venerdì 24 agosto 2018

Il castello di sabato 25 agosto




SCALDASOLE (PV) – Castello

Il toponimo Scaldasole, che si trova anche in altri luoghi in Lombardia, deriva probabilmente dalla voce longobarda sculdascio indicante un giudice locale: se è corretta questa ipotesi, Scaldasole doveva essere già un centro di qualche importanza in epoca longobarda (secoli VI - VIII). La prima citazione risale al X secolo; appartenne alla Contea di Lomello, dipendente dai conti palatini. Nel 1250 è incluso nell'elenco delle terre del dominio pavese, nell'ambito della Lomellina. Nel XIV secolo il paese era sotto la signoria dei Campeggi di Pavia, che nel 1334 lo subinfeudarono ai Folperti, anch'essi di Pavia. Il feudo rimase in seguito ai Folperti, salvo alcuni anni (1436-1451) in cui ne furono investiti gli Avalos. Nel 1456 però Stefano Folperti lo vendette a Francesco III Pico della Mirandola, che risiedette nel castello e vi morì nel 1461. Gli sopravvisse la figlia Taddea, Signora di Scaldasole, sposa di Giacomo I Malaspina di Fosdinovo, marchese sovrano di Fosdinovo e Signore di Massa. Ciò diede l'occasione per il potente Malaspina di acquistare anche il vicino vasto feudo di Sannazzaro de' Burgondi, di cui ebbe in seguito la signoria una linea dei Malaspina che ne prese il nome. Invece Scaldasole, primo feudo malaspiniano in Lomellina, venne ceduto nel 1577 da Giulio Cesare Malaspina, discendente di Giacomo I, al conte Rinaldo Tettoni, che lo rivendette nel 1582 al cardinal Tolomeo Gallio, nella cui famiglia (Gallio duchi di Alvito, con titolo di Marchesi dal 1613) rimase fino all'abolizione dei feudi (1797). Scaldasole, con tutta la Lomellina, nel 1713 fu incluso nei domini di casa Savoia, e nel 1859 entrò a far parte della provincia di Pavia. Il nucleo originale del castello fu costruito tra il X ed il XII secolo e fu feudo della famiglia dei Campeggi. Tra il 1334 e il 1404 passò alla famiglia Folperti che fece intraprendere dagli architetti Milanino de Saltariis, Bernardo e Martino de Soncino, la costruzione sul lato sud del castello originale, del ricetto, vasto cortile rettangolare fortificato in grado di raccogliere in caso di necessità l'intera popolazione del paese. Successivamente, i marchesi Malaspina, nuovi feudatari di Scaldasole, abbellirono il castello con un portico ed una loggia e fecero affrescare alcune sale. Fu questo complesso edilizio, con le sue sette torri medioevali, le volte e i camini rinascimentali, ad ospitare nel tempo alcuni illustri personaggi tra cui nel 1491 Isabella d'Aragona, figlia di Alfonso duca di Calabria e promessa sposa di Gian Galeazzo Sforza duca di Milano, nel 1497 l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo e nel 1533 Carlo V d'Asburgo. Tra il secolo XV e il XVII secolo il castello fu oggetto di innumerevoli passaggi di proprietà: Filippo Maria Visconti, toltolo alla famiglia Folperti, nel 1436 lo diede al camerario ducale messer Jñigo d'Avalos conte di Ribaldeo e nel 1444 a Giovanni Pietro da Sesto, che lo restituì ai Folperti nel 1451. Cinque anni dopo pervenne a Francesco Pico della Mirandola conte di Concordia e nel 1461, per atto di successione, a suo genero Giacomo Malaspina, marchese di Fosdinovo. Nel 1577 fu ceduto al conte Rinaldo Tettoni, il quale lo vendette al cardinale Tolomeo Gallio di Como nel 1582 i cui eredi, i Gallio Trivulzio duchi d'Alvito, alienarono le proprietà locali al loro livellario Carlo Brielli nel 1799 che, tre anni dopo, le diede in investitura perpetua al nobile Giovanni Antonio Strada di Garlasco, ai cui discendenti appartiene tuttora. Il cardinale Tolomeo Gallio, segretario alle lettere ed ai brevi di papa Pio IV e, successivamente, segretario di Stato di Gregorio XIII, sistemò il giardino fastosamente, ma purtroppo dell'opera tardorinascimentale non rimangono che due enormi magnolie sul lato settentrionale del fossato, colmato per l'occasione, nonché una scalinata in sasso, adornata da due statue di Vicenza, che scende ad occidente. A poca distanza dall'ingresso