RUFFANO (LE) - Castello Brancaccio
Notizie più certe sul paese possiamo averle a cominciare dalla caduta dell'Impero Romano in poi, quando il Salento, e quindi Ruffano, dovette subire, dal V al XI secolo, un lungo periodo di guerre e distruzioni ad opera dei diversi popoli che si avvicendarono nella nostra penisola. Questo stato di soggezione e disagio, durò anche sotto il principato di Taranto cui Ruffano obbedì sino al 1463. Poi vennero i Ruffa, i Colonna, gli Antoglietta, i Falconi, i Filomarino, i Brancaccio ed, in ultimo, i Ferrante che diedero notevole lustro e prestigio a questa città. Sorto sulla zona più elevata dell'abitato, il castello Brancaccio (ora palazzo Pizzolante-Leuzzi), dal nome della famiglia sotto il quale feudo ed edificio vissero il periodo di maggior splendore, è composto da un nucleo più antico (tardo quattrocentesco) e da una parte aggiornata in epoca barocca. Frutto della sedimentazione di diversi interventi che nel tempo hanno modificato l'originaria fisionomia castellana, la residenza conserva l'assetto e l'impianto tipologico e distributivo conferitole, nella prima metà del Seicento, dalla famiglia napoletana dei Brancaccio. Gli interventi realizzati tra il 1626 e il 1654 interessarono i volumi interni e soprattutto lo splendido cortile ad arcate sovrapposte, impreziosito da una panoplia militaresca che riveste gli estradossi degli archi e i pilastrini della balaustra con elmi, scudi, corazze, faretre e armi da fuoco, mentre le pareti del loggiato superiore furono decorate da un fregio affrescato con scene di soggetto mitologico (oggi fortemente deteriorate). Allogata in una nicchia a giorno è la statua del capostipite Rinaldo Brancaccio, accompagnata dai presunti ritratti in bassorilievo del figlio Ferdinando e del nipote Carlo. Autore dell'apparato plastico del cortile fu lo scultore leccese Angelo Ricciardo, come rivela la memoria epigrafica riportata in uno scudo ovale sulla trabeazione superiore: “M[ASTRO] ANGELO RICCIARDO / DI LECCE SCOLPIVA / 1654”. Al 1657 circa è databile la cosiddetta “Loggia Brancaccio”, un collegamento a giorno che scavalca vico del Popolo, unendo la residenza feudale con la vicina Chiesa Matrice. Grazie ad essa gli occupanti della lussuosa residenza potevano godere della possibilità di assistere alla funzioni religiose dall'alto di due finestrelle che si affacciavano direttamente all'interno dell'edificio sacro. Ulteriori interventi si collocano tra Sei e Settecento, quando il feudo passò dai Brancaccio alla famiglia D’Amore-Basurto, marchesi di Ugento e principi di Racale (che smembrarono dal possedimento i feudi minori di Torrepaduli e Cardigliano per venderli ai Pignatelli, principi di Specchia); a questo periodo risale l'edificazione di un lungo corpo terrazzato su piazza S. Francesco, ornato da una teoria di arcate con paraste a bugne. Nel 1753 ai principi d'Amore si avvicendarono i marchesi Ferrante, che apposero il proprio stemma sull'adiacente porta urbica e sul portale d'ingresso al palazzo. La residenza fu infine acquistata nel 1835 da Antonio Leuzzi di Latiano, i cui discendenti ne sono tuttora proprietari. Altri link suggeriti: https://www.academia.edu/3463963/Il_feudo_di_Ruffano_dai_Brancaccio_ai_Ferrante_ristrutturazione_della_roccaforte_e_politiche_di_rinnovamento_urbano_tra_Sei_e_Settecento, http://itinerari.galcapodileuca.it/index.php?module=content&object=377
Fonti: http://www.comune.ruffano.le.it/it/page/cenni-storici-676, https://it.wikipedia.org/wiki/Ruffano#Castello_Brancaccio, http://chicece.blogspot.com/2014/07/il-castello-di-ruffano-e-il-suo-ultimo.html
Foto: la prima è di Giovanni Gnoni su https://www.viviruffano.it/foto/foto/dscf0596/, la seconda è presa da https://www.paesionline.it/italia/monumenti-ed-edifici-storici-ruffano/castello-brancaccio; la terza, infine, è del sottoscritto e risale all'estate del 2006.
