596 è attestato il toponimo “villa, fosso de Montignani/Mantegnano”. Un'altra ipotesi riconnette il toponimo al sostantivo latino ignis, in riferimento ai fuochi di segnalazione che venivano accesi sulle colline per agevolare la navigazione di cabotaggio tra Ravenna e Ancona. Una terza ipotesi legge nel nome Montignano il ricordo della città di Martiana, la cui memoria - assente nei documenti antichi - ricorre in un'opera agiografica, gli Atti di san Gaudenzio, quale luogo della miracolosa guarigione di un cavaliere pagano, poi convertitosi al cristianesimo. Montignano apparteneva al contado di Senigallia, ma ciò non risulta dagli antichi documenti probabilmente perché, essendo terra di confine, i suoi campi non furono oggetto di donazioni, oppure perché era conosciuto sotto altri nomi che oggi non siamo in grado di identificare. “Tor Feltresca”, questo è l’appellativo dato dai cartografi del Cinquecento a questa rara torre antisbarco, chiamata oggi Torre Albani. Occhio vigile verso la nemica Ancona, doveva servire a Feltreschi (cioè ai Della Rovere che signoreggiavano Senigallia) per guatare le mosse della Dorica, cioè Ancona”. Torre Feltresca fu costruita sotto il governo senigalliese dei Montefeltro dai Della Rovere, verso la fine del Quattrocento, con la funzione di punto di avvistamento e comunicazione in caso di attacco e di pericoli provenienti dal mare. Le comunicazioni avvenivano tempestivamente con segnali visivi e luminosi, con torce e fuochi, al fine di segnalare e ostacolare le incursioni dei corsari turchi che invadevano spesso l’Alto Adriatico, avvertendo il presidio armato della Rocca di Senigallia a nord e di Montemarciano a sud e fin giù ad Ancona, oltre che le torri nei territori più interni. Verso la fine del’700, quando il Cardinale Gianfrancesco Albani divenne Abate Commendatario di Sitria, alcuni suoi parenti si trasferirono nella regione di Montignano e acquistarono la torre che, da allora prese il nome di Torre Albani. Con i nuovi proprietari la torre fu nuovamente restaurata e nel 1830 l’ingegnere Antonietti, amministratore della casata degli Albani, sopraelevò l’edificio di un piano, più ristretto rispetto al corpo della torre, e modificò la scala centrale. Nel 1886 la torre venne acquistata dal principe Emanuele Ruspoli, lo stemma della famiglia Ruspoli, in ceramica policroma, è attualmente ancora presente sul portone d’ingresso della torre, ed anche all’ingresso della chiesetta del “Crocifisso della Torre”, lì vicino. Successivamente, nel 1973 la proprietà della torre è passata alla famiglia Manzoni, unitamente alla sig.ra Toschi in Perosa. Attualmente la torre appartiene ancora alla famiglia Manzoni. Altro link suggerito: http://www.iluoghidelsilenzio.it/torre-albani-di-montignano-senigallia-an/
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Montignano_(Senigallia), https://visitmarzocca.it/cosa-vedere-marzocca-di-senigallia/torre-di-montignano-torre-albani/
Foto: entrambe prese da http://www.iluoghidelsilenzio.it/torre-albani-di-montignano-senigallia-an/
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