mercoledì 1 agosto 2018

Il castello di mercoledì 1 agosto



INCISA SCAPACCINO (AT) - Castello in località Villa

Incisa fu capitale di un piccolo marchesato aleramico, fondato nel XII secolo, che rimase autonomo, pur passando di signoria in signoria, fino al 1548. Nel Medioevo il centro abitato era il Borgo Villa, sul colle omonimo, cinto di mura nelle quali si aprivano tre porte, di cui ne rimane solo una. A partire dal Cinquecento l'insediamento si estese lungo la via Pozzomagna, fino a formare alle pendici del colle, il Borgo Ghiare. Successivamente si svilupparono Borgo Madonna, oltre il Belbo, e Borgo Impero al confine con l'alessandrino. Dopo varie infeudazioni ad altre famiglie, nel 1708 l'intero territorio incisiano fu annesso ai domini dei Savoia. Nel 1863 Incisa divenne Incisa Belbo, per poi cambiare nuovamente il nome nel 1928, quando il paese prese l'attuale denominazione in ricordo di Giovanni Battista Scapaccino, carabiniere, prima medaglia d'oro dell'esercito italiano. Nel corso dei secoli, il territorio ha subito diversi danni per l'esondazione del torrente Belbo, oltre che nell'antichità si ricordano soprattutto le alluvioni del 1968 e più recentemente del 1994. Qualche lieve danno anche dopo le piene dell'ottobre 2000, inondazioni ad alcuni campi, e dell'Aprile 2009, quando si allagarono alcuni scantinati e terreni nella zona del Borgo San Lorenzo. Il 21 agosto 2000, Incisa fu epicentro di un forte terremoto che sfiorò il quinto grado della Scala Richter, provocando numerosi danni ad abitazioni, edifici pubblici e religiosi e diverse evacuazioni anche nei paesi limitrofi. Alcune chiese rimasero inagibili per mesi. Il castello d’Incisa è di origine piuttosto antica e fu sede dei marchesi di Incisa, signori molto potenti, i quali hanno avuto una parte di tutto rilievo nella storia della zona. Proprio per questo motivo, la fortificazione, nel corso dei secoli, fu al centro di numerosi episodi bellici. Secondo alcune fonti, l’origine del castello di Incisa risale probabilmente al XI secolo, anche se notizie certe si hanno soltanto nel 1161, quando viene acquistato da Alberto di Bonifacio Del Vasto, che ne acquisì il titolo marchionale. Incisa fu capo di un potente marchesato, i cui confini rimasero immutati per numerosi secoli. Esso si estendeva sui due versanti della valle inferiore del fiume Belbo, dalle alture di Vaglio, alle prime distese della pianura alessandrina, comprendendo tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo, il castello di Incisa, le terre di Vaglio, Cerreto, Castelnuovo, Betonia, Bergamasco e Carentino, nonché parte della Sezzadina, nella valle del Bormida ed i castelli di Montaldo, di Rocchetta Tanaro, Bruno, Fontanile, Mombaruzzo, Castelletto Molina, Ricaldone ed Alice. Il castello venne parzialmente distrutto alla fine del XIII secolo, e restaurato nel secolo seguente. Fu in parte nuovamente distrutto da una mina durante l’assedio avvenuto nel 1514 da parte del marchese Guglielmo del Monferrato. Il maniero, nuovamente restaurato, andò in rovina durante le aspre guerre di successione del Monferrato, la fortificazione venne occupata sette volte tra il 1613 e il 1657, dai vari contendenti. La parte antica del borgo si trova alla sommità del colle che sovrasta il paese e vi si accede attraverso la quattrocentesca porta di Valcazara , che presenta un ampio arco centrale fiancheggiato da una minore posterla e forte strombatura. Qualche notizia sulla sua struttura e sulle opere che nel corso del tempo avevano reso famosa questa fortezza, ci pervengono da fonti documentarie del Quattrocento e in particolare da alcuni atti notarili conservati nell'archivio di Stato di Alessandria. Dalla loro consultazione si possono conoscere i nomi delle porte, i ponti levatoi, le mura, il fossato che le circondava, la chiesa dedicata a San Michele e le altre opere di difesa. L'unità topografica medievale era costituita dal "castrum", il centro di potere dei marchesi d’Incisa, e dai due borghi, la Villa e le Ghiare che sorgevano attorno al nucleo fortificato protetti dalla cerchia di mura. Il castello di Incisa era protetto da un secondo ordine di mura e si ergeva sulla parte più elevata del colle a picco sulla sottostante pianura. Tra i due recinti correva la contrada "de barbacanis" (l’attuale Via Umberto I). Ai margini della contrada si affiancavano le umili abitazioni dei rustici e le "apoteche" che formavano, lungo il versante orientale del colle, la Villa i cui confini sono precisati nella rubrica XXXIII degli Statuti. Nella cerchia muraria esterna si aprivano tre porte: la porta dei Rota, dal nome delle famiglie che abitavano nei pressi, era all'estremità meridionale della contrada "de barbacanis" ove oggi si apre il “largo Artizia". La porta di San Giovanni, così detta dal nome del patrono della prevostura alla quale tendeva, si trovava alla estremità opposta della medesima contrada dove oggi vi è il piazzale intitolato al capitano di vascello L. Bezzi sul quale si affaccia il palazzo secentesco Beccaria Incisa. La Porta di Valcanzara, aperta verso la metà del secolo XV, fu costruita per dare una più comoda comunicazione al convento dei carmelitani fondato in quegli anni sul poggio che prospetta la valle del Belbo. Da qui dipartiva la seconda cinta muraria del borgo di cui rimane qualche traccia di mura, e in un tratto conserva una torre cilindrica sporgente da un bastione. Il "burgo Glarearum", che traeva il nome dalla vicinanza al letto del Belbo, occupava l'area posta a ridosso delle falde occidentali del colle. Era anch'esso cinto di mura interrotte da due porte: una nella parte superiore comunicante con la Villa e sormontata da una alta torre; la seconda, detta "subtana", dava comunicazione con la "ruata", la strada percorsa dai mezzi di trasporto su ruote. Le opere di difesa furono abbattute nel luglio del 1514 dal marchese Guglielmo di Monferrato che da tempo aspirava ad impadronirsi d'Incisa. Dell'antica costruzione oggi rimangono solo dei resti, consistenti in tratti della seconda cerchia di mura, munita di torrione cilindrico. Sul luogo venne poi costruita una struttura residenziale.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Incisa_Scapaccino, https://www.mondimedievali.net/Castelli/Piemonte/asti/provincia002.htm, testo su pubblicazione "Castelliin Piemonte" di Rosella Seren Rosso (1999)

Foto: la prima è di claudio_quaglia su https://mapio.net/pic/p-97711471/, la seconda è di Ciosl su https://it.wikipedia.org/wiki/Incisa_Scapaccino#/media/File:Muracastelloincisa.jpg

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