Notizie più certe sul paese possiamo averle a cominciare dalla caduta dell'Impero Romano in poi, quando il Salento, e quindi Ruffano, dovette subire, dal V al XI secolo, un lungo periodo di guerre e distruzioni ad opera dei diversi popoli che si avvicendarono nella nostra penisola. Questo stato di soggezione e disagio, durò anche sotto il principato di Taranto cui Ruffano obbedì sino al 1463. Poi vennero i Ruffa, i Colonna, gli Antoglietta, i Falconi, i Filomarino, i Brancaccio ed, in ultimo, i Ferrante che diedero notevole lustro e prestigio a questa città. Sorto sulla zona più elevata dell'abitato, il castello Brancaccio (ora palazzo Pizzolante-Leuzzi), dal nome della famiglia sotto il quale feudo ed edificio vissero il periodo di maggior splendore, è composto da un nucleo più antico (tardo quattrocentesco) e da una parte aggiornata in epoca barocca. Frutto della sedimentazione di diversi interventi che nel tempo hanno modificato l'originaria fisionomia castellana, la residenza conserva l'assetto e l'impianto tipologico e distributivo conferitole, nella prima metà del Seicento, dalla famiglia napoletana dei Brancaccio. Gli interventi realizzati tra il 1626 e il 1654 interessarono i volumi interni e soprattutto lo splendido cortile ad arcate sovrapposte, impreziosito da una panoplia militaresca che riveste gli estradossi degli archi e i pilastrini della balaustra con elmi, scudi, corazze, faretre e armi da fuoco, mentre le pareti del loggiato superiore furono decorate da un fregio affrescato con scene di soggetto mitologico (oggi fortemente deteriorate). Allogata in una nicchia a giorno è la statua del capostipite Rinaldo Brancaccio, accompagnata dai presunti ritratti in bassorilievo del figlio Ferdinando e del nipote Carlo. Autore dell'apparato plastico del cortile fu lo scultore leccese Angelo Ricciardo, come rivela la memoria epigrafica riportata in uno scudo ovale sulla trabeazione superiore: “M[ASTRO] ANGELO RICCIARDO / DI LECCE SCOLPIVA / 1654”. Al 1657 circa è databile la cosiddetta “Loggia Brancaccio”, un collegamento a giorno che scavalca vico del Popolo, unendo la residenza feudale con la vicina Chiesa Matrice. Grazie ad essa gli occupanti della lussuosa residenza potevano godere della possibilità di assistere alla funzioni religiose dall'alto di due finestrelle che si affacciavano direttamente all'interno dell'edificio sacro. Ulteriori interventi si collocano tra Sei e Settecento, quando il feudo passò dai Brancaccio alla famiglia D’Amore-Basurto, marchesi di Ugento e principi di Racale (che smembrarono dal possedimento i feudi minori di Torrepaduli e Cardigliano per venderli ai Pignatelli, principi di Specchia); a questo periodo risale l'edificazione di un lungo corpo terrazzato su piazza S. Francesco, ornato da una teoria di arcate con paraste a bugne. Nel 1753 ai principi d'Amore si avvicendarono i marchesi Ferrante, che apposero il proprio stemma sull'adiacente porta urbica e sul portale d'ingresso al palazzo. La residenza fu infine acquistata nel 1835 da Antonio Leuzzi di Latiano, i cui discendenti ne sono tuttora proprietari. Altri link suggeriti: https://www.academia.edu/3463963/Il_feudo_di_Ruffano_dai_Brancaccio_ai_Ferrante_ristrutturazione_della_roccaforte_e_politiche_di_rinnovamento_urbano_tra_Sei_e_Settecento, http://itinerari.galcapodileuca.it/index.php?module=content&object=377
Fonti: http://www.comune.ruffano.le.it/it/page/cenni-storici-676, https://it.wikipedia.org/wiki/Ruffano#Castello_Brancaccio, http://chicece.blogspot.com/2014/07/il-castello-di-ruffano-e-il-suo-ultimo.html
Foto: la prima è di Giovanni Gnoni su https://www.viviruffano.it/foto/foto/dscf0596/, la seconda è presa da https://www.paesionline.it/italia/monumenti-ed-edifici-storici-ruffano/castello-brancaccio; la terza, infine, è del sottoscritto e risale all'estate del 2006.
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