settentrionale il prelato fece costruire delle bellissime scuderie, ancor oggi ben conservate. Il castello si presenta con l'impianto tipico delle fortificazioni viscontee di pianura, con gli edifici che formano un cortile centrale rettangolare - con al centro un pozzo in laterizio - delimitato da torri angolari munite di merlatura esterna, di fossato e barbacane con un ponte levatoio all'ingresso. La sua tipologia edilizia tuttavia si caratterizza nel panorama lombardo dalla presenza, a sud, del ricetto che risulta costituito da tre corpi di fabbrica uniti al castello con due torri gemelle ed una centrale in corrispondenza dell'ingresso orientale. L'ingresso alla fortificazione avviene principalmente attraverso la torre del ricetto, che era munita di ponte levatoio e di ponticella pedonale (di cui sono rimaste le tracce nella muratura). Il castello tuttavia aveva anche un suo proprio ingresso, separato. Tutto il complesso è stato ottimamente restaurato qualche decennio addietro dagli attuali proprietari, e si trova in ottimo stato di conservazione e manutenzione, comprendendo anche alcune sale che hanno conservato l'impronta originaria e un piccolo museo archeologico locale. Serve da abitazione estiva e saltuaria dei proprietari e da centro dell'azienda agricola ubicata nel ricetto. Di particolare interesse sono: il portico (dalle linee bramantesche, inserito in epoca rinascimentale sul lato settentrionale ) e la loggia del castello; i lunghi spalti merlati alla ghibellina del ricetto; la cappella oratorio del cardinale Tolomeo Gallio; la sala da ballo in stile Luigi Filippo affrescata nel 1846 dal Maggi, allievo dell'Appiani. All'interno del ricetto si possono inoltre ammirare delle carrozze del XIX secolo, splendidamente conservate, un'armatura medievale ed una raccolta di armi d'epoca. All'interno sono visibili stupendi camini d'epoca rinascimentale che abbelliscono le stanze del castello, tra le quali si possono ammirare la cucina, il salotto, la sala da pranzo, la "Sala maiore", la quattrocentesca "Camera longa", dedicata alle riunioni di consiglio del feudatario-podestà (dove il Consiglio della Comunità locale si riunì fino all'inizio del XIX secolo) nella quale si legge il motto di casa Malaspina "Mala spina bonis, bona spina malis", la biblioteca con volumi di storia pavese e lombarda, la Camera degli orologi e la Camera Turchina, un tempo riservata alle udienze private del signore, che oggi ospita il Museo archeologico, in cui si possono ammirare importanti pezzi di varia tipologia ed epoca, dall'età neolitica al periodo longobardo. I materiali, riferibili per lo più a contesti funerari, vennero rinvenuti in Lomellina tra la fine del XIX secolo e l'inizio del successivo. La collezione è stata recentemente vincolata alla pubblica tutela dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in forza del suo notevole interesse scientifico. Il castello di Scaldasole ha un suo sito web: http://www.castellodiscaldasole.it. Altri link suggeriti: https://www.comune.scaldasole.pv.it/it-it/vivere-il-comune/storia, https://www.youtube.com/watch?v=PCjPvC4vSSE (video di LW Castelli di Lomellina), https://www.youtube.com/watch?v=TXZMlkSOf1Y (video di Learningweek Castelli), http://www.preboggion.it/CastelloIT_di_Scaldasole.htm (con belle foto).

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Scaldasole, https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Scaldasole,
http://www.castellodiscaldasole.it/ita/storia_home.htm, https://www.comune.scaldasole.pv.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/castello-di-scaldasole-26850-1-a5deec88b9542d8a90216fb9404d45cf, http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/1A050-00227/

Foto: la prima è di Paola S su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/385129/view, la seconda è di Solaxart 2013 su http://www.preboggion.it/CastelloIT_di_Scaldasole.htm. Infine la terza è del mio amico e “inviato speciale” Claudio Vagaggini, scattata nel luglio scorso.

Nessun commento: